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Antonio Bozzetti: un cantastorie di dialetto milanese

antonio bozzettiIl personaggio milanese di cui vi voglio parlare questa volta è quello di Antonio Bozzetti. Probabilmente ai più questo nome dice poco o nulla, eppure la sua figura è, per la nostra Milano, culturalmente espressiva.

Il Bozzetti nasce a Milano nel 1924 in viale Monza, in una casa di ringhiera di cui la nostra città, soprattutto nelle periferie, abbondava. Abitare in una casa di ringhiera voleva dire appartenere a una famiglia modesta, che tuttavia non mancava di dignità e di sana moralità. Vi dico subito il perché di questa scelta sul personaggio, perché è stato, è scomparso nel 2009, un cantastorie in dialetto milanese.

Bozzetti rappresentava un’autentica enciclopedia vivente sul patrimonio popolare milanese, che comprendeva la conoscenza sui mestieri scomparsi, sulla vita legata alla quotidianità di coloro che vivevano nelle case di ringhiera, su cosa era la scuola degli anni trenta, sul comportamento quotidiano della città, e tutto raccontato e sceneggiato nel nostro bel dialetto meneghino. Nascere in una casa di ringhiera voleva anche dire conoscere la semplicità, la condivisione, l’essere tra e con la gente, e queste caratteristiche hanno accompagnato Antonio per tutto il percorso della sua vita. Parlava e raccontava le sue storie a tutti, bambini, anziani, donne, uomini, per tutti aveva un attimo d’attenzione. Interprete, sceneggiatore e attore del teatro popolare milanese cui è stato dedicato un documentario prodotto e distribuito da Medialogo – Milano, dove è raccontata la storia di quest’uomo cantastorie per vocazione.

Celebre è la sua narrazione della Resistenza a Gorla quand'era operaio alla Magnaghi, dove ben documentava e narrava, con la sua calda voce, le sofferenze dovute alla fame, alla paura che causavano i bombardamenti che colpivano senza pietà la sua Milano. Una collaborazione fruttuosa il Bozzetti l’ebbe con Teatro Officina, nato a Milano in viale Monza nel 1973 grazie a un gruppo di operai, studenti e insegnanti, e dove, tre anni dopo, l’incontro col Bozzetti sarà frutto di un’interessante collaborazione, permettendo così al “cantastorie” di portare sulla scena i suoi racconti.

V’invito a sentire dalla sua viva voce in repertorio, tratto da La vita e il sogno, “la strada”, “Canto la lingua di tutti”, “la cà de ringhiera”, e per chi, come me, è vissuto negli anni cinquanta a Milano, e magari proprio in una casa di ringhiera, nell'ascoltare questi racconti non può non sentire la propria anima animarsi di ricordi. Ad esempio, nella “Cà de ringhera” è un piacere sentirlo quando descrive un appartamento di una casa di ringhiera; si aveva il gas, ma non l’acqua, che si doveva andare in cortile con un secchio e attivare una pompa per attingerla, e poi il gabinetto, che era posto in fondo a un corridoio e serviva per più famiglie, con la coda da fare alla mattina.

Potrei continuare, ma lascio a ciascuno il piacere di scoprire il seguito.

Una cantante che canta e recita ancora in dialetto milanese, è Paola Cavanna, nata negli anni cinquanta in una Milano proletaria e di periferia, dove il dialetto milanese era parlato dai genitori e soprattutto dai nonni, che ha lavorato per anni col grande attore e cantastorie Antonio Bozzetti, lasciando in lei una traccia indelebile della sua capacità artistica e della sua umanità.

Un milanese, il Bozzetti, vero innamorato di Milano, del suo dialetto e delle sue genti.

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