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Guareschi a Milano

guareschi la scoperta di milanoGiovannino Oliviero Giuseppe Guareschi, lo ricordate no? Colui che ci ha deliziato con Peppone e Don Camillo, pur avendo scritto moltissimi altri interessanti racconti; ebbene voi direte, ma cosa ha a che fare con la nostra Milano?

Semplice, lo scrittore, giornalista e umorista, ha trascorso parte della sua vita proprio nella nostra città, prima in Via Modena, poi in Via Menotti. Tra le molte sue opere, ha scritto un libretto dal titolo “La scoperta di Milano”, in questi giorni abbinato al Corriere della Sera.

Proprio dal primo capitolo traggo lo spunto per quest’articolo. L’autore racconta, in forma allegorica e ironica, di uno strano incontro: siamo nel novembre del 1916 in una piazza, non meglio precisata, della città, dove si ritrovano sette misteriosi personaggi che così descrive.

Un uomo con una lunga barba bianca e un ampio mantello, rappresenta il Tempo; una signora magra stecchita, con un ampio domino nero e con un cappuccio che gli scendeva fin sugli occhi scuri e profondi, rappresentava la Morte. Un’altra figura femminile, dai fianchi ampi e bella nel corpo, con i capelli sciolti sulle spalle e una ricca veste di seta a fiorellini, si presentava come la Vita. Una vecchina magra, curva e piccola di statura, coperta da uno scialle tutto variopinto, con un paio di occhiali affumicati depositati su un naso affilato e adunco, era la Bugia.

È la volta di una giovane donna dagli occhi azzurri, con una veste semplice ma di buon taglio e una margherita fresca tra i capelli, questa è la Speranza. Una bella ragazza con un corpo ben modellato, portava un vestito solo un velo, che risaltava la sua bellezza e rendeva la visione piacevole, aveva uno sguardo franco e leale, era la Verità. Per ultimo ecco signora Fortuna, dall’aspetto piuttosto equivoco, con un abito eccentrico; le sue labbra erano eccessivamente appariscenti, anche se una veletta fittissima nascondeva il suo sguardo.

La strana brigata si mise in movimento e si ritrovò nei pressi di Lambrate, dove, in un attimo di attesa, la Speranza afferma:

- Che cosa stanno combinando?

- La nuova stazione spiegò la Verità.

- Sarà un capolavoro d’arte, aggiunse la Bugia.

A oggi, quasi a cento anni di distanza, ritengo che la Bugia avesse proprio visto bene, non mi pare che l’attuale stazione ferroviaria sia un capolavoro artistico, non raggiungendo, a mio modo di vedere, neppure la sufficienza. Non che Milano non abbia capolavori d’arte, anzi, tuttavia qualche “bruttezza” purtroppo non manca.

Rimessisi in movimento, la brigata raggiunge Piazza Duomo, e qui la Verità si sentì di dire:

- È un capolavoro mirabile. Credo che nessuno possa darle torto!

- Peccato che abbia sempre davanti quelle impalcature. Lo affermava novantanove anni fa!

- Non vi addolorate, rispose la Bugia.

- Questa è l’ultima volta che vedrete delle impalcature davanti alla facciata del Duomo. Ormai è definitivamente finito. Bugia più grossa non poteva dire!

Lasciato quest’argomento, iniziarono a parlare delle case che facevano di Milano, Milano.

- Le case sono una cosa seria, rimbeccò risentita la Vita.

- E le case devono essere belle dentro e fuori.

Su quest’ultimo punto ci sarebbe molto da sindacare, interi quartieri di Milano lasciano molto a desiderare, sia in bellezza sia in robustezza. Qui la Morte fa un intervento di sicuro effetto, infatti, afferma:

- Le case dove la gente passa le sue ore di riposo le fornisco io, e sono belle perché anche gli architetti più famosi che ci vengono ad abitare non trovano mai nulla di dire.

Poi la compagnia continua il suo pellegrinaggio per la città ma lascio a voi il piacere di conoscere tutta l’affascinante avventura del protagonista narrata nel libro.

Sicuramente fa piacere a ogni buon milanese riscontrare che molti personaggi divenuti famosi, hanno condiviso con Milano momenti della loro vita.

Eh sì, Milan l’è propri on gran Milan!

Il Barbapedana

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