Il Castello dell'Innominato a Vercurago
Si, il Castello dell'Innominato a Vercurago è proprio quello dei Promessi Sposi, noto come Castello di Somasca, complesso fortificato del XIV secolo, in stile Romanico – Gotico, situato tra i comuni di Lecco e Vercurago.
Dobbiamo risalire all'epoca Carolingia per avere alcune tracce di una fortezza con la presenza di una Torre centrale. Nel 1284 la rocca fu possesso dei Benaglio, potente famiglia guelfa alleata con i Della Torre, che possedevano la signoria di Milano.
Barnabò Visconti, nemico dei Della Torre, iniziò l'opera di distruzione del castello, prelevando materiale per altre costruzioni. Il castello fu conteso tra Milano e Venezia, passando alla Serenissima alla stipula della Pace di Lodi nel 1445. Dobbiamo arrivare nel 1509, alla Lega di Cambrai, quando le truppe francesi e brianzole attaccarono il castello, o quel che ne rimaneva per distruggerlo definitivamente. Al suo interno, ormai ridotto a ben pochi ruderi, istituirono una dogana. Nel 1529 Battista Medici decide di restaurare il castello ormai in rovina, ma gli viene impedito dalla Serenissima. Girolamo Miani, conosciuto Emiliani, divenuto Santo nella Chiesa Cattolica, nel 1534 decide di utilizzare quel che resta del castello per ospitare orfani, aprendo una scuola di grammatica e insegnando loro un lavoro. Il Miani è il fondatore dei Chierici Regolari di Somasca, conosciuti come Padri Somaschi. La famiglia Limonta di Vercurago, proprietari del castello, lo cedettero, nel 1628 ai Padri Somaschi.
Il nome "Castello dell'innominato" è dovuto al fatto che fosse abitato da Francesco Bernardino Visconti, signore di Brignano, Gera d'Adda e Pagazzano, il quale si macchiò di gravissimi reati, da cui il Manzoni si ispirò per l'Innominato dei Promessi Sposi. Il castello è infatti citato nel capitolo XX, quando don Rodrigo decide di andare dall'Innominato per discutere del rapimento di Lucia.
Il castello, posto a 420 metri, permette di vedere la Valle San Martino, per cui una posizione ritenuta strategica. Del maniero si conservano ancora le mura perimetrali, alcune torri, i bastioni difensivi, mentre altre parti sono frutto di ricostruzioni. Interessante la lunga scalinata per raggiungere il castello, direttamente scavata nella roccia e accessibile passando per la Via delle Cappelle dedicate all'Emiliani e alla sua vita.
Questa via fu iniziata nel 1702 che però, per varie vicissitudini storiche, terminò solo nel 1928 in occasione dei trecento anni della nascita dei Chierici Regolari di Somasca. Consta di 101 gradini e porta verso l'eremo dove l'Emiliani si ritirava in preghiera. La prima cappella è del 1837 e l'ultima nel 1902.
Le cappelle
- Girolamo è prigioniero nel castello di Quero. Sua invocazione alla Vergine.
- La Madonna lo protegge e gli permette, non visto, di attraversare il campo nemico e porsi in salvo.
- Per riconoscenza Girolamo decide di deporre le catene che lo tenevano prigioniero all'altare della Madonna Grande di Treviso.
- Raccoglie gli orfani della sua città e sfama i poveri.
- I malati, sotto le sue cure, miracolosamente guariscono.
- Assiste e seppellisce gli appestati della Valle di San Martino.
- Minacciati dai lupi, con il segno della croce salva alcuni orfanelli.
- Lavora assieme ai contadini, insegnando loro il catechismo.
- In punto di morte lava i piedi ai suoi orfanelli.
- L'8 febbraio 1537 muore di peste in una casetta di Somasca.
- Per sfamare i suoi orfanelli moltiplica prodigiosamente pochi pani.
Ricordo che Somasca, conosciuta anche come Somasca di Vercurago è in provincia di Lecco.
Per raggiungere il castello si può percorrere a piedi, minima difficoltà, la Via delle Cappelle, poi, ad un certo punto la strada si biforca, e le vie divengono due, una più semplice l'altra più faticosa. Insomma, un invito a visitare quest'altro affascinante luogo lombardo.
Da Milano è necessario arrivare a Lecco, poi si prende la SP 639 sino a Vercurago, da qui raggiungere la via C. Cittadini e parcheggiare. Ti è piaciuta la nostra proposta per una gita fuoriporta da Milano? Se decidi di andare a visitarla, tagga@milanofreenelle tue Stories o nei tuoi post su Instagram. Buona gita!
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