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Il parlar in gergo della mala milanese

Il gergo è un modo di esprimersi, un linguaggio, usato dal popolino, o dai girovaghi, dagli emigrati e da altri che svolgevano una propria attività, come ad esempio gli stagnari, oppure dei teatranti, dei militari, insomma di varie realtà. Anche la mala ne possedeva uno proprio di cui vi voglio riportare alcuni vocaboli con il loro significato, ovviamente per ovvie ragioni devo fare delle scelte sui vocaboli in quanto un semplice articolo non mi permette di “allargarmi” troppo.ligera milano

Seguo, nell’esposizione, l’ordine alfabetico.

  • Àfano. È un termine dispregiativo che si affibbia a un delinquente di mezza tacca, ossia che vale poco.
  • Armaa. Si diceva di persona che era ben fornito di denaro e che si poteva rapinare. Se invece la vittima designata era mal messo, si diceva “armaa balucch”.
  • Babbi. Così veniva nominato l’ospedale o anche, soprattutto per certi delinquenti, il manicomio criminale. Col il termine “Babbin” si indicava l’infermiere.
  • Balanza. Allude alla statua della Giustizia. Affermare “avegh el cuu frecc con la balanza” significava essere nei guai con la giustizia.
  • Bassòtt. Così era definita la guardia carceraria.
  • Canarin. Con questo termine si poteva indicare il delatore, ma anche l’avvocato e il giornalista.
  • Can de guardia. Era così definita la portinaia di bordelli.
  • Carbòna. Era la casa mentre il Carbonista era il ladro specializzato in furti in appartamenti.
  • Casché. Dicesi di furto commesso con destrezza.
  • Ciapp (fa on ciapp). Si intende rubare una automobile.
  • Dervascàtol. Si intende lo scassinatore.
  • Draga. Era il poliziotto in borghese.
  • Duu (numer duu). È il carcere di Milano, situato al numero 2 di via Filangeri.
  • Elettricista. Era il detenuto che si faceva mandare in infermeria come epilettico.
  • Emme. Era così detto il biglietto da mille lire.
  • Fà berlicch berlocch. È cambiare le carte in tavola.
  • Falzett. Era così detta la fascia dei pantaloni dove si teneva il coltello.
  • Fermà l’orelogg. Con questo termine si intendeva il mandare all’ergastolo.
  • Frisa. Era così definita una compagnia di buontemponi.
  • Geladina. Questa affermazione avvisava che in quel posto o in quella casa non vi era nulla che valesse la pena rubare.
  • Gimàcch. Era così definito l’amante, ma anche uno sfruttatore di donne.
  • Grattaroeula. Era così definito lo spioncino della cella.
  • Imbastiment. Era così definito la preparazione del reato.
  • Incavallaa. Voleva dire essere armato.
  • Indiàn. Era così definita la Guardia di Finanza che si muove cautamente.
  • Làder de pan de mej. Un ladruncolo alle prime armi.
  • Lòdria. Furbo, astuto, ma anche amante.
  • Lupara. (fa la lupara). Dar la caccia alle cimici in prigione per sterminarle.
  • Maggiorengo. Era il prefetto, ma anche il capo guardia delle carceri.
  • Mascà. Si diceva di una persona che parlava per sottintesi o che tendeva a mascherare il discorso.
  • Meco de la bola. Era così definito il Sindaco.
  • Monatt. Esperto e furbo ma assai disonesto.
  • Negozi de la passarina. Era così definito il commercio sessuale.
  • Nervi balordi. Altro non erano che i soldi falsi.
  • Nona. (fa la nona) ossia fare la guardia.
  • Ocarina. (fa l’ocarina). Era il modo per segnalare, mediante un fischio convenuto e modulato, un pericolo.
  • Oggiaj de Cavour. Sono le manette.
  • Orchestra. Diversamente da quel che si pensa, era invece la Corte d’Assise.
  • Palomba. Biglietto clandestino gettato dalla finestra del carcere.
  • Passatemp. Con ironia per indicare il Tribunale.
  • Pedigree. In questo caso il certificato penale.
  • Pizzafoeugh. Di persona litigiosa, che semina zizzania.
  • Quietista. Il ricattatore.
  • Requiescat in pace. È eseguire un omicidio.
  • Ribattin. Era una pistola automatica.
  • Saccàgn. Era il coltello molto affilato usato dai borsaioli, ma poteva indicare lo stesso borsaiolo.
  • Sbròffa e Sbroff. Il primo termine indicava il mitra, il secondo la rivoltella.
  • Sciambola. Significa fare baldoria, invece sciambola ricamada è fare baldoria con donne.
  • Sfrosadòr. Così era detto il contrabbandiere.
  • Tajacantòn. Dicesi di bandito che assalta la vittima all’ angolo della strada.
  • Tenòr. Cane da guardia che abbaia a gola spiegata.
  • Tombosa. Era la cantina, e dire spazza tombos era identificare il ladro di cantine.
  • Usmà odor de ransc. Fiutare il pericolo.
  • Véder bèll. È il brillante.
  • Vendemmia. Per identificare un anno di galera.
  • Volantina. Rubare al volo una bicicletta.
  • Zampogna. Era il fagotto che conteneva il corredo del carcerato.
  • Zappadòr. Si soleva indicare il Pubblico Ministero.

 

Qui termino questa incursione nel gergo, ormai quasi del tutto abbandonato, della mala milanese.

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