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La via del sale in Lombardia

sali del mar mortoIl Sale, chimicamente parlando, il Cloruro di Sodio, che è poi il normale sale da cucina, ha una storia molto antica, ma non è di questa che voglio parlare, ma del tragitto che questo prezioso alimento doveva compiere per giungere dal mare sino alle cucine di chi, dal mare, viveva lontano.

Il percorso che intendo ripercorrere, scusate il gioco di parole, è quello che attiene la nostra regione lombarda. L’importanza del Sale nella storia dell’alimentazione umana è da tutti conosciuta, anche se l’uso iniziale era probabilmente per la conservazione dei cibi. Favoriti erano quelle popolazioni che potevano usufruire di questa risorsa, pensiamo ad esempio al sale ricavato dal Mar Morto, un mare molto salato, tanto che la sua esatta traduzione letterale è “Mare del sale”.

Questo ha fatto sì che il sale divenisse probabilmente la prima merce oggetto di commercio, tanto è vero che ne è persino derivato il nome di “salario” come termine di pagamento.

Ritorniamo al nostro scopo primario e vediamo qual era il tragitto che faceva arrivare il sale nella nostra Milano. L’asse interessato era Milano – Pavia – Genova. Nell'andata verso il porto di Genova, i mercanti portavano lana, armi, manufatti vari, mentre al ritorno erano carichi di sale, che serviva non solo per condire alimenti, ma per la conservazione degli stessi e per la lavorazione del cuoio. La potente famiglia Malaspina deteneva il monopolio del territorio e, attraverso tasse e gabelle, garantiva il passaggio sicuro dei viandanti e delle merci. Il trasporto del Sale avveniva con sacchi e a dorso di mulo, con, lungo il tragitto, posti di ristoro per uomini e animali.

Iniziamo allora questa camminata virtuale, che comunque chiunque ne abbia voglia, a piedi, in bicicletta o a cavallo, può tranquillamente percorrere. Portiamoci al confine meridionale della città seguendo l’alzaia del Naviglio Pavese di Milano, raggiungiamo Assago e proseguiamo per Zibido San Giacomo sino a raggiungere il paese di Binasco, attraverso la località Casarile si arriva alla bella Certosa di Pavia, e da qui si prosegue per la città di Pavia. Da questa storica città la via seguiva tutta la Valle Staffora, che prende il nome dal fiume omonimo che attraversa tutta la zona dell’Oltrepò Pavese, si percorreva il crinale che divide la val Borbera in provincia di Alessandria, dalla val Boreca, in provincia di Piacenza per poi scende in val Trebbia e raggiungere il porto di Genova.

Ecco il tragitto nel dettaglio. Dalla città di Pavia ci si dirige verso Sud sino a toccare Voghera e, lungo la valle Staffora si arrivava a Varzi, paese ricco di storia e cultura. Da questa località si saliva sino al paese di Castellaro arrivando al monte Bogleglio, passando sul crinale per il monte Chiappo, posto a 1700 metri. Ancora quattro erano i valichi da passare, precisamente, il monte Cavalmurone, che separa la provincia di Alessandria da quella di Piacenza, il monte Legnà, sul confine della provincia piemontese con quella dell’Emilia Romagna, il monte Carmo, al confine con la Liguria e il monte Antola. Da quota 1597 si discendeva verso Torriglia, comune in provincia di Genova, da qui attraverso il Passo della Scoffera, spartiacque ligure-padano, si raggiungeva agevolmente la città di Genova.

Un tragitto affascinante, che potrebbe essere scopo di un viaggio con amici per scoprire non solo le bellezze panoramiche e delle varie località, ma rivivere il lungo viaggio che il prezioso alimento chiamato Sale percorreva per arrivare nelle case e sulle tavole di chi viveva nelle campagne o in borghi montani.

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