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Jalisse esclusi per la 25esima volta da Sanremo, ma la loro musica non si è mai fermata!

Jalisse e Sanremo uno strano destino li ha uniti e poi divisi con la musica al centro. Partecipano a Sanremo Giovani nel 1995 con il brano “VIVO” arrivando terzi nella finale della seconda serata.

Di diritto arriva la partecipazione al Festival di Sanremo nel 1996, dove si presentano con il brano "LIBERAMI” nella categoria giovani con il singolo “Amami” piazzandosi al sesto posto.

Nel 1997 si presentano tra i big con il brano Fiumi di Parole, riuscendo a vincere inaspettatamente il Festival di Sanremo con un’etichetta indipendente, ottenendo il Leone d’argento per il testo della canzone. Prosegue il momento “felice “per il duo che arriva quarto all’Eurofestival di Dublino nello stesso anno.

Da quel momento in poi, non riescono più tornare a Sanremo ma nonostante questo, proseguono la loro carriera musicale sebbene vengano ricordati con le canzoni di esordio. Numerosi progetti indipendenti anche all’estero alternando album, singoli e collaborazioni anche nell’ambito culturale.

Dal 2018 il ritorno in Tv   nel programma Ora  o Mai più condotto da Amadeus arrivando secondi nella classifica finale. Nel 2019 esce il singolo Cavallo Bianco, cover della canzone dei Matia Bazar e che viene presentato , l ’11 maggio sul Tg1 Rai tre condotto da  Vincenzo Mollica per DoReCiakGulp.

Oggi parliamo con Fabio Ricci e Alessandra Drusian il duo musicale che ha dato vita ai Jalisse, per capire il lungo percorso musicale in questi anni.

In questi giorni, sui mass media si ripete la notizia delle 25 esclusioni consecutive da Sanremo. Considerato che avete presentato brani diversi, quali sono le motivazioni di questi dinieghi?

Non abbiamo avuto risposta, nessuna motivazione. Andiamo alla cieca, sperando che, chi ha ascolta il nostro brano venga “colpito” e abbia la possibilità di inserirci all’interno della squadra. In 25 anni sono passati tanti organizzatori diversi da Fazio, Bonolis a Baudo ed è un orizzonte difficile per accontentare tutti. Ci facciamo diverse domande: qualcuno potrebbe dire un anno è colpa del testo, un altro anno è la melodia, un altro forse c’erano troppo gli archi o forse è la chitarra che manca. Potrebbe essere anche il nome Jalisse… magari? Sono domande che ci facciamo ma nessuna risposta.

E’ noto che Sanremo è un palcoscenico particolare, che ha fatto la fortuna di alcun artisti ma in altre occasioni non ha saputo cogliere il talento. Da cosa nasce la voglia di ritornare? E’ un motivo musicale o emotivo?

Sicuramente è un discorso musicale perché chi sale su quel palco ha la possibilità di far vedere il progetto al quale sta lavorando, di far sentire la propria musica non solo in Italia ma anche all’estero.  Per noi è lavoro.

Noi che siamo un’etichetta indipendente già da quando siamo nati e dobbiamo portare avanti il nostro mestiere. Noi viviamo e sopravviviamo con la nostra musica. Quindi una vetrina come Sanremo ci fa solo piacere, portare quello che sappiamo fare. Andare a Sanremo in questi anni ci avrebbe aiutato, ma va bene così.

Siete ricordati per la vittoria di Sanremo, nonostante abbiate fatto numerosi progetti indipendenti nel corso della vostra carriera artistica. Come siete maturati musicalmente in questi anni?

Come hai detto giustamente, modificando tante cose. Noi scriviamo canzoni, testi e musica e facciamo anche arrangiamenti.  Nell’ultimo album abbiamo fatto anche il mixaggio, nel senso che abbiamo messo il nostro gusto su tutto quello che era nell’intenzione dei 10 brani inediti. Noi cambiamo come anche altri artisti, cambiando anche generi musicali perché la sperimentazione è dentro di noi.

Mi viene in mente il brano “Non aver paure di chiamarlo amore” che è diventato una commedia musicale, che presenteremo nei teatri: è stata utilizzata  come colonna sonora di un docufilm L’incanto e la Perizia di Francesco Sarzana sulla rete di Sassuolo, che tra l’altro sta partecipando a concorsi internazionali.

C’è anche una versione che abbiamo fatto con un gruppo metal, che si chiama i Teodasia (gruppo veneto   tra Padova e Venezia): non c’è un limite o un genere e ….. poi si segue quella strada, ma c’è la voglia di sperimentare e di trovare formule diverse.

La chiave di riconoscimento dei Jalisse è proprio nella scrittura e nella voce di Alessandra e nella realizzazione dei cori. Poi il genere cambia.

In questo singolo Non Aver Paura di Chiamarlo Amore OFFICIAL VIDEO - Jalisse feat Teodasia,  avete portato delle nuove sonorità con chitarre sullo stile gotico.  Le vostre esperienze all’estero sembrano vissute e presenti in questo brano. E’ stata una sperimentazione musicale che esalta la vostra intesa oppure è un percorso che state per intraprendere? il vostro ultimo lavoro Voglio emozionarmi ancora segue questa scia?

Noi rock lo siamo sempre stati dentro. Fiumi di parole è un pezzo comunque pop in minore con un’ambientazione non squisitamente rock, ma con pop aggressivo. Abbiamo sempre avuto dentro questo desiderio. 

Io sono amante dei Linkin Park (Fabio), ascolto comunque di gruppi che hanno una sonorità forte. Erano 10 anni che cercavamo una sperimentazione con un’ambientazione sinfonica/rock/metal ed è arrivata l’occasione: la prima sperimentazione in generale.

Con il brano Voglio emozionarmi ancora ci siamo divertiti a giocare, come su altri brani.  Ci divertiamo!

Cosa vi lasciato il covid nella vostra musica?

Stando molto tempo a casa, abbiamo avuto modo di riorganizzare le idee e abbiamo scritto un nuovo un album, uscito a dicembre 2020 “Voglio emozionarmi ancora” con 10 inediti.

Certo non è quello che vorremo, perché ci piacerebbe tornare sui palchi come gli altri artisti.

Il covid ci ha danneggiato da un punto di vista lavorativo, non essendoci le serate. Siamo stati poco agevolati, poco aiutati e questo ci dispiace perché la musica fa bene a tutti.

Però ci sono arrivati tanti messaggi durante questo periodo, con i quali la gente di scriveva: “con la musica ci fate stare bene “e per noi è stata una grande vittoria!

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