Adroterapia: la nuova frontiera della lotta ai tumori
Si chiama “adroterapia” la nuova frontiera della lotta ai tumori
L’adroterapia è uno strumento assolutamente innovativo nella lotta contro il cancro.
Con questa tecnologia si possono trattare i tumori inoperabili – come quelli al cervello – e quelli resistenti sia alla radioterapia tradizionale, sia alla chemioterapia. A fronte dei nuovi traguardi scientifici, eventuali effetti collaterali che si producano sul paziente potrebbero essere ragionevolmente definiti “trascurabili”, per cui pare si tratti di una vera e propria conquista nell'annosa guerra della medicina contro le neoplasie.
I centri per la terapia adronica nel mondo sono attualmente circa trenta, ma ad oggi i più avanzati sono 6, cioè quelli che possono utilizzare “ioni pesanti”: si trovano 1 in Italia, 1 in Germania, 1 in Cina e 3 in Giappone, ma la ricerca e il progetto sono tutti nostrani, realizzati in tandem fra il Ministero della Salute (che ha apportato un finanziamento di 95 milioni di euro a fronte di una spesa totale di 150), e il CNAO (Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica) di Pavia, il quale a sua volta si è avvalso della collaborazione dei più rinomati ospedali lombardi, del Politecnico di Milano e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
Il mezzo che somministra l’adroterapia è un macchinario gigantesco chiamato “sincrotrone”, lungo 80 metri e con un diametro di 25, una struttura che rimane invisibile al paziente e sulla quale è posizionato un lettino motorizzato, fornito di un puntatore laser ad altissima precisione, con cui si colpisce il tumore millimetro per millimetro.
La differenza sostanziale tra la vecchia e la nuova radioterapia è che, mentre col trattamento tradizionale il tumore viene bersagliato per mezzo di fotoni (raggi X, molto leggeri perché privi di massa) con conseguenti danni sia pure decisamente parziali anche a parti sane dell’organismo, (le quali sono comunque strutturalmente capaci di riparare il proprio DNA molto più velocemente ed efficacemente di quanto non possano fare le cellule malate), con il Sincrotone vengono “sparati” adroni (cioè protoni oppure ioni pesanti di carbonio), che vengono utilizzati con una intensità molto bassa nel momento in cui passano attraverso i tessuti sani, e con un’intensità massima (il cosiddetto “picco di Bragg") solo quando raggiungono la massa tumorale.
Si tratta, dunque, di un intervento selettivo che mira a colpire - con grande precisione e potenza - direttamente la zona interessata, ottimizzando tutti gli effetti benefici e riducendo al minimo quelli negativi.
Il trattamento è indolore, e gli studi hanno evidenziato che con la terapia adronica è possibile curare con successo anche i tumori più resistenti come i sarcomi (che attualmente interessano solo in Italia una popolazione di circa 4.500 pazienti), i tumori localizzati nella scatola cranica (tumori del cervello, melanoma dell’occhio, tumori delle ghiandole salivari), nell'intestino, nella gabbia toracica; oltre a questi, rispondono al trattamento (con percentuali ben superiori al 40%) i tumori pediatrici, i tumori del seno, della prostata, dei reni, del pancreas, delle ossa.
Possiamo dire a ragion veduta che siamo ad una svolta, portatrice di enormi aspettative nella cura delle malattie oncologiche, anche se non sono poche le voci di esperti che continuano a schierarsi a favore della radioterapia tradizionale sicché, a tal proposito, solo il tempo e la sperimentazione potranno dare risposte certe. Resta assodato che attualmente, per determinate patologie fino a pochi anni fa considerate “incurabili”, la terapia adronica viene vista come l’unica soluzione possibile ai fini di una credibile prospettiva di guarigione.
L’impedimento maggiore alla diffusione e allo sviluppo di queste nuove cure - al momento - è quello economico poiché il Sincrotone è un’attrezzatura costosissima non solo per la sua realizzazione, ma anche per la manutenzione e la gestione in quanto, trattandosi di un acceleratore di particelle, si fa riferimento ad una macchina assai complessa che richiede l’assistenza specializzata di 115 dipendenti tra medici, fisici, ingegneri e tecnici, con un dispendio energetico mensile di circa 250.000 euro: questo vuol dire - in termini di spesa per ogni seduta terapeutica - che occorrono dai 600.000 ai 1.200 euro, per un totale di applicazioni che può portare in Italia ad un esborso complessivo oscillante tra i 12.000 ed i 24.000 euro per ciascun paziente; un prezzo che, per quanto alto, è certamente concorrenziale nel nostro Paese, dove il CNAO opera come no profit, rispetto agli importi fatturati all'estero. Per ora, l’accesso all’adroterapia attraverso il Servizio Sanitario Nazionale è garantito solo da Lombardia ed Emilia Romagna, mentre le altre regioni non si sono ancora date una normativa chiara al riguardo.
Fonti:
- Tatsuya Ohno, Particle rariotherapy with carbo ion beams, EPMA Journal 2013, 4.9
ptcri.ox.ac.uk/research/introduction.shtml
- Particle Therapy Cancer Research Institute, Oxford
ptcri.ox.ac.uk/research/introduction.shtml
- Loeffler and Durante, Charged particle therapy-optimizazion, challenges and future directions, Nature Reviews Clinical Oncology 2013, 10
nature.com/nrclinonc/journal/v10/n.7/full/nrclinonc.2013.79.html
Mirella Elisa Scotellaro