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Augusto de Angelis: i gialli della Milano fascista

de angelis 1Personaggio strano ed eccentrico, Augusto de Angelis seppe ritagliarsi un suo spazio nella letteratura gialla italiana del primo Novecento, con la figura del commissario De Vincenzi.

Nato a Roma nel 1888, Augusto De Angelis, per tutti gli anni Venti, fu una delle firme di punta della cronaca del primo dopoguerra, con pezzi in cui lasciava trasparire il suo sarcasmo per Mussolini e il re, da tutti considerati intoccabili.

Ma la vera svolta nella sua vita avvenne nel 1935, quando Arnoldo Mondadori lo chiamò, con colleghi dal calibro di Ezio D’Errico e Tito Spagnol, per un compito alquanto delicato.

Infatti, la collana di punta dell’editore milanese, i Gialli Mondadori, all’epoca stavano conoscendo una fase di flessione, legata alle censure del fascismo, che vietava l’importazione dei gialli inglesi e americani più noti.

Il compito di De Angelis e dei suoi colleghi era di scrivere gialli belli e avvincenti, che avrebbero dovuto assecondare i gusti del pubblico, attratto in quel periodo dai gialli di Simenon con protagonista l’ispettore Maigret, fino al sottogenere del “delitto della camera chiusa”.

Nel 1935 usci il primo giallo di De Angelis “Il banchiere assassinato” che segna l’esordio del suo personaggio più noto, il Commissario De Vincenzi della Squadra Omicidi di Milano.

Alto, magro e silenzioso, De Vincenzi fu una piccola rivoluzione nel giallo italiano, che allora s’ispirava all’Hard Bolled statunitense.   

Nelle sue storie semplici ma cariche di umanità, il commissario cerca di capire chi sia stato l’assassino e soprattutto il movente delle sue azioni, muovendosi sempre con discrezione nell’alta società milanese oppure nei bassifondi, sempre seguito dalla sua squadra.de angelis 2

Ma De Angelis, nonostante tutti i problemi legati alla censura fascista, riuscì a creare dei romanzi davvero sorprendenti, come “Il candelabro a sette fiamme” che si schiera a favore del popolo ebraico, oppure “L’impronta del gatto” su una cupa storia di morte e vendetta che dal Venezuela di fine Ottocento arriva nella Milano della seconda guerra mondiale.

Quando nel 1943 i Gialli Mondadori furono chiusi, De Angelis fuggì a Bellagio, sul lago di Como, con la moglie e le nipotine.

Ma poco tempo dopo lo scrittore venne arrestato e finì in prigione con l’accusa di essere un antifascista.

Un anno dopo, scagionato da tutte le accuse, De Angelis incontrò per caso la donna che lo aveva denunciato, che gli chiese scusa per tutto quello che gli aveva causato.

Lo scrittore accettò le scuse, ma il fidanzato della ragazza, un noto fascista, credendo che tra i due ci fosse stata una relazione, picchiò a sangue De Angelis.

Ricoverato in ospedale, lo scrittore morì il 18 luglio del 1944, a causa delle gravi ferite riportate nella colluttazione. 

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