Prevenzione e cura del tumore alla cervice uterina: parola al nostro esperto il Dottor Luciano Petruzziello
Il tumore alla cervice uterina è una malattia storicamente molto diffusa, ma grazie ai programmi di screening e di prevenzione, è diventata sempre più facile intervenire. Abbiamo voluto chiedere il parere del nostro esperto Dottor Luciano Petruzziello, Ginecologo, Biologo, e Dottore di Ricerca in Anatomia Umana, attualmente in servizio presso l’ U.O.C. di Ginecologia e Ostetricia dell’ Ospedale Sacro Cuore di Gesù – Fatebenefratelli di Benevento.
Dottore, spesso si sente parlare di tumore al collo dell’ utero, di che cosa si tratta?
Il tumore della cervice uterina è una neoplasia che si sviluppa nella cervice, detta anche collo dell’utero, la parte di quest’organo che si collega con la vagina. I principali tipi di tumore della cervice uterina sono il carcinoma a cellule squamose (80% dei casi), che ha origine nelle cellule che rivestono la zona più vicina alla vagina, e l’adenocarcinoma (20% dei casi), che coinvolge le cellule della cervice in prossimità della parte superiore dell’utero.
Quanto è diffusa questa malattia e quali potrebbero essere i fattori i fattori di rischio?
Il carcinoma della cervice uterina rappresenta nel mondo la prima causa di morte per neoplasia ginecologica e quasi la metà dei casi si registra tra le donne di età compresa tra i 35 e i 55 anni, per questo è fondamentale la diagnosi precoce e i controlli di prevenzione annuali. Sia il carcinoma in situ della cervice sia quello invasivo sono patologie associate a numerosi fattori di rischio di natura ambientale, ma il cancro del collo dell’utero è essenzialmente una malattia trasmessa per via sessuale. L’infezione persistente da Papilloma Virus Umano o HPV è considerata il principale fattore di rischio del carcinoma della cervice uterina. L’HPV è un virus appartenente al gruppo dei Papillomavirus di cui sono noti, ad oggi, più di 100 tipi diversi. L’infezione da HPV è trasmessa per via sessuale ed è asintomatica, e nella maggior parte dei casi il sistema immunitario è in grado di neutralizzare ed eliminare il virus in modo naturale entro 2 anni dall’infezione.
La contemporanea presenza di altri fattori crea invece le condizioni perché si instauri una infezione persistente da HPV. L’infezione da HPV è quindi ritenuta condizione necessaria, ma non sufficiente, per lo sviluppo di una neoplasia invasiva. I principali fattori di rischio che possono contribuire allo sviluppo del carcinoma della cervice uterina sono il Fumo: si ritiene che le sostanze cancerogene contenute nel tabacco promuovano la progressione neoplastica nelle cellule infette da HPV; il rischio aumenta con l’intensità e la durata del periodo di esposizione; Infezione da HIV o deficit del sistema immunitario: causano una ridotta capacità del sistema immunitario a debellare l’HPV e accrescono la predisposizione dell’organismo a contrarre l’infezione da HPV; Multiparità: l’elevato numero di gravidanze influenza la predisposizione ad acquisire l’infezione da HPV e promuove la progressione dell’infezione a forme tumorali a causa di una alterazione del sistema immunitario durante la gravidanza; Infine, pare che l’uso prolungato di contraccettivi orali aumenta il rischio di acquisizione dell’infezione da HPV.
Quali potrebbero essere i sintomi e nel caso ci sia qualche piccolo campanello d’allarme, cosa consiglia di fare?
Gli stadi pre-cancerosi o gli stadi iniziali di questo tumore sono generalmente asintomatici. Il principale segno della malattia localmente avanzata è il sanguinamento (dopo un rapporto sessuale, dopo la menopausa e tra due cicli mestruali). Altri segni possono essere: aumento secrezioni vaginali anomale; dolore nella zona pelvica; alterazioni del ciclo mestruale; dolore durate i rapporti sessuali, accompagnato da sanguinamenti. Manifestazioni di uno stadio avanzato di carcinoma alla cervice uterina comprendono: anemia; spossatezza nelle gambe, schiena e pelvi; difficoltà ad urinare; perdite di urina; rapida e improvvisa perdita di peso.
