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Meneghino: la maschera del Carnevale di Milano

La maschera di Carnevale di Milano è il personaggio di Meneghino che compare nel 600 nelle commedie dialettali di Carlo Maria Maggi.

Meneghino ha un caratteristico cappello con tre punte (il tricorno), la parrucca con un codino, la giacca lunga rossiccia e marrone, i calzoni in cima al ginocchio verdi e in fondo le calze a righe rosse e bianche.carnevale ambrosiano

Sotto la giacca una camicia gialla con ai bordi del pizzo e un fazzoletto intorno al collo. Le scarpe sono marroni, della forma di una volta, con fibbia davanti. In mano porta un ombrellino rosa. Il suo vero nome è Domenico, mentre il diminutivo è "Domeneghin".

Ma chi è Meneghino? E' lo zotico servo domenicale (da qui il nome), dotato della saggezza popolare fatta di luoghi comuni, ingenuo, devoto ai padroni, simpatico e generoso, che ricorda in chiave moderna certi personaggi portati sullo schermo da Renato Pozzetto. Più tardi venne affiancato dalla "Cecca" (diminutivo di Francesca) e in coppia venivano effigiati fino a mezzo secolo fa quale portafortuna per le case milanesi. Personifica la maschera milanese che risponde, sempre pronto, alle domande spiritose.

Risalendo al Seicento come figura popolare, Meneghino si rivela nelle rappresentazioni teatrali come un servitore fedele e rispettoso verso il suo signore, pur mantenendo un forte desiderio di libertà e una marcata avversione per le ingiustizie. Sebbene possa apparire audace nelle parole, il suo temperamento è gentile e incline alla generosità, sempre pronto al dialogo e all'amicizia. Mostra il suo volto senza timori, simbolo della sua genuinità, diligenza e integrità, non guidate da avidità. Rappresentando così lo spirito di Milano, la città l'ha calorosamente accolto come proprio.

Meneghino, con il suo legame profondo con Milano, ha avuto un ruolo significativo nella storia cittadina, soprattutto durante gli eventi cruciali della metà dell'Ottocento, quando divenne simbolo dello spirito patriottico milanese in opposizione al dominio asburgico.

El Meneghin

Che'l disa quel ch'el voeur, ma el meneghin
el gh'ha de qui paroll, de qui espression,
ch'mn minga 'di paroll, ma di basin,
di s'giaff. di sgraffignad, di pizzigon.
Disi, chi l'è di forestee ch'è bon
de dì foeura on « por vecc! por scigolin „
chi pò di “mennarost, memnatorron
e mennafrecc " compagn de Meneghin?
Parla vun ignorant pussee che on bo?
Mennatorron! On gris el fa el pivell?
Mennarrost! Vun el gh'ha on milion del sò,
ma l'è on spilorc che tegn a man el ghell?
Mennafrecc! Oh, quel frecc, lù ghe par no'
de sentissel adoss tra carn'e pell?

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