Calo dei tamponi, ritorno a scuola e Green Pass : intervista al virologo Pregliasco
Siamo in una fase di cauto ottimismo con un indice di positività pari al 0,59% (dato al 20 giugno 2021), con un numero di decessi al minimo da ottobre 2020 e un rallentamento della pressione sulle strutture sanitarie. Mentre le vaccinazioni hanno raggiunto l’obiettivo delle 500.000 unità al giorno e il 26% della popolazione italiana con copertura totale.
Dal 21 giugno tutta l’Italia sarà in zona bianca con l’eccezione della Valle d’Aosta che resta in zona gialla.
A fronte di questo scenario, abbiamo voluto approfondire alcune tematiche sull’evoluzione della pandemia con il prof. Fabrizio Pregliasco Virologo Unimi, Direttore sanitario IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, Presidente Anpas.
La fondazione Gimbe in una recente nota ha diffuso dei dati nei quali ci sono meno casi e meno decessi (periodo osservazione 9-15 giugno), ma anche meno tamponi pari al 31,5%. Diciamo che cosi l’attività di test è sotto stimata.
Secondo lei manca l’attività di screening che veniva fatta all’inizio? Dovremmo fare più tamponi?
E’ evidente la necessità di mantenere molto alto il numero di tamponi, perché più se fanno e più positivi si trovano e meno infettano. In questa fase c’è l’esigenza di aumentare e visionare la capacità di tracciamento e sfruttare questo momento, perché mentre prima c’era una grande incidenza di malattie ed era difficile fare tracciamento: si faceva, ovvero individuare i soggetti positivi, tra i vari contatti stretti, isolarli, valutarli, seguirli. Era un lavoraccio.
Ma in questo momento che ci sono meno casi, la cosa non è spiacevole, può essere opportuna per tenere a freno la diffusione del virus e in particolare rallentare l’arrivo della variante Delta.
Quanto considera pericolosa la variante Delta per l'Italia, che sembra "bucare" di più i vaccini?
I vaccini sono funzionali, evitano anche per la variante delta la malattia, se la vaccinazione è stata fatta bene (esempio con due dosi). Le varianti hanno una piccola possibilità, ovvero una piccola percentuale di determinare l’infezione. Quindi un soggetto che sta bene, e magari non se ne rende conto, però può essere contagioso per gli altri, come quello che è successo nella palestra della Virgin a Milano: un operatore sanitario completamente vaccinato aveva la variante Delta e ne hanno individuati addirittura altri quattro, in un focolaio di 15 persone.
Con l’apertura delle scuole a settembre? Sarebbe utile farli ogni settimana?
Assolutamente. Bisognerà continuare ad avere una certa attenzione alle procedure, se è possibile, con ingressi scaglionati perché abbiamo l’esperienza dell’anno scorso: la riapertura delle scuole è stato un momento topico per la ripresa, perché scuola significa tantissimi contatti, viaggi, spostamenti, giovani che hanno forme non sintomatiche e difficilmente da individuare.
All’inizio dell’anno scolastico pochi saranno vaccinati tra gli studenti.
Questo scenario farà si che la variante posso prendere piede ed avere un impatto, ma io non credo che ci sarà una quarta ondata nel senso pesante del termine, ma un colpo di coda del virus, dovuti alle abitudini e ai contatti.
Perché oggi abbiamo circa 100.000 persone positive, censite e notificate, e probabilmente ce ne più del doppio realmente presenti. Quindi in Italia ci sono almeno 200/300 mila persone che sono positive e che possono contagiare gli altri, nel momento in cui ci sono appunto più occasioni di contatto. L’effetto che stiamo vedendo oggi sicuramente è il risultato o combinato di tanti fattori: locwdwon che ha reso meno possibile i contatti, che ha fatto ridurre la quota di persone, le temperature, il caldo che sappiamo che rendono meno vivo il virus e l’azione della vaccinazione che ha ridotto la possibilità di essere contagiati.
Sono arrivo dei farmaci per curare il covid?
Si, ci stiamo provando. Ci sono già delle terapie però non ancora risolutive, ci sono gli anticorpi monoclonali che stiamo usando, stiamo valutando e in particolare uno studio clinico per vedere impatto l’intramuscolo.
Stiamo testando anche che l’endovena che è più complicata, per verifiche che possa andare bene.
Anche altri farmaci potranno essere utilizzati.
l Green Pass non le sembra essere una mossa prematura dato che non abbiamo ancora una mappatura reale del virus e di eventuali varianti?
È uno strumento per incoraggiare i cittadini alla vaccinazione, perché questo è l’elemento principale: incentivare e dimostrarlo di averlo fatto.