La necessità della terza dose agli immunodepressi e ai fragili: le risposte della dr. Lucia Piantoni
E’ stata avviata la campagna per la terza dose di vaccino per alcune categorie, ovvero ultra ottantenni, gli ospiti delle Rsa e il personale sanitario.
Abbiamo chiesto alla Dott.ssa Lucia Piantoni (medico di medicina generale dell’alto milanese) alcuni approfondimenti su questo tema, che sono stati richiesti da alcuni lettori.
Secondo lei è necessario fare un’ulteriore dose, anche se dal test base (sierologico, seppure non estremamente attendibile) risultano creati abbastanza anticorpi?
L'opportunità di somministrare una terza dose ad immunodepressi e fragili in genere (includendo tra questi gli ultraottantenni) è stata valutata sulla base di dati preliminari, che suggeriscono che in queste categorie di pazienti un rinforzo dell'immunità anticorpale possa favorire una miglior difesa nell'occasione di una eventuale infezione da SarsCov2.
Il discorso è complesso, ma diciamo a grandi linee che parlare solo del titolo anticorpale quando si considera la capacità di un organismo di rispondere ad una infezione è inadeguato.
La risposta immunitaria si compone di molti fattori, e gli anticorpi sono solo "gli interruttori" che danno il via al processo, che dipende anche da fattori umorali (sostanze nel sangue) e cellulari (le cellule dell'immunità, ovvero i "globuli bianchi").
Fornire alle persone immunocompromesse per fattori genetici o acquisisti (per patologie o per terapie in corso) un miglior titolo anticorpale ed una miglior "conoscenza" dell'agente contro cui il sistema immunitario in toto dovrebbe muoversi, è una delle poche cose che possiamo fare per proteggerle, insieme al ridurre quanto più possibile la circolazione del virus nella popolazione generale.
Al momento le indicazioni ci dicono che i gravi immunodepressi e fragili saranno vaccinati negli ospedali, a cura dei sanitari e dei reparti che li hanno in carico, mentre per gli anziani e gli allettati potranno procedere i medici di base che aderiranno all'iniziativa, o le unità USCA, come per il primo scaglione vaccinale.
Chi non fa la terza dose, rischia di avere un green pass non più valido?
Il green pass al momento ha una riconosciuta validità di nove mesi, nell'attesa di valutare i dati di letteratura scientifica che ci indicheranno se e quando sarà opportuno procedere ai richiami vaccinali con l’obiettivo di ridurre i contagi e le manifestazioni gravi di malattia.
Se nel caso dei fragili è stato stabilito di procedere con la terza dose, è verosimile che chi non verrà sottoposto alla terza dose per sua volontà vedrà scadere l green pass, mentre coloro i quali non possono essere vaccinati a causa di patologie o terapie particolari che controindichino la vaccinazione vedrà rinnovato il green pass, come già è accaduto in queste rarissime circostanze.
Da ultimo: è parzialmente vero che i test che oggi usiamo per la determinazione dei titoli anticorpali possono non essere molto precisi, ma rispetto ai primi test usati il fatto di dosare ora solo un tipo di anticorpo, che è specificamente diretto contro la proteina spike del virus, che è peculiarmente del SarsCov2, ha reso i test sufficientemente affidabili per una valutazione generale.
Ricordiamo che tutti i test di laboratorio sono continuamente affinati, e che su questo tema si lavora alacremente in ambito scientifico ormai da quasi due anni, con progressi straordinari.