Il mistero della morte di Bruce Lee
20 luglio 1973: ci lasciava uno dei più grandi maestri di arti marziali mai esistiti. Bruce Lee era un nativo americano di origine cinese, esperto nell'arte marziale del Wing Chun Kung Fu, appreso a sua volta ad Hong Kong dal maestro Yip Man.
Nato nel 1940, Lee si distinse per il suo interesse per il mondo occidentale, la filosofia e la psicologia. Il suo personaggio è uno dei più noti al mondo, nonostante la sua brevissima vita (morì poco prima di compiere 33 anni).
Per moltissime persone, anche nate dopo la sua morte, Bruce Lee significa un misto di arti marziali orientali ed occidentali ma non solo: nel libro The Tao of Jeet Kune Do, scritto dalla mano della moglie Linda durante un periodo di lungo infortunio del marito e sotto dettatura di Bruce Lee, il giovane maestro espone le sue teorie circa l'approccio mentale che andrebbe tenuto per affrontare al meglio un avversario in combattimento ma, prima che nel combattimento, bisogna vincere le proprie paure e superare i proprio limiti mentali "avendo nessuna via come via e usando nessun metodo come metodo"; l'assimilazione all'acqua, elemento naturale molto sfuggente ma contenibile in uno spazio chiuso, innocuo ma devastante al contempo è uno dei tanti esempi filosofici applicati alle sue teorie.
Per lui l'arte marziale canonica è statica, cristallizzata negli schemi da cui ci si deve liberare per riuscire davvero a praticarla. Nasce il Jeet Kune Do "la via per intercettare il pugno", strumento potente di commistione tra psicologia, introspezione e studio metodico di tutte le discipline marziali conosciute, orientali e occidentali, tecniche e istintive
Ispiratore di milioni di persone che praticano le arti marziali, è stato riconosciuto come esempio di vita anche da molti profani del combattimento e delle discipline marziali. Le sue palestre in poco tempo si riempirono di allievi, curiosi e amanti delle arti marziali, di ogni etnia e colore, contro i rigidi dettami della cultura cinese, ristretta nel ghetto contro l'occidente e i neri d'America.
Lee fece della sua abilità atletica (facilitata anche dalle sue ottime qualità di ballerino) la sua vita: si allenava spessissimo da solo e in coppia, coi pesi e con sforzi aerobici e calistenici. Divenuto attore (dopo alcuni umili lavori in America, sua nuova patria, e gli studi universitari poi abbandonati) venne notato durante l'unica competizione del Long Beach International Karate Championships da un produttore televisivo giungendo ad Hollywood in varie serie TV e film.
In seguito ad alcune delusioni lavorative tornò con la famiglia ad Hong Kong dove girò altri film che gli diedero fama in Oriente per poi lanciarlo a livello internazionale nel nuovo film di Hollywood I tre dell'operazione Drago.
Inimicatosi molti personaggi del mondo marziale del Kung Fu, per loro invidia e per la volontà di Lee di insegnare anche ai non cinesi lo splendore delle arti orientali, l'attore accettò alcune sfide di combattimento anche sui set cinematografici.
La sua morte rimane un mistero tuttora: si ritiene che nel periodo di forte stress e di disidratazione delle scene del film I tre dell'operazione Drago, Lee venne colpito da un edema cerebrale, fortunatamente curato in tempo ma che dopo tre mesi lo stroncò: Lee, preso dai lavori al copione dell'ultimo film The Game of Death - L'ultimo combattimento di Chen, si trovava con la collega attrice Betty Ting Pei quando fu colto da un forte mal di testa. La ragazza gli pose una dose di Equagesil, un farmaco che si ritiene essere responsabile della morte a causa di una reazione allergica.
Molte cose si sono dette: che l'attrice fosse la sua amante, che Lee venne ucciso dalla mafia cinese per giri di denaro, che la setta dei maestri di Kung Fu tradizionalista lo avvelenò, che la sua morte venne simulata per permettergli di fuggire dai suoi nemici.
Non sapremo mai la verità anche se alcune cose non tornano: il combattimento era la sua vita e il suo ultimo film si intitola L'ultimo combattimento di Chen. Nel film, riadattato poi con materiale di archivio e sagome di cartone dell'attore a coprire la faccia dello stuntman che lo sostituì, Billy Chen è un campione di Kung Fu minacciato dalla mafia e in fuga in seguito alla morte simulata dopo una sparatoria nel quale rimase ferito. Tutti questi indizi sembrano messaggi lasciati nella fase finale di vita di Bruce Lee.
Ai funerali di Bruce Lee parteciparono 25.000 persone, indice del suo grande lascito etico e spirituale ad Hong Kong e al mondo intero.
Altrettanto inquietante è l'epilogo della vita di suo figlio Brandon, il celebre attore protagonista de Il Corvo: durante una scena di sparatoria con proiettili caricati a salve, l'attore viene colpito da un frammento di proiettile che lo uccide. Padre e figlio riposano affiancati al cimitero di Seattle, tuttora meta di curiosi, fans ed estimatori dei due grandi attori: sulla tomba di Bruce è il logo del Jeet Kune Do con la frase posta dagli amici e allievi "La tua ispirazione continua a guidarci attraverso la nostra liberazione personale".
La tomba di Bruce e Brandon Lee al cimitero di Seattle