Il lago Gerundo negli scritti degli storici
Sull'esistenza del lago Gerundo già si è scritto, tuttavia voglio apportare alcuni elementi nuovi che testimoniano la presenza di questo lago lombardo, che si trovava a cavallo di quattro provincie, Bergamo, Cremona, Lodi e Milano. Ai giorni nostri questo lago si ritrova nei toponimi di località che sorgono nella zona, così come nella conformazione del territorio.
Tuttavia a rafforzare l’esistenza di questo lago, sono anche alcuni personaggi storici famosi, potremmo definirli giornalisti – cronisti della storia, i quali ci hanno lasciato una descrizione abbastanza precisa di questo “mare” – lago.
Il termine “mare” deriva probabilmente dal latino “mara”, ovvero palude. Ad assegnare questo nome è stato lo storico Gaio Plinio Cecilio Secondo, più conosciuto come Plinio il Vecchio, nato a Verona o Como, il luogo è controverso, nel 23 d.C., e, oggi diremmo, di professione giornalista. Era un cronista molto ligio al dovere, tanto da raccontare i fatti dal vivo, ossia così come lui stesso li osservava, tanto è vero che trovò la morte proprio mentre osservava e descriveva l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Si può dunque affermare che la presenza di una “mare” Gerundo sia fatto vero, e non frutto di una leggenda, anche se inevitabilmente il popolino non ha perso l’occasione di ricamarci immagini e racconti frutto più di fantasia che di realtà. Una sua descrizione la troviamo nella “Naturalis historia”, pubblicata nell’anno 77.
Altro personaggio storico che raccontò delle paludi padane è il greco Strabone, che descriveva la geografia dell’allora Impero Romano. Questi era un geografo e storico greco, la cui opera a contenuto geografico in 17 libri è pervenuta sino a noi, e in uno dei suoi scritti riferisce: “ Gran parte della Cispadana era occupata dalle paludi”, quindi fa supporre che l’area ora detta Gera d’Adda, fosse sommersa. Questa è una zona della pianura lombarda compresa tra il fiume Adda a ovest, il fiume Serio a est, il fosso bergamasco a nord e a sud confinante con diversi comuni. Sappiamo che i Romani avevano iniziato a bonificare quelle zone paludose per renderle adatte alle coltivazioni, ma che poi dovettero cessare i lavori per le cruente invasioni barbariche.
Un altro protagonista – cronista è lo storico Paolo Diacono, monaco, storico, poeta e scrittore longobardo, passato alla storia come il “ cronista dei longobardi”. Nei suoi scritti possiamo leggere: “ causa le incessanti e torrenziali piogge, l’irruenza dei fiumi Adda, Oglio e Serio, strariparono sulla pianura con una massa enorme e incontrollabile di acqua, creando un grande lago”, il Gerundo appunto. Arriviamo nel 1110 d.C., quando in uno scritto del monaco Sabbio, nelle sue memorie sulla città di Lodi, sostiene che “ in quel tempo vide che quel lago esisteva ancora, così come sulla piccola penisola del colle Eghezzone, erano presenti colonne con anelli per l’ormeggio delle barche”. Il colle Eghezzone è un’altura ubicata sulla riva destra del fiume Adda. Pier Ambrogio Curti, scrittore e patriota italiano nato a Milano, in un suo scritto del 1857 dal titolo “Tradizioni e leggende della Lombardia” racconta del lago Gerundo. Lo storico Giovanni Agnelli da Lodi riferisce del prosciugamento di una palude tra Abbadia Cerreto e Chieve, dovuta ai monaci dell’Abbazia di Abbadia Cerreto. Nella sua “ Guida ai draghi e mostri in Italia”, edizione del 1896, lo scrittore e ricercatore Umberto Cordier, di Alba, afferma che la realtà del lago Gerundo è fuori discussione, lo proverebbero prove geologiche, archeologiche e paleontologiche. Dobbiamo però costatare che nonostante il lago sia scomparso, ha lasciato sul territorio dei “figli” come testimoni di un florido passato. Questi laghetti sono riscontrabili in vecchie cartine, ecco alcuni nomi: lago Barilli o Lambello, che sorgeva tra i paesi di Fombio, Santo Stefano e Guardamiglio. Lago di Mileti, più noto come Bayton, ora prosciugato ma visibile in alcune fotografie d’epoca. Lago di Arcagno, a nord di Lodi, di cui non rimane traccia se non nel nome di una località nella frazione di Montanaso. Lago di Galgagnano, menzionato in documenti quali “ Historiae Urbium et Regionum Italiae Rariores”, e il lago di Cerreto.
Terra ricca di fiumi e laghi quella lombarda, dove un “mare”, il Gerundo, ha contribuito alla storia e al vissuto dei nostri avi.
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