Se ci dovesse essere un riscontro positivo nella diagnosi, quale sarebbe la cura da fare?
Il trattamento del tumore della cervice uterina dipenderà dalla stadiazione della patologia, e può comprendere la resezione chirurgica, la terapia radiante e la chemioterapia. Se è indicata l'isterectomia ma i pazienti non sono i candidati ideali per essa, viene usata la chemioradioterapia e ha risultati oncologici simili. Quindi, la cosa più importante in questo caso, è avere una corretta stadiazione, poiché la scelta terapeutica può partire dalla semplice CONIZZAZIONE, passando per la TRACHELECTOMIA, fino ad arrivare all’ ISTERECTOMIA RADICALE, con linfoadenectomia pelvica bilaterale (con o senza linfoadenectomia para-aortica). Per i linfonodi, tuttavia, recentemente è in uso la tecnica del “Linfonodo sentinella”, come per il cancro al seno, che è una valida alternativa alla linfadenectomia pelvica completa. Le chemioterapie sono a base di Platino (Cisplatino o Carboplatino), con diversi schemi terapeutici, ed è concomitante alla Radioterapia. Si utilizza, tuttavia, soltanto se l’ invasione della neoplasia ha oltrepassato i Paramètri. Infine, per gli stadi più avanzati, si utilizza anche il Bevacizumab, un anticorpo monoclonale. L’ aggiunta di bevacizumab alla chemioterapia combinata (cisplatino più paclitaxel o topotecan più paclitaxel) ha comportato un miglioramento di 3,7 mesi nella sopravvivenza globale mediana in pazienti con stadio avanzato, o patologia ricorrente, persistente, o metastatica.
Importantissima la prevenzione, ogni giorno la ricerca fa passi da gigante. Quanto è importante la prevenzione e di che cosa si tratta in questo caso?
Importantissima quindi è la prevenzione. Vengono utilizzati due tipi di test di screening per le anomalie cervicali: Pap Test e HPV-DNA Test, proprio perché, come abbiamo detto, la causa principale delle alterazioni che possono portare al cancro della cervice vanno ricercate nelle lesioni HPV correlate, soprattutto per alcuni ceppi di questo Virus. Da linea guida lo screening dovrebbe cominciare a partire dai 25 anni, fino ai 64 anni. Per le donne di età superiore ai 65 anni, la guida rimane la stessa: il test viene interrotto se i risultati del test sono stati normali nei 10 anni precedenti; il test deve essere continuato se i risultati del test non sono stati normali per 10 anni. Alle donne che hanno avuto un intervento di isterectomia per una malattia diversa dal cancro e non hanno avuto risultati dei Pap test anomali, lo screening non è indicato.
L’ HPV – DNA Test è il miglior follow up per tutte le donne con ASCUS (cellule squamose atipiche di significato indeterminato), un reperto non dirimente che a volte viene rilevato al Pap test. Se il test risulta negativo per papillomavirus umano, la donna non ha il papillomavirus, lo screening deve continuare agli intervalli stabiliti di routine. Se invece è presente il papillomavirus, si deve effettuare una colposcopia. Fortunatamente oggi abbiamo il Vaccino contro il papillomavirus umano: Un vaccino bivalente che protegge contro i sottotipi 16 e 18 (che causano la maggior parte dei tumori della cervice uterina), un vaccino quadrivalente che protegge contro i sottotipi 16 e 18 più 6 e 11, e un vaccino 9-valente che protegge nei confronti degli stessi sottotipi come il quadrivalente più i sottotipi 31, 33, 45, 52, e 58 (che causano circa il 15% dei tumori della cervice uterina). I sottotipi 6 e 11 causano > 90% delle verruche genitali visibili.
I vaccini, tuttavia, mirano a prevenire il tumore della cervice uterina, ma non lo trattano. Per i pazienti con età compresa tra i 15 e i 26 anni o che sono immunocompromessi, vengono somministrate tre dosi nell'arco di 6 mesi (a 0, da 1 a 2, e a 6 mesi). Per i pazienti < 15 anni, due dosi a distanza di 6-12 mesi l'una dall'altra. Il vaccino HPV è consigliato per i ragazzi e le ragazze, idealmente prima che diventino sessualmente attivi.