Giuseppe Luraghi tra industria e letteratura
Uomo dai molti talenti, Giuseppe Luraghi ha saputo destreggiarsi con abilità nella Milano del secondo novecento, con risultati prestigiosi nei campi dell’automobile e dell’editoria, non trascurando la sua passione per la scrittura.
Figlio unico di una giovane coppia della piccola borghesia milanese, Giuseppe Luraghi nacque a Milano il 12 giugno del 1905.
La sua infanzia venne segnata da due tragedie; a 15 anni perse il padre Felice, che lavorava per il settore import export di una ditta che commerciava con l’India, durate l’epidemia di spagnola del 1918 e solo due anni dopo anche la madre, Giuditta Talamora, seguì il marito nella tomba.
Anche distrutto dal dolore, Giuseppe non si perse d’animo e nel 1927 poté laurearsi brillantemente in Economia presso l’università Bocconi di Milano.
Contemporaneamente fece il servizio militare a Torino e trovò il tempo di imparare il pugilato, convinto che fossero esperienze educative decisive per forgiare il carattere di un uomo.
Nel 1930 Luraghi venne assunto dalla Pirelli, dove in poco tempo arrivò a ricoprire ruoli sempre più importanti all’interno dell’azienda fino al 1950, quando venne assunto dalla Società Idroelettrica Piemontese.
All’inizio del 1952 Luraghi divenne il direttore generale della Finmeccanica del Gruppo Iri e decise di concentrare le sue attenzioni sull’Alfa Romeo, allora in un momento di declino.
Tra la sue attività di questo periodo ricordiamo la rivista Civiltà delle Macchine e soprattutto il progetto della Giulietta, l’auto che, di li a poco, sarebbe diventata uno dei simboli del miracolo economico italiano.
Dal 1956 fino alla fine del 1959 Giuseppe lavorò nella Lanerossi come presidente ed amministratore delegato, grazie ad un contratto con il presidente dell’Iri.
Con il ritorno all’Iri, nel 1960, Luraghi per 14 lunghissimi anni si dedicò con tutto se stesso al lancio dell’Alfa Romeo sui mercati esteri, grazie anche ad automobili come la Giulia, la scattante 1750 e soprattutto la Duetto.
Giuseppe nello stesso tempo riuscì a far pubblicare per la Mondadori romanzi e racconti incentrati sulle disavventure del Pepp Girella, un simpatico bottegaio milanese e di sua moglie, tra i quali ricordiamo “Due milanesi alle piramidi” del 1966 e “La bibbia del Pepp Girella” del 1972.
Ma nel 1974 lo scandalo legato alla costruzione degli stabilimenti di Pomigliano d’Arco e di Avellino, destinati alla fabbricazione delle Alfasud, costrinsero Luraghi a lasciare la sua amata azienda con tutti i suoi collaboratori.
Amareggiato, Giuseppe prima guidò dal 1977 fino al 1982 la Mondadori, che attraversava uno dei periodi più difficili della sua storia, poi cercò invano di salvare la Necchi di Pavia dal fallimento.
Negli ultimi anni l’ex dirigente tornò alla passione per la pittura, con piccoli acquarelli e tempere che ottennero un discreto successo di pubblico.
Colpito da un male incurabile, Giuseppe Luraghi morì nella sua casa di Milano il 10 dicembre del 1991.
Oggi nella periferia Ovest di Milano c’e un cavalcavia dedicato alla memoria di questo dirigente d’azienda dalle poliedriche capacità e passioni.