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Bonvesin della Riva: un letterato milanese

bonvesin-della-rivaQuesta volta vi voglio parlare di quest’illustre personaggio milanese vissuto nel secolo XIII.

Bonvesin della Riva nacque a Milano, l’anno non è però certissimo, nel 1240 e morì nel 1315, anche sulla data della morte, però non c’è la massima certezza. Risiede con la famiglia nel quartiere di Porta Ticinese, dove trascorre l’infanzia e la sua prima giovinezza.

Conseguite le licenze scolastiche, si trasferisce, come insegnante a Legnano, dove, dopo un periodo non lungo, rientra a Milano e si dedica alla stesura del “De magnalibus urbis Mediolani”, ossia, Della grandezza della città di Milano. La sua religiosità lo portò a divenire Terziario degli Umiliati; gli Umiliati erano un Ordine Religioso che fiorì in Lombardia, riconosciuto con una Bolla da Papa Innocenzo III.  Questa sensibilità lo portò a praticare forme di carità verso i più bisognosi.

Nel 1274 compose un poemetto in quartine in volgare  illustre dell’Italia settentrionale, dal titolo “Libro delle Tre Scritture”. Il componimento è diviso in tre parti in cui sono raffigurati l’Inferno, il Paradiso e la Passione di Cristo, con una forte suggestione poetica.

In forma di apologo, cioè di racconto breve e allegorico con un fine morale e pedagogico, scrisse Il Trattato dei mesi, e il Vulgare de elymosinis, cruda descrizione di alcune terribili malattie. Nella sua ecletticità non tralasciò neppure l’aspetto del galateo, cimentandosi nel De quiquaginta curialitatibus ad mensam, con uno scritto vivace e realistico. Scrisse anche opere religiose, quali ad esempio le Laudes de Virgine Maria e la leggenda di Frate Ave Maria.

Essendo anche poeta si dedicò anche a scrivere di quest’arte, ricordo, come esempio, la Disputatio mensium, dove racconta di un’immaginaria lotta tra i dodici mesi dell’anno, dove sicuramente vi è presente una allegoria.  Un poemetto di 936 versi lo dedicò sulla buona condotta da tenersi a scuola e fuori, sia agli alunni, sia ai maestri. Chissà che non possa essere utile anche oggi!

Prima di terminare riporto piccole tracce del suo scritto “Della grandezza della città di Milano”.

Il Bonvesin scrive:

  • Nella città di Milano vi sono 6000 sorgenti di acqua pura per alimentare 12.500 case. Duecento sono le chiese con 480 altari e 120 campanili. I presenti in città sono oltre duecentomila, e si consumano ogni giorno 1200 moggi di grano. Il moggio o modio è un’antica unità di misura.
  • In città, al registro comunale, erano iscritti trecento forni per pane. 440 erano i macellai, mentre circa una ventina, i pescatori che ogni giorno portavano il pesce fresco in città. Il totale delle botteghe erano oltre le duemila unità. Dice anche che 150 erano gli albergatori presenti.
  • I notai erano ben 1500, seicento i consoli del Comune con sei trombettieri. 120 i chirurghi di varie specialità, 28 i medici. Settanta i maestri di scuola elementare e otto i professori di grammatica. Più di 40 erano i copisti, 18 i cantori di canto  ambrosiano.

Davvero interessante questa descrizione sulla nostra Milano.

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