Lassù sulle montagne: canzoni da gita montanara
Ieri mattina mi è giunto all'orecchio, da una radio locale che stava dedicando una trasmissione alle richieste musicali, una richiesta di una signora che domandava se era possibile ascoltare la canzone "Vecchio scarpone".
Subito mi sono venuti alla mente gli anni di gioventù passata, quando con amici si prendeva il pullman da Milano e si andava in gita in montagna. Una delle nostre mete era il Resegone poiché non dista molto dalla città. Ebbene, una volta sul pullman non mancava mai chi intonava una canzone del repertorio montanaro-pullmistico, seguito da tutta la compagnia, ignorando le povere orecchie dell'autista. Sono convinto che sono molti coloro che hanno vissuto questi momenti. Ad essere sincero mi sono anche chiesto se la richiesta della signora potesse riguardare il marito o qualche conoscente, ma poi ho tralasciato il pensiero maligno. Or bene, il ricordo mi ha portato a fare un ripasso delle canzoni del momento, e così ho deciso di riportarle nero su bianco.
Inizio proprio da Vecchio scarpone, una canzone di Gino Latilla. Ecco alcune parole della canzone:
- Vecchio scarpone quanto tempo è passato, quante illusioni fai rivivere tu. Lassù tra le bianche cime di nevi eterne immacolate al sol, cogliemmo le stelle alpine per farne dono ad un lontano amor.
Una canzone per un certo verso triste, perché riporta al tempo spensierato della gioventù.
- Altra canzone che non mancava era "La Montanara", e il suo ritornello diceva così: La montanara ohè si sente cantare cantiamo la montanara per chi non la sa (bissando), poi: Lassù sulle montagne, tra boschi e vali d'or, fra l'aspre rupi echeggia un cantico d'amore.
- Una classica che non mancava era "Sul cappello che noi portiamo" e che iniziava così: Sul cappello, sul cappello che noi portiamo, c'è una lunga, c'è una lunga penna nera, etc.
Tipica canzone degli Alpini che si cantava anche se non si apparteneva al Corpo degli Alpini.
- - Meglio sarebbe, canzone con cui ci si scatenava e che dice: O mia Rosina tu mi piaci tanto, e come il mare piace a una sirena, e quando non ti vedo piango tanto, che non mi scorre il sangue nelle vene. Poi seguiva il ritornello.
- Altra canzone che infervorava il cantare era "La mula di Parenzo", che inizia così: "La mula di Parenzo – larirulà- l'ha messo su bottega – larirulà, de tutto la vendeva, de tutto la vendeva", con tutto quel che segue.
- La bella al mercato. Anche con questa canzone, sotto a dar voce. "La bella va al mercato, ravanin e remolas, barbabietole e spinass, trenta soldi al mass, la bella va al mercato e incontra un bell'Alpin, e incontra un bell'Alpin".
- Dove te vett o Mariettina. Questa simpatica canzone non era di facile esecuzione, poiché qualche stonata non mancava, tuttavia ci si andava a divertire, per cui... Dice così: Dove te vett o Mariettina, per tre volte, insci a bon ora 'n mezz'al prà, inscì a bon ora,n mezz'al prà. Mi me ne vado in campagnola, per tre volte, in campagnola a lavorà. E via di seguito.
- Altra canzone che infervorava i cuori e le corde vocali è quella dello Spazzacamino, con una non tanto velata allusione a una questione di sesso. Inizia così: Su e giù per le contrade, di qua e di là si sente, 'na voce allegramente dello spazzacamin! S'affaccia alla finestra una bella signorina, con voce graziosina chiama lo spazzacamin... ecc. etc. E sappiamo come è poi finita.
Ovviamente il repertorio potrebbe continuare ma, per ragioni di spazio, mi debbo fermare. Comunque è un momento che ricordo molto volentieri e, sono sicuro, non sono il solo, speriamo che queste arie continuino anche oggi ad accompagnare i gitanti montanari.
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