La Giubiana o Festa della Giobia: festa popolare contadina
L'ultimo giovedì di gennaio come tradizione comanda, in Piemonte e in Lombardia, ci si prepara per il falò della Giubiana che rischiarerà le tenebre con la speranza che bruci bene e velocemente così da scacciare l’inverno e propiziare l'anno appena iniziato.
La cerimonia, che si organizza annualmente nelle piazze di diversi paesi del nord Italia, prevede un grande falò dove viene fatto bruciare un fantoccio di paglia vestito di stracci (la Giubiana), che rappresenta il malessere dell’inverno e i guai dell’anno trascorso.
Ma chi era questa Giubiana?
Il significato del nome Giubiana:
Le ipotesi sono davvero molte. Sul nome “Giubiana” ci sono diverse interpretazioni. Iniziamo col dire che loo stesso nome cambia a seconda del territorio in cui si celebra il rito: Gibiana nella bassa Brianza, Giobbia in Piemonte, Giöeubia nel Varesotto, Giubiana/Giübiana/Gibiana nell’alta Brianza e nella provincia di Como, Zobiana in Trentino e nel Bresciano.
Il nome Giubiana potrebbe anche derivare da Joviana, ossia la dea della fertilità Giunone, ma anche dal padre degli dei Giove, in latino “Jupiter-Jovis”, da cui l’aggettivo Giovia, e quindi Giobia, ed ecco il perché del giorno di giovedì. Ricordiamo che Giovedì era anche il giorno della settimana in cui le Streghe facevano i loro riti satanici.
La Leggenda della giubiana:
Secondo una leggenda siamo nel XII secolo e Giubiana era una castellana fedifraga che tradì per amore la cittadina di Cantù, nella guerra tra milanesi e comaschi, venendo poi messa alla pubblica gogna pagando tra le fiamme la propria colpa come una Strega.
Secondo altre leggende si farebbe risalire ai riti celtici del I secolo d.C., quando fantocci di vimini intrecciato venivano dati alle fiamme dai sacerdoti druidi per propiziarsi il favore degli dei in battaglia o per ottenere benevoli influssi nelle stagioni della semina e dei raccolti. Altri infine, attribuiscono gli attuali roghi a quelli dei sacerdoti cristiani che nel IV secolo d.C. bruciavano simbolicamente le divinità pagane.
Secondo il Cherubini, autore di un vocabolario Milanese-Italiano pubblicato tra il 1839 e il 1843, “Giubiana” significa “fantasma”, e di qui la nascita di una festa per esorcizzarlo mentre Angelico Prati nel suo vocabolario etimologico italiano del 1951 attribuisce alla “Giubiana”, oltre il significato di “fantasma”, anche quello di “donna vile”. In trentino “Zobiana” significa “strega”, mentre in bresciano “sgualdrina”.
Secondo un'altra leggenda sappiamo anche qual era l'aspetto della Giubiana: una strega, spesso magra, con gambe molto lunghe e le calze rosse, che vive nei boschi spostandosi di albero in albero e facendo spaventare soprattutto i bambini ed arrivando a ricercare un bambino da mangiare proprio l'ultimo giovedì di gennaio.
E' anche bene ricordare che una volta, una mamma le tese una bella trappola: preparò una gran pentola piena di risotto allo zafferano con la luganega e lo mise sulla finestra. Quando la Giubiana sentì il delizioso profumo del risotto corse con la sua scopa verso la pentola e mentre mangiava il risotto squisito non si accorse che stava per arrivare l'alba e al primo sole mori' visto che i raggi del sole secondo la tradizione ucciderebbero le streghe.
Ancora oggi, durante la festa della Giubiana, si mangia il risotto con la luganega e si beve il vin brûlé.
POESIA DIALETTALE BRIANZOLA SULLA GIUBIANA
La Giubiana e'l Gianè
van in lecc cun frecc i pè,
quand el suna mezanot
hien su a mangia ul risot.
La Giubiana la va a spass,
tuta bruta cui margasc*
Tuta la gent la ga va a drè
chi pica i padei chi pica i pè.
E quand la riva in piaza gronda
tut ga fan festa grande.
E per finila in alegria
briisan lè e la stregoneria.
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