Camilla Cederna: una donna contro
Dalla brillante cronista della Milano del boom economico alla giornalista determinata degli anni di piombo, Camilla Cederna ha fotografato, con i suoi articoli, un periodo fondamentale della storia italiana del secondo Novecento.
Secondogenita di una famiglia di imprenditori originaria della Valtellina, Camilla Cederna nacque a Milano il 21 gennaio del 1911.
Dopo aver trascorso una giovinezza a contatto con i più famosi esponenti della Milano letteraria dell’epoca, a soli 18 anni Camilla si laureò con una tesi dedicata a “Prediche contro il lusso delle donne dai filosofi greci ai Padri della Chiesa”.
Il 7 settembre del 1943, alla vigilia dell’armistizio, la Cederna pubblicò sul “Corriere della Sera” il bozzetto di costume “Moda nera” dedicato alle donne dei gerarchi fascisti ed in particolare a Claretta Petacci, l’amante di Mussolini.
Lo scandalo suscitato dall’articolo fu enorme, tanto che la giornalista dovette fuggire in Svizzera con la sua famiglia fino alla fine del conflitto.
Tornata in Italia, nel 1945 la Cederna venne assunta da Arrigo Benedetti per la rubrica di moda dell’ “Europeo” il primo settimanale italiano in assoluto.
Il successo fu immediato; infatti la Cederna, con la sua prosa semplice ma tagliente, riusciva a cogliere in un colpo solo tutti gli aspetti della moda milanese e non di quel periodo, dal new look al tubino nero, fino ad arrivare alla proposte più strane ed esotiche.
Sempre ben vestita e pettinata, Camilla andava a tutte le feste tenute della buona società milanese, dove faceva sempre scalpore con i suoi pungenti commenti sugli ospiti e sul loro modo di vestire e di comportarsi.
Al termine della serata la giornalista tornava nella villa di famiglia, dove viveva con la madre, e si chiudeva nel suo studio a scrivere i suoi articoli, con la sola compagnia di un gatto nero.
Nel 1956 la Cederna entrò a far parte della redazione dell’ “Espresso” dove con la rubrica “Il lato debole” mise alla berlina i vizi e le virtù dell’Italia del boom economico.
Ma il 12 dicembre del 1969, con la strage di Piazza Fontana e l’inizio della strategia della tensione, la vita della giornalista conobbe un drammatico cambiamento che la spinse a dedicare tutti i suoi sforzi a capire e comprendere la situazione politica italiana.
In poco tempo uscirono “Pinelli. Una finestra sulla strage” sulla morte misteriosa di Giuseppe Pinelli e “Sparare a vista” sugli anni di piombo, che vennero molto criticati e discussi, tanto che la Cederna venne persino accusata di aver in qualche modo provocato gli assassini di Luigi Calabresi.
Nel 1978 Camilla scrisse “Giovanni Leone. La carriera di un presidente” sulla vita e sulla politica del presidente, che vendette ben 800.000 copie.
Ma proprio quel libro segnò per sempre la vita della Cederna, che non solo venne condannata per diffamazione e per notizie inesatte, ma dovette assistere alle dimissioni di Leone, dovute proprio alle sue insinuazioni.
Amareggiata, nel 1981 Camilla lasciò per sempre l’ “Espresso” e si ritirò nella sua casa di Milano fino agli inizi degli anni Novanta, quando cominciò a collaborare con la rivista “Panorama” per la rubrica di costume.
Malata da tempo, Camilla Cederna mori a Milano il 5 novembre del 1997.
Nel giugno del 2013 il comune di Milano ha intitolato alla sua memoria il giardino che si trova nel Largo Richini, vicino all’Università Statale.