L'ottagono e il suo rattìn: la Galleria Vittorio Emanuele II
Il monumento più rappresentativo della città, secondo solo al ben più antico Duomo di Milano, è la Galleria Vittorio Emanuele II, realizzata a partire dal 1865 dell’architetto Giuseppe Mengoni e denominata da subito “Il salotto di Milano” per la capacità di fungere da imprescindibile punto di riferimento per abitanti, turisti e famosi intellettuali (Manzoni abitava a pochi passi e Induno e Boccioni vi ambientarono diversi dipinti, di cui il più famoso è “Rissa in Galleria”, del 1910, custodito nella Pinacoteca di Brera).
L’incrocio tra i due bracci perpendicolari al camminamento principale, che collega Piazza Duomo a Piazza della Scala, e che conducono rispettivamente a via Silvio Pellico e a via Ugo Foscolo, forma una piazza ad otto lati che, proprio in virtù di questo, è stata chiamata "ottagono".
L'Ottagono presenta sul pavimento un mosaico raffigurante lo stemma dei Savoia (cui appunto è dedicata la Galleria) e, ai lati, gli stemmidelle quattro città che in epoche diverse sono state capitali del Regno d’Italia: Milano, Torino (nel quale si trovano le famose "palle del toro" portafortuna), Firenze e Roma.
Nelle lunette attorno alla volta sono raffigurate invece le allegorie dei quattro continenti: Africa, Asia, Europa, America, che è possibile ammirare ruotando a 360° e guardando in alto.
Un tempo, lungo tutti e quattro i bracci della Galleria, erano collocate 24 statue in gesso rappresentanti personaggi illustri della storia italiana (Dante, Marco Polo, Da Vinci, Cavour, ecc.), di cui 16 disposte soltanto nell'ottagono. Le statue, riposte su piccoli basamenti alti circa tre metri, furono probabilmente smantellate pochi mesi dopo la seconda inaugurazione del 1878, perché ritenute poco sicure per i passanti e per gli avventori del Biffi sottostante.
L’Ottagono è sovrastato da una cupolain vetro e ferro (materiali in voga a fine Ottocento, molto usati nello stile liberty), sicuramente la parte più suggestiva dell’intero passaggio coperto.
E, proprio alla cupola, è legata una delle storie più curiose della tradizione milanese: il rattìn, cioè il topolino.
Fino al 1885 l’illuminazione della galleria era a gas (la prima centrale elettrica di via Santa Radegonda, dove ora si trova il cinema Odeon, è del 1883), e le vetrine e la cupola stessa erano ingombrate da candelabri a fiamma libera, senza vetro di protezione.
Mengoni pensò, per accendere lumi posti anche a 49 metri di altezza, di utilizzare una rotaia circolare tramite la quale un trenino-marchingegno dotato di un tampone infuocato avrebbe acceso via via tutte le candele.
Le cronache dell’epoca raccontano che tutte le sere, all'ora dell’accensione preannunciata da alcuni fischi, i passanti si fermavano a contemplare lo spettacolo del trenino che illuminava la cupola e che dal basso sembrava un topolino, o come dicevano i milanesi, rattìn, appunto.
Poco dopo, però, arrivò l’elettricità, lo spettacolo finì e luce fu.