Il mondo dello spettacolo in crisi: locali in chiusura e musica dal vivo sempre in più in bilico
Da diverso tempo la musica dal vivo è la voce che sentiamo sempre meno nei locali e nei luoghi di aggregazione. Gli artisti, i musicisti, strumentisti e in generale tutto il mondo delle spettacolo in questi mesi ha perso il contatto con il pubblico “ fondamentale” per il proprio lavoro.
Tra i tanti penalizzati, c’è la categoria dei musicisti che si esibiscono nei locali e vivono solo di serate come la band The Strangers, gruppo nato nel 2013 con 'intenzione comune e la volontà di provare a trasmettere, a tutti coloro che amano i The Doors ed anche a coloro che non li conoscono, quella atmosfera seducente che accompagnava le loro esecuzioni nei lontani anni 60".
La band è composta da 5 musicisti: Enrico Teruzz (cantante) , Mario Orefice (chitarrista) , Johannes Emmerling (tastierista di Stoccarda), Vanja Bognetti, batterista e Simone Contiero, Simone Contiero, bassista e manager della band.
Oggi Simone ci racconta le difficoltà che sta vivendo la musica live.
Come è cambiato la vita per i musicisti che suonano nei locali durante il covid?
Con questa pandemia ci siamo tutti ritrovati a suonare sui balconi, poi pian piano dopo il lock down qualche locale che poteva aprire a mezzogiorno ha fatto qualche concerto per pranzo, naturalmente sempre con la possibilità di annullare tutto all'ultimo minuto se le cose peggioravano.
Comunque molte band hanno smesso di suonare e molti locali non hanno retto ed hanno chiuso, tipo la storica Blues House di viale Monza a Milano o lo Spaziomusica di Pavia.
Come sta andando la ripresa alla normalità?
Dall’ entrata in zona bianca i locali rimasti hanno ripreso a fare serate i fine settimana con mille problemi: i gestori hanno dovuto chiedere alla clientela di adeguarsi alle esigenze della pandemia come il green pass, che come si sa ha una buona fetta di contestatori, ricevendo anche insulti e sproloqui, e le difficoltà dei frequentatori dei locali, avendo l'obbligo di rimanere seduti ai tavoli e di indossare la mascherina che con l’adrenalina di un concerto non hanno molto da spartire.
In generale comunque molti hanno ancora paura a frequentare i locali e se il pubblico latita anche per I musicisti diventa ancora più dura.
Le difficoltà dei locali dovute all’aumento delle spese per le misure covid, ha dato un taglio alle vostre attività. -Come vi siete organizzate? Cosa vi siete inventati per sopravvivere?
Come dicevo prima i locali hanno affrontato la situazione con dei tagli al personale, ma la situazione è molto in bilico, la domanda c’è: quindi si riescono a organizzare delle serate ma non ci sono miglioramenti e sono veramente pochi quelli che reggono.
Secondo me è una catena che rischia di spezzarsi. Noi musicisti possiamo anche pensare a delle novità, ma il problema rimane, poco pubblico, la paura la fa ancora da padrona.
Lo stato so che ha dato delle briciole sia agli artisti che alle imprese, che non ho idea di come stiano riuscendo a sopravvivere: qui si sta raschiando il fondo del barile
Fare musica in Italia è sempre molto difficile e i ragazzi cercano la vita del Talent. Come vedi lo scenario futuro?
Io credo che sia sempre stato difficile fare musica, ora ancora di più, diciamo che ora è più facile con la tecnologia realizzare dei prodotti ma da qui a parlare di capolavori.
La musica che da arte diventa business, è un male che c’è sempre stato, comunque ogni tanto qualche vero artista emerge anche con i talent ed è un piacere ascoltarli.