Poesie in dialetto romanesco: omaggio al poeta Trilussa
Centocinquanta anni fa nasceva a Roma Carlo Alberto Salustri, che diverrà celebre per le sue poesie in romanesco con lo pseudonimo di Trilussa. È stato sicuramente uno dei più grandi poeti dialettali di Roma, rendendo dialetto comprensibile, semplificato e alla portata di tutti, istruiti e gente più semplice. Questo suo modo di fare poesia gli procurarono sbeffeggi da parte di detrattori che lo ritenevano un guitto della poesia in vernacolo.
All'età di sedici anni Salustri porta al direttore del periodico dialettale "Rugantino" Giggi Zanazzo, i suoi primi componimenti poetici, e questi si rende conto di avere tra le mani un artista di valore, se pur ancora in erba. Il tempo renderà onore e omaggio a Trilussa, che con le sue liriche mette in evidenza le meschinità umane, comprese quelle politiche. Il poeta conosce, purtroppo, una carenza finanziaria, dovuta al suo vivere di poesia e senza una sua famiglia. Non voglio però fare una biografia della sua vita, ma presentare alcune sue poesie, per fare apprezzare la sua semplice genialità nel descrivere le più variate situazioni, e inoltre vuole essere un invito a leggerle, non solo per trascorrere un momento piacevole, ma anche per riflettere.
Ecco dunque alcune poesie che ho scelto per questo articolo:
LA CRISI DE COSCENZA
La crisi de coscenza pô succede
da un dubbio che te rode internamente:
come ridà la fede a un miscredente,
pô rilevalla a quello che ce crede.
In politica è uguale. Quanta gente,
che ciaveva un principio in bona fede,
s'accorge piano piano che je cede
e je viè fòra tutto diferente?
Te ricordi de Checco er communista
che voleva ammazzà de prepotenza
tutta la borghesia capitalista?
Invece, mò, la pensa a l'incontrario:
e doppo quarche crisi de coscenza
s'è comprato un villino a Monte Mario.
Simpatica, ironica ma sicuramente non campata per aria.
Eccone altre due, brevi ma significative:
LA LUMACA
La lumachella de la Vanagloria,
ch'era strisciata sopra un obbelisco,
guardò la bava e disse: Già capisco
che lascerò un'impronta ne la Storia.
PECCATO N. 1
Dio chiese a Adamo: chi ha magnato er pomo?
Io! fece lui.
Ma me l'ha dato lei.
Eva?
Sicuro. Mica lo direi...
E scappò fòra er primo gentilomo.
Anche quest'altra poesia, nella sua ironicità, ci vuole dare un piccolo insegnamento. Si intitola:
LA ZAMPANA
Mentre leggevo l'ultimo volume
de la Storia d'Italia, una zampana
sonava la trombetta intorno al lume.
Io, sur principio, nun ce feci caso:
ma quanno m'è venuta sotto ar muso
pe' pizzicamme er naso,
ho preso er libbro e, paffete, l'ho chiuso.
Poi l'ho riaperto subbito, e in coscenza
m'è dispiaciuto de vedella sfranta
a paggina novanta,
fra le campagne de l'Indipendenza.
M'è dispiaciuto tanto che sur bordo
der fojo indove s'era appiccicata
ciò scritto 'st'epitaffio pe' ricordo:
" Qui giace una Zanzara
che morì senza gloria,
ma suonò la fanfara
per restar nella Storia".
In Italia, a un dipresso,
se pô diventà celebri lo stesso.
Anche questa penultima poesia che voglio dedicare ai lettori mette bene in evidenza un aspetto comportamentale sotto l'egida dell'ipocrisia. La poesia porta il titolo:
UN RAGNO UMANITARIO
Un ragno stava a fa' la sentinella
per acchiappà un moscone ch'era entrato,
con un raggio de sole imporverato,
da la fessura d'una finestrella.
Questo me lo lavoro de sicuro:
pensava, tutto sta che se decida
d'entrà nell'ombra e d'accostasse ar muro...
Ma er moscone, sbadato, se posò
su 'na striscia de carta moschicida
e, manco a dillo, ce s'appiccicò.
Nun s'era mai veduto, strillò er Ragno,
un sistema più becero e feroce...
ma sottovoce disse: E mò, che magno?
Concludo con quest'ultima dal titolo:
LA STELLA
La pecorella vidde ch'er pastore
guardava er celo pe' trovà una stella.
Quale cerchi? Je chiese.
Forse quella che porterà la Pace,
che porterà l'Amore?
La stella c'è, ma ancora nun se vede...
je rispose er pastore.
Brillerà appena sarà accesa da la Fede,
da la Giustizzia e da la Carità.
Termino con l'invito a leggere le liriche di questo poeta dialettale davvero arguto e intelligente.
Potrebbe interessarti leggere anche: