I Maestri Comacini: un pezzo di storia lombarda
Con quest’articolo desidero far conoscere un pezzo della nostra storia lombarda legata ad abili mastri costruttori, che hanno lasciato opere davvero estimabili, i Maestri Comacini, detti anche Magistri cumacini.
Erano dei costruttori, muratori, stuccatori, lapicidi, raggruppati in una corporazione delle arti e mestieri, conosciuta anche come Gilde, d’imprese edili che operavano, siamo nel VII-VIII secolo, in Lombardia, nel Canton Ticino e anche in diverse città europee.
Il termine comacini potrebbe derivare dalla città di Como, tuttavia c’è chi contesta questa etimologia, preferendo far risalire il termine a “cum machinis o macinis”, con riferimento alle impalcature e argani che questi operai mettevano in opera. Dobbiamo risalire all'Editto di Rotari del 23 novembre 643 per trovare un documento che cita questi Magister Commacinus, mentre in un successivo documento, datato febbraio 713 dell’Editto di Liutprando, riporta non solo la dicitura di questi maestri, ma anche un vero e proprio tariffario.
Rotari e Liutprando sono stati Re Longobardi. Il romanico lombardo, stile architettonico sviluppatosi alla fine dell’XI secolo, ebbe come operai proprio i maestri comacini, che sono ritenuti gli inventori dello “stile lombardo”. Da documenti del IX secolo, si legge che questi abili scultori e decoratori operavano non solo in Lombardia, ma anche nel Canton Ticino, nel Lazio, in Umbria, nelle Marche e persino in Danimarca, Svezia e Germania.
Chi visita la città di Como può ammirare queste opere nella decorazione esterna della basilica romana di Sant’Abbondio, nel coro della chiesa basilica di San Fedele, dove sono rappresentate non solo figure umane, ma soprattutto figure zoomorfe, grifoni, mostri e complessi intrecci vegetali. Questi mastri avevano anche un vero e proprio “marchio di fabbrica”, rappresentato da un fiore a sei petali detto “fiore della vita”, ma anche “rosa comacina”.
Questo tuttavia non fu il loro unico simbolo, infatti, nella città di Assisi, si può vedere, al numero civico 14 dell’odierna via San Francesco, la casa detta “Casa dei Maestri Comacini”, dove figura un loro stemma raffigurante un compasso e una rosa, mentre a destra della facciata è murato un altro loro stemma, che raffigura due teste di leoni e tre palle, con riportato l’anno 1477.
I Maestri Comacini erano organizzati in grandi squadre con molti operai già prima del Mille, documenti lo testimoniano, tanto che personaggi come Gregorio Magno, San Wilfrido, Guglielmo da Volpiano e altri, usufruirono di queste maestranze per la costruzione di chiese e abbazie nei loro paesi. Nella nostra Milano, la Basilica di Sant'Ambrogio presenta opere dei Maestri Comacini, capitelli con ornamenti vegetali, mostri e animali grotteschi, di difficile significato ma sicuramente portatori di un messaggio simbolico.
Osservando attentamente si dovrebbe scorgere l’effige di un braccio, che era anche il metro misuratore, affiancato dalle parole “Adam Magister”, ossia Maestro Adamo, forse per significare l’essere la prima grande e maestra confraternita che operava quest’arte con maestria e capacità, oppure per indicare semplicemente il nome di un maestro della pietra di nome Adamo, che fu attivo nella seconda metà del secolo XI.
Questo nome si legge capovolto su una colonna anch'essa capovolta. Sarebbe sicuramente interessante approfondire lo studio per conoscere se esiste anche un linguaggio segreto legato a questa corporazione, ma questo ci porterebbe lontano dallo scopo dell’articolo.