Lombardia, sono necessarie altre autostrade?
CONFERENZA SULLE AUTOSTRADE
AUTOSTRADE: LA RETE ITALIANA E’ DI 6.487 CHILOMETRI. IN LOMBARDIA SONO NECESSARI ALTRI SERPENTONI D’ASFALTO?
Domenica 15 febbraio alle ore 16, presso la Scuola sociale Accademia delle Arti di via Marconi di Melegnano, si è tenuta un’interessante Conferenza che aveva come filo conduttore la storia ed il ruolo avuto dalle Autostrade italiane negli ultimi ottant’anni. Il relatore, Giovanni Maraschi, dottore in Scienze politiche, da oltre quarant’anni studioso dei problemi e della costruzione delle Autostrade e per oltre dieci anni Direttore Generale della Autostrada Serravalle-Milano e Tangenziali milanesi, ha condotto l’uditorio lungo un percorso che si è snodato, è proprio il caso di dirlo, per monti e per valli, alla scoperta di uno spaccato della storia, dei costumi e dei modi di vita dell’Italia e degli italiani dal 1922 ad oggi.
La prima Autostrada italiana, la Milano-Laghi, ad una corsia (prima in Europa e nel mondo) fu inaugurata solennemente da Re Vittorio Emanuele III il 21 settembre 1922. Data l’importanza dell’avvenimento il poeta Gabriele d’Annunzio, in quell'occasione così fausta per l’industria e l’economia italiane, così si espresse: “La prima nota nell’arco che si chiama vita”. Dal 1925 al 1935 vennero costruite 504 Km. di Autostrade, con un costo complessivo di un miliardo e quattrocento milioni di Lire dell’epoca. Esse erano a carreggiata unica sotto la direzione e la progettazione dell’ingegner Puricelli, mentre il primo regolamento autostradale risale al 1926.
Nel 1935, in Italia, il Regime fascista impose l’Autarchia (il concetto era già stato espresso da Benito Mussolini, nel 1925, a Milano con le parole: “Tutto nello Stato, nulla al di fuori dello Stato), anche per superare le Sanzioni economiche decise dalla Società delle Nazioni a Ginevra il 18 novembre 1935, in seguito all’invasione dell’Etiopia da parte dell’Italia. Furono così sospesi tutti gli investimenti stranieri, mentre nel 1940 furono la nazionalizzate tutte le società private; in questo periodo l’estensione della Rete autostradale raggiunse i 6800 Km. L’accentuazione della produzione bellica a seguito della Guerra d’Etiopia, della Guerra civile di Spagna (1936) e dell’Asse Roma-Berlino (1938), furono certamente una delle cause della destinazione e concentrazione delle risorse economiche.
Il dopoguerra vide tra le altre urgenze, quella del riassetto e della ricostruzione della Rete autostradale e ferroviaria gravemente danneggiate in seguito agli eventi bellici. Nacque anche, a livello locale e regionale, un maggior interesse per quanto riguarda i problemi inerenti l’assetto viario italiano, in particolare al Nord dove si concentravano i maggiori poli industriali.
“L’avvio del processo di Modernizzazione della viabilità si ha con la realizzazione delle Autostrade della 2° generazione tra il 1955 ed il 1975”. L’atto di nascita fu sancito con la Legge Romita, dal nome del suo estensore, del 21 maggio 1955 e culminò con la Legge Zaccagnini del 27 luglio 1961. Con il 1961 si ha, in Italia, la nascita di quel fenomeno che va sotto le varie denominazioni di: Boom Economico o Miracolo italiano, complice “l’andamento favorevole dell’Economia, il rapido sviluppo della motorizzazione, la domanda di sempre nuove infrastrutture”. Furono, in questo periodo, rinnovate dall’I.R.I., nuovo concessionario della Società autostrade, con l’aggiunta di una corsia, la Milano-Laghi, la Milano-Brescia, la Genova-Serravalle e la Genova-Savona. Mentre progettate e costruite: la Bologna-Canosa, la Napoli-Bari, la Bologna-Padova, la Como-Chiasso, la Genova-Sestri Levante e la Roma-Civitavecchia.
Purtroppo la crisi petrolifera mondiale del 1973, con l’aumento del costo del denaro e la lievitazione dei prezzi delle materie prime provocò un rallentamento se non un’interruzione dei progetti in corso d’opera. Si ebb una sostanziale ripresa della progettazione di nuove sedi autostradali con i Mondiali del 1988-1990 e le Colombiane del 1989-1992. Si hanno in questo contesto un raddoppio delle carreggiate pari a 1430 Km.
Secondo gli ultimi dati dell’I.S.T.A.T, al 31 dicembre 2002, l’attuale Rete autostradale italiana raggiunge i 6487,3 Km., a pedaggio i 5593,3 Km. Bisogna aggiungere che le carreggiate a pedaggio sono concentrate per la maggior parte al Nord, mentre le tratte libere sono concentrate per la maggior parte al Sud; la Società Autostrade controlla il 56% di quelle a pedaggio. Si è calcolato come a fronte di una popolazione di 57.800.000, il 73,5% usa l’auto per recarsi al lavoro, quindi ogni 100 abitanti ci sono 62 vetture. Negli ultimi dieci anni il tasso di crescita è stato del 3,5%, mentre è aumentato del 2,5% intorno alle grandi città.
Le problematiche innescate dall’aumento incontrollato dell’uso dell’automobile sono sotto gli occhi di tutti. Sono tre i fattori critici: “la Concentrazione (il 60% dei flussi extraurbani si svolge su circa il 2% della rete stradale ed autostradale), lo Squilibrio (la domanda di trasporto stradale è concentrata oer la maggior parte al Nord), in più il 75% delle merci viaggia su gomma”.
Per quanto riguarda la Lombardia, con il passaggio della responsabilità alle Regioni in senso federalista, esse possono provvedere al rilascio delle concessioni autostradali di livello regionale anche in raccordo con la rete nazionale. Con la legge regionale del 4 maggio 2001 n° 9, si è decisa: la programmazione e sviluppo della rete viaria di interesse regionale, la promozione, la disciplina e la realizzazione di nuove tratte autostradali di rilevanza regionale ed il ricorso alla finanza di progetto per la loro realizzazione.
Tra gli interventi decisi ci sono: La Pedemontana (da Bergamo a Varese con collegamento a Malpensa), la Direttissima Milano-Brescia, Le nuove tangenziali esterne di Milano (Est ed Ovest) e la Tangenziale Sud di Brescia e collegamento con la Val Trompia. Per quanto riguarda le roventi polemiche inerenti i percorsi autostradali non si è entrati in merito, ma si è solo fatto notare come del resto le nuove esigenze dell’utenza non vada di pari passo con l’attuale asse viario, quindi sarebbe auspicabile un potenziamento della rete che concili l’ambiente con il decogestionamento che così si verrebbe a creare con la costruzione delle nuove strade in progetto. D'altronde, vista dall'alto, come ha avuto modo di fare osservare con arguzia il Dott. Maraschi, le tangenziali che circondano Milano, formano un unico serpentone luminoso; una piccola Los Angeles lombarda che rischierebbe il tracollo o il blocco totale se non si intervenisse con una progettazione attenta e controllata.
Federico Bragalini
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