Il treno: mezzo di trasporto ricco di fascino
“Quànd l’amòr el ghe, la gàmba la tira el pee”.
Mi sono preso a prestito questo detto, anche se non mi riferisco all’amore per una persona, ma per qualcosa, in questo caso il treno.
Proprio stamattina, l’orologio segnava le 7,30, dovevo attendere l’arrivo di una persona, ed essendo io un po’ in anticipo e molto vicino alla stazione ferroviaria di San Cristoforo, non ho voluto resistere alla tentazione di farci una fugace capatina, per almeno vedere un treno in arrivo o in partenza.
Per chi non lo sapesse, la Stazione di Milano San Cristoforo è una stazione ferroviaria posta sulla linea Milano - Mortara. La stazione si trova nella periferia sud-ovest, situata in piazza Tirana. È una stazione modesta a cinque binari, che tuttavia conserva intatta il fascino di una stazione ferroviaria. Se qualcuno vuole prendersi la briga di provare la tratta, magari per concedersi una “gita foeùra pòrta”, può fare una capatina a Vigevano e godersi la bella e famosa Piazza Ducale, il Duomo e il Castello, e poi ristorarsi in riva al Ticino; oppure visitare la cittadina di Mortara col suo Duomo in stile gotico lombardo.
Per restare ancora un attimo sulla stazione, neppure a farlo apposta porta il nome di San Cristoforo, il quale pare facesse, di professione, il traghettatore. Lui trasportava via acqua con la barca, la stazione trasporta via binario col treno.
Ritorniamo al motivo per cui ho iniziato l’articolo, e cioè il treno, questo mezzo di trasporto che non perde il suo fascino. Dai vecchi treni a carbone ai più moderni, veloci e aerodinamici, quando li guardi, almeno a un animo come il mio, ti catturano subito l’immaginazione e, se da questa ti lasci trasportare, ti trovi immerso in fantastiche avventure.
Dal viaggio di Harry Potter verso la magica scuola di Hogwarts; oppure di quel bellissimo film animato che s’intitola: The Polar Express, un racconto di Natale; all’Orient Express, treno passeggeri che collegava Parigi a Costantinopoli – oggi Istanbul. Treno ripreso in un famoso romanzo di Agatha Christie: “Assassinio sull’Orient Express”, e in seguito portato su pellicola.
Oppure un’avventura sul “Trenino Rosso” che da Tirano porta a St Moritz e che raggiunge ben i 2.253 metri o, se preferiamo tornare ai tempi del vecchio West, ecco allora il treno sbuffante e rumoroso, che i Pellerossa chiamavano “cavallo di ferro”, che fila veloce nella sconfinata prateria.
Purtroppo al treno sono legate vicende assai tristi e penose, soprattutto le vicende dell’ultima guerra mondiale, dove parte dell’umanità ha dato sfogo alla parte peggiore di se. Quanto ci sarebbe da raccontare!
Comunque un consiglio lo voglio dare: andate, portandoci soprattutto i figli, a visitare il Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, ne vale veramente la pena, e se ci andate, non perdete l’occasione di visitare il padiglione dei treni, sono sicuro che ne rimarrete soddisfatti.
Vi è tuttavia un altro aspetto legato al treno che vorrei qui, anche se brevemente, accennare, ed è il suo significato simbolico. Simbolismo che ritroviamo anche nel sogno. Ovviamente per un’analisi completa gli aspetti da analizzare sono molteplici, innanzi tutto il contesto in cui il treno e il soggetto viene a trovarsi, il tipo di treno, il colore, la sua lunghezza, se è fermo o in movimento, in dritta o in curva, eccetera, per cui capite che, data la complessità dell’argomento, non posso qui dilungarmi, anche se un breve accenno lo posso fare, e cioè che il treno è simbolo del trascorrere della vita, della nostra partenza e del nostro arrivo, ossia della nascita e della morte. L’importante è fare in modo che i macchinisti siamo noi.
Il Barbapedana
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