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GENERAZIONE ZERO: quei "bravi ragazzacci" di Milano

  • Ilaria Senati

Nella nostra società, fin da bambini, la prima cosa che ti ripetono i genitori, i maestri, gli “adulti” tutti, prima ancora di insegnarti chi sei e che ruolo ricopri, è: “sii buono, sii onesto”.

Essere buoni e onesti. La prima cosa che impari. “Perché?” La prima domanda che ti poni, appena ti trovi a confrontarti con la vita.generazione zero foto milanofree ai

Perché essere buoni e onesti se poi la prima cosa che noti tra i banchi di scuola è che il bimbo più furbetto, non solo non riceve mai un castigo, ma è anche considerato il leader della classe? “Sei piccolo, non capisci” ti rispondono gli “altri”.

Forse è vero eri piccolo, ma un giorno apri gli occhi. Sei cresciuto eppure i conti ancora una volta non tornano. “Sii buono, sii onesto”. Tu guardi la tv, leggi i giornali. Dove erano i buoni mentre la società prendeva la rincorsa verso il precipizio. 

Persino alle alte sfere le ombre sembrano aver coperto ogni traccia di quei valori di cui ti parlavano. Così, non ti resta che sederti in prima fila per vedere i modelli dei tuoi modelli franare miseramente, portandosi dietro ideologie usurate e spogliate di ogni sostanza.

“Sii buono, sii onesto”, avrebbero fatto meglio a dirci “Sii te stesso, vai e conquista il mondo” tanto il risultato non sarebbe cambiato.

GENERAZIONE ZERO, hanno avuto il coraggio di chiamarla. Prima massacrano il nostro Paese e poi sarebbe questa la generazione gettata al vento?

Non studiamo mai abbastanza, non impariamo mai abbastanza, siamo “i mantenuti”, non troviamo mai lavoro, non pieghiamo mai la schiena, non paghiamo mai le tasse, non siamo mai umili, non siamo mai preparati.
Noi non siamo e, no, non vi assomigliamo per niente.

Non avremo fatto la Guerra, è vero, ma siamo una generazione di guerrieri, questo è certo.

Una generazione senza bussola, che ha raccolto quelle quattro nozioni insegnate nel caos di una formazione costellata da una serie infinita di riforme difettose, che si è inventata delle regole e dei codici, difettosi per lo più, su cui impostare la propria vita. Una vita che somiglia troppo agli episodi di OC e ai colossal americani. Incastrati tra i manga giapponesi e il wrestling alla tv, con le reginette di bellezza della Disney che passano da serene teenager a sexbomb, senza soluzione di continuità.

Per la Città, Milano come ogni altra Metropoli, la vedi per strada questa generazione, spaccata tra il centro e la periferia. Poli opposti senza direttrice, nascosti dietro un look, una posa, un personaggio. Veline e Gangster. Senza patria e senza idoli. Ognuno fa per sé, anche se in realtà, entro i limiti della Società così intesa, non c’è posto per nessuno di loro. L’opportunità della vita. La ricerca di quell’opportunità è l’unica cosa che li accomuna, che determina il loro presente e il loro futuro.
Forse basterebbe essere apprezzati come artisti per non scrivere sui muri, come studenti per non bigiare le lezioni, come persone per non rivalersi sui più deboli.

Questa Generazione ha reinventato la comunicazione, l’ha resa universale, abbattendo le barriere con il mondo per innalzarle tra gli individui. Distanza di sicurezza. Come in macchina, ma questo viaggio non ha meta.

Peccato. Una generazione con un’incredibile destrezza nel coordinamento occhio-pollice che non riesce proprio a vincere questo terribile videogame.

Forse è vero, questa è una generazione di sfrontati, cattivi e bugiardi. Perché?
Perché ci hanno detto di essere buoni e onesti, ma non ci hanno mostrato come diventarlo.

Poi, in mezzo a questa indifferenza, a questa atarassia, a questa mancanza di turbamento che descrive la famigerata Generazione Zero, ogni tanto senti qualche voce staccarsi dal coro, qualcuno che alza la testa, qualcuno che sputa a terra perché non è tutto irrilevante e non lo sarà per sempre.

Non ci volevano come Loro, i nostri genitori si intende. Loro ci volevano “buoni e onesti” non perché fossimo dei perdenti, delle sardine agli ultimi posti della catena alimentare.

Da qualche parte troveremo il coraggio di essere “buoni e onesti”, mia cara Generazione Zero, lo troveremo per fare cose nuove e grandi, per ricostruire e migliorare tutto quello che è stato distrutto, per scuoterci da questo torpore, per trovare la nostra meta.

I nostri genitori, i nostri professori ci volevano “buoni e onesti” perché le sardine in banco sono bottino meno invitante per i predatori, ci volevano “buoni e onesti” perché dopo lo ZERO viene l’UNO, il DUE, il TRE… E solo con ottimi insegnamenti, si crescono delle ottime generazioni.

Troveremo questo coraggio, perché, in fondo, non abbiamo fatto la Guerra, ma siamo una generazione di guerrieri.

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