Verdi biografia: nel bicentenario dalla nascita, ripercorriamo la vita del cigno di Busseto
L’uomo e il genio fra straordinarie opere, tragedie familiari e passione patriottica
Di Giuseppe Fortunino Verdi non si conosce il giorno preciso della nascita.
Nell’osteria di famiglia a Le Roncole (oggi Roncole Verdi), a metà fra Milano e Modena, il suo compleanno si festeggiava il 9 ottobre, ma venne registrato all’anagrafe dal padre Carlo e dalla madre Luigia Uttini, filatrice, il 13 ottobre 1813. Così risulta dall’atto di nascita redatto in francese dato che Busseto faceva allora parte dell’Impero Napoleonico.
LA FORMAZIONE Il primo strumento suonato dal piccolo Giuseppe fu una spinetta acquistata con non poche difficoltà dal padre; ben presto il bambino si dimostrò un abile esecutore e il suo talento venne notato da Pietro Baistrocchi, organista della chiesa di Le Roncole dove Verdi era chierichetto, che lo indirizzò gratuitamente verso lo studio della musica e dell'organo. Quando Verdi aveva solo 15 anni, una sua sinfonia d'apertura venne eseguita, al posto di una di Rossini, nel corso di una rappresentazione di Il barbiere di Siviglia al teatro di Busseto. Con l’aiuto di Antonio Barezzi, un negoziante amante della musica che divenne suo benefattore, il giovane compositore- pur rifiutato dal prestigioso Conservatorio milanese che oggi porta il suo nome- poté continuare gli studi come allievo di Vincenzo Lavigna, maestro concertatore alla Scala.
Nel 1836 sposò sposò Margherita, la ventiduenne figlia del suo mecenate, con la quale due anni più tardi andò a vivere a Milano; la coppia si traferì in una modesta abitazione a Porta Ticinese. Ѐ il 1839 quando viene finalmente rappresentata alla Scala la prima opera del Cigno di Busseto: si tratta dell’Oberto, Conte di San Bonifacio che ebbe un discreto successo e quattordici repliche.
I DRAMMI FAMILIARI E IL NABUCCO Nel giugno del 1840 Giuseppe Verdi è un uomo distrutto: il destino gli ha portato via, nell’arco di tre anni, i piccoli Virginia Maria e Icilio entrambi di pochi mesi e infine la loro madre, Margherita. L’impresario Bartolomeo Merelli tentò di non fargli abbandonare la lirica e gli consegnò personalmente il Nabucco, un libretto di soggetto biblico scritto da Temistocle Solera che narra le vicende degli ebrei durante la cattività sotto il regno di Nabuccodonosor. Verdi lo accantonò, concentrato solo sul suo dolore, finché una sera –mentre il compositore lo spostava- il libretto cadde in terra aprendosi sulle pagine del Va, pensiero. Verdi rimase tanto profondamente scosso dal testo che non riuscì a prendere sonno: finì col musicare quella notte il celebre coro e poi tutto il libretto.
Il 9 marzo 1842, il Nabucco andò in scena al Teatro alla Scala: e il successo fu definitivo, trionfale. Sessantaquattro repliche solo nel suo primo anno di esecuzione, il Va, pensiero che diviene l’inno doloroso e fiero di popolo, quello italiano, oppresso dagli austriaci e una soprano a interpretare Abigaille, Giuseppina Strepponi, che nel 1859 divenne la sua seconda moglie dopo una chiaccheratissima convivenza.
GLI “ANNI DELLA GALERA” E LA TRILOGIA POPOLARE Seguirono anni di lavoro convulso, spesso su commissione. Anni così intensi che Verdi li definì “di galera”. Le opere del Maestro, non sempre aiutate da una genuina ispirazione, erano legate a schemi passati della tradizione lirica facente capo a Rossini, Bellini e Donizzetti. Nonostante questo I Lombardi alla prima crociata, La battaglia di Legnano, Giovanna d'Arco, e I masnadieri furono opere di successo.
Ernani (1843), tratto dal dramma di Victor Hugo, e Macbeth (1843) con il loro approfondimento psicologico dei personaggi trasportano la produzione di Verdi nella fase della maturità la cui massima espressione è la trilogia popolare rappresentata da Rigoletto (Venezia, 1851), Il trovatore (Roma, 1853) e La traviata (Venezia, 1853).
In particolare in Rigoletto –opera per anni oggetto della censura austriaca- per la prima volta, un buffone di corte, un emarginato è protagonista di un dramma e molte donne possono rispecchiarsi nella situazione di subalternità in cui versano i personaggi femminili.
VIVA VERDI! Nel 1842 il Va, pensiero del Nabucco, atto di accusa degli ebrei contro la dominazione straniera, non poté che essere letto in chiave anti-austrica. Il compositore della Messa di Requiem per il funerale di Manzoni fu sostenitore dei moti risorgimentali e sembra che durante l'occupazione austriaca la scritta "Viva V.E.R.D.I." fosse letta come "Viva Vittorio Emanuele Re d'Italia". Il Cigno di Busseto fu parlamentare del Regno d'Italia (1861-1865), eletto come deputato nel Collegio di Borgo San Donnino (ora Fidenza) e, successivamente, senatore dal 1874.
L’ULTIMO CAPOLAVORO E LA MORTE Nel 1869 Ismail Pashà, il kadivè d’Egitto aveva invano tentato di ottenere da Verdi –che rispose di non comporre musica di occasione neanche per 80mila franchi- un inno per l’inaugurazione del Canale di Suez. Tuttavia il compositore accettò più tardi l’invito a comporre musica per l’inaugurazione del teatro del Cairo. Era il 1871 quando vi risuonaro trionfali le note di Celeste Aida o della marcia Gloria all’Egitto. Dopo l’Aida Verdi, che ha comprato il podere di Sant’Agata con mille ettari di terreno e adottato la piccola Filomena Maria, si ritira a vita privata.Verdi morì al Grand Hotel et De Milan a Milano il 27 gennaio 1901, a 87 anni. Il Maestro lasciò istruzioni dettagliate per le sue esequie che, semplici, si sarebbero dovute svolgere nella discreta luce dell’alba o del tramonto, senza sfarzo né musica. Le sue volontà vennero rispettate. Era amatissimo: non solo nei giorni di agonia via Manzoni e le strade circostanti vennero cosparse di paglia affinché lo scalpitio dei cavalli e il rumore delle carrozze non ne disturbassero il riposo, ma undicimila persone seguirono il feretro.
Venne sepolto con la moglie a Milano presso la Casa di Riposo per i Musicisti che lui stesso istituì.
Valentina Fumo