Le canzoni della quotidianità: Davide Van De Sfroos
Dietro il titolo ci metto il cantautore Davide Van De Sfroos, poiché molte sue canzoni-ballate, sono attinenti alla quotidianità della vita, almeno questo è quanto in me hanno suscitato.
Il suo nome reale è Davide Bernasconi, e nasce nel 1965 a Monza, in territorio brianzolo, dunque lombardo. Il termine Van De Sfroos, significa, nel dialetto comasco, “vanno di frodo”, con allusione agli antichi contrabbandieri.
Le sue canzoni sono cantate in dialetto che, pur non essendo il milanese, non è molto dissimile, e raccontano, appunto, aspetti del tran tran giornaliero che, chi più chi meno, si trova o si è trovato a vivere. Poiché è mia intenzione parlare appunto del contenuto di alcune sue canzoni, m’inoltro senza indugio nella prima che ho scelto.
La prima canzone ha il titolo La Curiera, la corriera. Chi non ha avuto modo di salire su una corriera, un autobus e vivere esattamente situazioni come quelle descritte nella canzone. Le parole dicono:
E la curiera che la va so e giò
e l’autista che ne po piò
e la sciura cunt i bei tèt
e la duneta c’ha sbaglià ‘l bigliet.
Sempru la solita tiritera…
Tocc in so la curiera.
E i passeggeri a rebaton del suu
la sciura Rosa cunt el so neù
e la turista la capiss nagott
e i tusanett che fan tropp casòtt.
Ma varda te che fèra…
Tucc in so la curiera!
( a rebaton del suu = sotto il sole).
Mi limito a queste due strofe, ovviamente la ballata è bene ascoltarla tutta, tuttavia penso che riflettano esattamente alcune vicissitudini che si riscontrano salendo su una corriera o autobus cittadino.
La seconda ballata s’intitola: La Balera. Dice:
Pulenta e Missultèn, butèglia dissanguada
urchestra de ciuchèe e danza indemuniàda
là nella balera gira la nocc
la gira, la bala, la maja urelògg
la fisarmonica bufa, e po la ciapa fiaa
mazurka de marziani suta i luus culuràa
la gona la se svolza, se ved la giarrettiera
ghe borlen foe anca i occ all’òmm in canottiera.
(pulenta e missulten = polenta e missoltini).
La balera, oggi si dice discoteca, ma se torniamo indietro un po’ nel tempo, soprattutto nelle periferie della grande Milano, o nelle balere che si trovavano in piccoli paesini, magari seguendo il Naviglio, la situazione all’interno era così, come Van De Sfroos la descrive. I ballerini capaci non erano molti, e tanti s’improvvisavano o si limitavano a guardare, magari rimpiangendo di fare solo la bella statuina e restando con la voglia di stringere una donna.
Legato alla balera c’è anche quest’altra canzone dal titolo “Cau boi”, dove la ballata descrive quei giovani che dalla provincia milanese, tra i quali i “milanès ariòs”, il sabato sera venivano nelle balere di Milano e…
E i cau boi vànn giò a Milan
cun la cravata e la giacheta blu
cercano i sogni de segunda màn
cercan le donne che han visto alla tivu…
E i cau boi vànn giò a Milan
con lo stipendio e le MS blu
han pochi soldi e vegnen de luntàn
e una vita sola non gli basta più…
E alùra giò… giò…giò…giò…giò
che se tirum fo de coo
L’ultima che propongo s’intitola E sèmm partii, una canzone che richiama le migrazioni degli italiani, soprattutto in America, per cercare lavoro.
Oggi, pur non essendoci partenze di massa per gli Stati Uniti, molto sono i giovani che, sempre per cercare lavoro, lasciano, purtroppo, la nostra patria per cercare fortuna in paesi stranieri. La canzone dice:
l’unda de ieer porta l’unda de incoo
l’occ de un vecc l’era l’occ de un fioo.
E sèmm partii e sèmm partii,
per questa America sugnada in pressa,
la facia dupia cumè una muneda
e una valisa che gh’è deent nagott.
E sèmm partii e sèmm partii,
come tocch de vedru de un buccer a tocch
una vita noeva quaand finisse l maar
mentre quela vegia la te pìca i spall…
e sèmm partii…
Il mio breve excursus è terminato, lascio a voi il piacere di ascoltare, per intero e con la musica, le canzoni-ballate di quest’artista lombardo.