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Dislessia: un disturbo da risolvere tra scuola e famiglia

  • Mirella Elisa Scotellaro

La “dislessia” è un disturbo neurologico della letto-scrittura che si manifesta in un soggetto durante la fase di apprendimento attraverso difficoltà non solo della lettura ma anche dell’acquisizione del significato di un testo nella sua interezza, nonostante la capacità di comprensione delle singole parole.dislessia bimbi

Le difficoltà, a seconda del grado di dislessia, si estendono alla memorizzazione delle parole nuove e delle definizioni, alla comprensione dei numeri e dei problemi e alla capacità di “concettualizzazione astratta”.

Il quadro delineato, che si evidenzia con l’ingresso del bambino nella scuola primaria, in realtà nasconde una situazione maturata da tempo; precisamente esso compare con difficoltà del linguaggio nei primi tre anni di vita, il più delle volte senza che i familiari – che ovviamente non sono operatori professionali in grado di fare una valutazione clinica – se ne rendano conto. La scuola, dunque, diventa semplicemente il luogo e l’occasione dove, come suol dirsi, “i nodi vendono al pettine” in quanto lì, proprio il linguaggio, rappresenta il mezzo fondamentale per la trasmissione del sapere. Per diretta conseguenza, il bambino dislessico – che non riesce ad apprendere adeguatamente – non riesce neppure ad organizzare i dati che recepisce per metterli in relazione tra di loro.

La diagnosi di dislessia deve essere formulata con grande attenzione in quanto dovrà indicare degli strumenti ben mirati per la risoluzione del disturbo. Andranno svolte accurate indagini mediche su eventuali deficit sensoriali della vista e dell’udito, reattività neurologica dell’organismo, capacità cognitive e abilità nei movimenti volontari, capacità di orientamento spazio-temporale ecc.

Insomma, è necessario un lavoro interdisciplinare dove gli esperti (prevalentemente logopedista, psicologo e neurologo) dovranno lavorare in stretta collaborazione con la famiglia e con gli insegnanti che saranno chiamati a svolgere, in sintonia tra di loro, un ruolo assai delicato quanto fondamentale ed insostituibile.

La riabilitazione potrà seguire due differenti percorsi: uno finalizzato ad “automatizzare il processo di lettura”; l’altro a supportare il paziente nel processo di costruzione di schemi e  “strategie” personali che gli consentano di comprendere e metabolizzare le informazioni del mondo esterno, fino al punto di maturare delle competenze volte a relazionarle correttamente.

La bontà dei risultati dipenderà in primis dalle potenzialità intellettive del soggetto dislessico e dalla precocità dell’intervento, ma anche dalla capacità degli operatori, della famiglia e della scuola di coinvolgerlo nelle attività del programma riabilitativo e di motivarlo in maniera assolutamente proporzionata in riferimento alle aspettative di recupero.

Mirella Elisa Scotellaro

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