Cesare Beccaria: importante personaggio milanese
Raccontare la storia di Milano e non citare il Beccaria è fare un torto alla stessa, data l’importanza che questo personaggio ha rappresentato.
Cesare Bonesana Beccaria, marchese di Gualdrasco e di Villareggio, nasce a Milano il 15 marzo 1738 e vi muore nel novembre del 1794. Personaggio a tratti paranoico con sbalzi d’umore, di carattere debole e indolente e poco portato alla vita sociale.
Filosofo, giurista, letterato ed economista italiano è considerato tra i massimi esponenti dell’illuminismo italiano che, nella seconda metà del XVIII secolo, anticipava quello che diverrà il pensiero francese del Settecento. La sua vita privata fu, soprattutto in gioventù, piuttosto tribolata, che tuttavia non gli impedì di conquistarsi un posto nella storia.
Montesquieu, filosofo e giurista francese, iscritto alla massoneria, tra le sue opere si ricordano “Lettere persiane”, che furono la causa dell’avvicinamento all’illuminismo del Beccaria. Fece parte del cenacolo dei fratelli Verri, contribuì a creare “l’Accademia dei Pugni “e collaborò alla rivista “Il Caffè”.
L’opera maggiore per cui il Beccaria è entrato nella storia è la pubblicazione di “ Dei delitti e delle pene”, anche se qualcuno fa notare che l’opera sia stata scritta, anonima, da Pietro Verri. Nel 1766 l’opera fu messa all’indice a causa della distinzione tra peccato e reato. Un interessante aspetto che andrebbe approfondito. Fece un viaggio in terra di Francia, soprattutto per insistenza dei fratelli Verri, poi rientrò a Milano, dove divenne professore di scienze camerali, oggi si dice di economia politica, tanto che nel 1771 divenne membro del Supremo Consiglio dell’Economia nel governo austriaco. Riprendendo dalla sua opera principale, il Beccaria dava al delitto una visione laica e non visto come offesa alla Legge Divina. Si ricordano frasi da lui pronunciate come: “Non vi è libertà ogni qual volta le leggi permettono che in alcuni eventi l’uomo cessi di essere persona e diventi cosa”, “che i supplizi non sono necessari, così come la tortura e la pena di morte”.
È un sostenitore della laicità dello Stato. Molto sentita è l’esigenza di rifiutare la pena di morte, al capitolo XXVIII afferma: “Parmi un assurdo che le leggi, che sono l’espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l’omicidio, ne commettano uno esse medesime, e, per allontanare i cittadini dall’assassinio, ordinino un pubblico assassinio”.
Prosegue affermando che la pena di morte è inaccettabile perché il bene della vita è indisponibile, quindi sottratto alla volontà del singolo e dello Stato. Inoltre essa non è un vero deterrente e non è necessaria in tempo di pace. Un altro punto su cui il Beccaria insiste è l’inutilità della tortura, considerata come “l’infame crogiuolo della verità”. Un altro tema, anche oggi messo in atto e dal Beccaria prudentemente considerato, è quello inerente alla “ custodia cautelare”in attesa di processo, dove evidenzia possibili e a volte inutili sofferenze dell’accusato. Anche sull’autodifesa, ossia il poter possedere armi da fuoco da parte del cittadino, il Nostro giurista avanza delle considerazioni. Come si evince da queste brevi note, il pensiero del Beccaria è quanto mai attuale e portatore di stimoli per un’attenta riflessione anche nella nostra attuale società.
Alcune curiosità:
- È a lui dedicato il carcere minorile di Milano.
- Un importante Liceo Classico milanese porta il suo nome, il Ginnasio Liceo Statale Cesare Beccaria.
- La Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano gli ha dedicato uno dei tre dipartimenti.
- Gli astronomi gli hanno dedicato il nome di un asteroide, l’8935 Beccaria.
Un altro importante personaggio cui Milano ha avuto l’onore di dare i natali.