Rovescala si prepara per la 70^ edizione del GP Colli Rovescalesi
Ormai è tutto pronto a Rovescala, in provincia di Pavia, per la 70^ edizione del Gp Colli Rovescalesi, la classica nazionale riservata agli Elite-U23 che si correrà domenica 27 agosto.
Con 40 team provenienti da tutte le parti d’Italia tra cui figureranno anche la francese Ag2r Citroen, le svizzere Elite Fondations, Obor Bike Aid e Vc Mendrisio Immoprogram, la belga Basso Flanders, la spagnola Eolo Kometa e l’ucraina Ukraine Cycling Academy.
Sarà così un parterre di assoluto primo piano quello che caratterizzerà l’appuntamento che può contare su una lunga tradizione firmata dai successi delle più grandi promesse del ciclismo internazionale e di grande giornate di sport che da 70 edizioni affascinano il pubblico dell’Oltrepo’ Pavese.
A coordinare il lavoro di selezione dei team di quest’anno è stato l’appassionatissimo Alberto Bernini, titolare di EnerTrade, con un lavoro incessante portato avanti dalla Asd Rovescalese del Presidente Remo Torregiani e coordinato da Stefano Saroni, con la collaborazione di Valerio Gatti, per l’allestimento di una manifestazione diventata negli anni un punto di riferimento per tutti i giovani talenti del ciclismo internazionale.
I team che saranno chiamati a dare spettacolo e a lottare per il successo nel 70° Gp Colli Rovescalesi saranno ben 12 italiani, oltre a 7 formazioni straniere e 21 squadre dilettantistiche tricolori.
La storia di Rovescala
Rovescala venne donata nel 943 dai re d'Italia Ugo e Lotario al Vescovo di Pavia, poi fu infeudata ai discendenti di Bernardo, di stirpe carolingia, conte di Parma e Pavia, che, dopo essere stato i conti di Sospiro nel Cremonese, furono in seguito detti Conti di Rovescala e furono annoverati, con i Langosco, i Gambarana e gli Sparavara, tra i conti palatini di Lomello.
Contesa tra Piacentini e Pavesi, Rovescala passò nel 1164 sotto il dominio di questi ultimi, che vi nominarono podestà e castellani, ma i conti continuarono a conservarne il possesso.
Capi del partito guelfo e molto ostili alla crescente influenza viscontea nella Lombardia meridionale, i conti di Rovescala esercitarono nel XIII e XIV secolo una grande influenza su tutto l'Oltrepò, scontrandosi con i Malaspina di Varzi e i Landi di Piacenza.
Banditi nel 1315 da Pavia con le altre principali casate guelfe, i conti nel 1358 riottennero i beni sequestrati, ma nel 1370 ingaggiarono un lungo conflitto contro Galeazzo Maria Visconti, che devastò gran parte dei loro possedimenti.
Perdonati una prima volta dal signore di Milano, alla sua morte i conti si ribellarono nuovamente al dominio visconteo, finché nel 1416 Filippo Maria Visconti non marciò contro di loro, impadronendosi di Rovescala.
Imprigionati e privati dei loro beni, che vennero donati dal duca a Giorgio Aicardi, detto Scaramuzza, i conti si trasferirono a Pieve Porto Morone, sulla sinistra del Po, sempre in territorio pavese, ottenendo poi, nel 1427 e poi nel 1456, la reintegrazione dei loro possessi, ma non del castello e della signoria di Rovescala, rimasta alla discendenza di Scaramuzza.
Nel 1482, morto Gasparino Visconti, il duca Gian Galeazzo Maria Sforza vendette per trecento ducati la signoria di Rovescala al nobile Gerardo Pecorara, concedendogli l'investitura feudale e la separazione del territorio dalla giurisdizione di Pavia e di ogni altra città.
Ma il fatto che i maggiori proprietari terrieri continuassero ad essere gli antichi conti divenne la causa di una lunghissima serie di controversie legali con i nuovi feudatari, che più volte degenerarono in scontri armati tra gli opposti fronti.
Nel 1491 i conti rientrarono temporaneamente in possesso del castello, ma negli anni Trenta del Cinquecento i Pecorara riuscirono ad imporsi come signori del feudo, grazie anche ad una serie di accordi matrimoniali con gli antichi conti, ormai in decadenza.
Retto in condominio da diversi rami della famiglia Pecorara, nel 1623 il feudo fu acquistato da Pietro Paolo Pecorara, restando alla sua discendenza fino alla morte, nel 1783.
In mancanza di eredi diretti, il re di Sardegna Vittorio Amedeo III tre anni dopo cedette Rovescala al giureconsulto pavese Gerolamo Pecorara, che fu anche l'ultimo feudatario.