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I Martinitt: storia di un’istituzione di Milano

martitnittVi voglio raccontare, se pur brevemente ma solo per riportare alla memoria un passato della nostra storia milanese che non deve andare nell’oblio del tempo, la storia di un’istituzione che è per la nostra città, un onore, quella dei Martinitt.

Tutto ebbe inizio col nobile Girolamo Emiliani o Miani, figlio di terra veneziana e famiglia nobile. Siamo nel XVI secolo, un periodo tutt’altro che pacifico. Il nostro Girolamo fu avviato alla vita militare, per poi ottenere prestigio, com’era uso allora, nella società del tempo. Tuttavia, durante il periodo militare e in seguito a vicissitudini non proprio gratificanti, ebbe modo di maturare una profonda conversione religiosa, tanto che, dalla Chiesa Cattolica, sarà dichiarato santo.

Grazie a questa conversione, Girolamo si dedicò alla carità verso i più derelitti, soprattutto bambini, e quando capitò a Milano il duca Francesco I, gli diede la possibilità di radunare bambini e bambine milanesi rimasti orfani, e per poterli ospitare gli permise l’accesso nell’oratorio di San Martino – se pensiamo al Santo del mantello probabilmente più che un caso è un segno – che si trovava in un palazzo dell’attuale via Manzoni.

È qui che nasce il nome di Martinitt, forse perché in milanese orfanello si dice martinin, e da nin a nitt il passo è breve; può esserci anche un’influenza del fatto che l’oratorio era dedicato a San Martino. Per le bambine il nome era diverso, difatti l’appellativo dato, sicuramente più poetico, era quello di Stelline – Stellin nel nostro dialetto meneghino. L’origine di questo nome è dovuto al fatto che Federico Borromeo, cugino del più noto Carlo, fondò l’Ospedale dei Mendicanti che poi diventerà l’Orfanatrofio della Stella, da cui Stelline.

casa dei martinit demolizione

L’opera del fondatore continua a elargire i suoi frutti, immaginiamoci come doveva essere la vita per un bambino/a a quei tempi, se orfani o abbandonati, voleva dire la fame, la strada, con tutto ciò che questa, di negativo, poteva rappresentare, anche se nel 1772 dovettero trasferirsi al convento di San Pietro in Gessate. Qui i ragazzi rimanevano sino al compimento del diciottesimo anno d’età, avendo così modo di istruirsi nel leggere e nello scrivere, e imparando un mestiere, utile per riuscire ad andare a bottega e guadagnarsi il pane. Poi arrivò quel vanaglorioso e guerrafondaio di Napoleone, il quale rese, anche a loro, la vita più difficile.

Poi, siccome tutto ha fine e tutto passa, anche lui passò, e i Martinitt fecero ritorno nella loro prima sede. Parlando di quei ragazzi, non si può non ricordare la loro eroica partecipazione, come staffette da una barricata all’altra, nelle Cinque giornate di Milano.

Nel 1884 è fondata la Società di Mutuo Soccorso degli ex Martinitt. Vorrei qui ricordare, fra gli altri, due personaggi divenuti poi famosi, che hanno fatto parte dei Martinitt, E. Bianchi, industriale delle bici e automobili; biciclette con cui hanno pedalato corridori famosi, e A. Rizzoli, fondatore della notissima casa editrice. Proprio quest’ultimo racconta com’è stata la sua entrata nell’istituzione. Appena entrati, si era sottoposti a una visita medica e, se non vi erano malattie in atto o sintomi preoccupanti ma tutto era in regola, si veniva indirizzati al magazzino, dove un inserviente riforniva l’utente di lenzuola e coperte.

Poi era consegnata la divisa, con la severa raccomandazione di tenerla sempre in ordine, pulita e, soprattutto, di non perderla, altrimenti erano guai. La divisa era composta di: pantaloni di panno con striscia rossa lungo tutto il fianco, una camiciola, un cravattino rosso, le calze, un paltoncino che arrivava un po’ sopra il ginocchio e un berretto con visiera, su cui figurava uno stemma e il numero di matricola.

Questo numero era anche quello che si doveva cucire su ogni indumento, in modo da non confondere le proprie cose con quelle degli altri; proprio come si faceva, e probabilmente ancora si fa, per i ragazzi/e che vanno in colonia. Inutile dire che le camerate erano stanzoni enormi, con più di quaranta letti, così come il refettorio, molto grande e capiente.

Naturalmente nelle camerate il riscaldamento era semplicemente un sogno. Come vedete la vita era molto più grama di oggi! Nel gennaio 2009, veniamo ai giorni a noi più vicini, è stato inaugurato il Museo Martinitt e Stelline, all’interno dello storico edificio in Corso Magenta, 57. Museo che consiglio vivamente a tutti di visitare.

Oggi l’Ente è stato trasformato in Azienda di servizi alla persona Istituti Milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio.

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