Milanesi in vacanza: che mondo sarebbe senza Milanesi
Il rientro dalle vacanze è quasi sempre un trauma. Se vivi a Milano l'incubo è rappresentato dai semafori, dalle sirene, dalle code interminabili all'uscita dell'autostrada.
Così, già gli ultimi giorni di ferie ti portano alla mente ricordi poco gradevoli. Poco importa se hai ancora cinque fantastici giorni di mare di fronte a te, il pensiero ti tormenta: vola oltre i gabbiani, il fruscio del vento, il chiaro di luna e le stelle.
Poco importa se sei determinato a goderti il tramonto più bello che tu abbia mai visto mentre il rosa del cielo bagna la tua pelle e chiudi gli occhi assaporando le ultime gocce di paradiso perché ovunque tu vada loro sono lì, pronti a ricordarti il tuo futuro prossimo: eccoli, i milanesi in vacanza.
Ecco perché quest'estate sono partita pronta a lasciarmi alle spalle lo stress, il lavoro, la routine eppur, figlia del mio tempo e della mia città, coscientemente consapevole che la meta prescelta sarebbe stata invasa dai miei amabili concittadini.
Destinazione Costa Smeralda. Un piccolo puntino di Eden, un oasi verde e speciale caratterizzata dal buon vino, il buon cibo, il calore del sole e della gente. Ero giusto sul punto di rilassarmi quando all'improvviso eccolo: l'esemplare ambrosiano per eccellenza.
Quaranta gradi all'ombra e il nostro uomo passeggiava allegramente sulla spiaggia con il pantaloncino a quadri e la sua camicia, rigorosamente bianca e... rigorosamente Fred Perry. Quando ti trovi davanti un esempio del genere puoi solo fermarti ad osservarlo e goderti la scena.
Sistemazione dell'ombrellone, posizione tattica dell'asciugamano, schiera di creme protettive contro i raggi Uv: considerazione delle condizioni climatiche e alla fine scelta del fattore 45. Ma è proprio quando hai deciso che ormai il meglio è stato dato che Mister X aziona l'appendice tecnologica del proprio corpo: il palmare o l'iphone.
Elemento assolutamente da non dimenticare per una vacanza a contatto con la natura. Da prima parte qualche telefonata. Ed eccolo, lo aspettavi da quando avevi intravisto la sua immagine in lontananza, lo riconosceresti ovunque: l'accento. Ovviamente l'argomento della chiamata è sempre il solito: la fi... fidanzata che è rimasta a casa.
Sai che rischi di sembrare inopportuna e impicciona (ma chi? Io?) ma ti avvicini ugualmente per udire meglio. L'appuntamento è per l'aperitivo (e per cosa se no?), il locale è a Porto Cervo (dove se no?) e la chiamata si conclude con la classica frase milanese “weee alura alle 19,30? Si, si... Chicca salutami la Fe', la Lu', la Ma', la Cri'... si si... ti saluta anche il Dario...”
E' ufficiale a questo punto non ne puoi più: sei distrutta. Provi a dimenticare e cammini lungo il bagnasciuga alla ricerca di tranquillità.
Ma la situazione non cambia. Il tuo fidanzato è ore che è incollato al nuovo Ipad (cerchi di ricordare un buon motivo per cui glielo hai regalato...) e adesso mentre lo inviti per un bagnetto ristoratore ti accorgi che il suono in entrata verso il suo cervello è sull'OFF.
Osservi la scena: lo sguardo inebetito, la pupilla dilatata, gli altri uomini che parlano con lui... un giornale... la Gazzetta! Oh Dio! Lo avevi quasi soppresso dalla tua mente ma lui non se l'è scordato: il calciomercato! Il calciomercato è per gli uomini un po' come le scarpe per ogni donna definibile normale: un dettaglio di cui non ci si dimentica.
Eh si, perché mentre noi guardiamo adoranti le vetrine della prossima collezione autunno-inverno di Dior e soffriamo per il prezzo sul cartellino loro si struggono per il giocatore ceduto in prestito, per l'affare Ibra al Milan, per una campagna acquisti deludente. E come noi donne invidiamo i sandali di Manolo Blanhik alla donna che ci passa di fianco sculettando, ugualmente loro investirebbero di tasca propria se potessero aiutare la loro amata squadra. E poi c'è l'elemento fantacalcio (ci si deve preparare psicologicamente all'asta) l'equivalente psicologico, per una donna, dei saldi fuori stagione da Chanel. Ecco perché non esiste un milanese in vacanza, o più in generale un uomo, senza la sua radiolina (“Amore non è colpa mia se siamo in vacanza. Te lo avevo detto prima di partire: c'è il preliminare di Champions”), la sua gazzetta, le sue chiacchiere calcistiche da ombrellone.
Anche la serata non promette niente di buono. Tu e la tua amica siete là, sedute in uno dei ristoranti più rinomati dell'inebriante Smeralda, mentre davanti ai vostri occhi si diffonde uno splendido Belvedere: Cala di Volpe. Il profumo del pesce, l'aroma dei frutti di mare, il dlin dlin del vermentino nei calici e... il tavolo accanto. Ti perseguitano. E' ufficiale. I tuoi vicini di cena ovviamente provengono dal capoluogo lombardo.
Donne dai gioielli accecanti, uomini in giacca e Rolex: “si va be', c'avranno anche il mare qui questi sardi ma il pesce più buono ce l'abbiamo noi (te pareva...) e poi ti pare che dobbiamo aspettare così tanto? Dov'è il cameriere? (due minuti dopo essersi seduti) Non capisco ma lo sanno chi siamo noi? Ho prenotato due giorni fa e guarda in che tavolo ci hanno sistemato. Guarda quelli là hanno il tavolo più grosso e sono meno di noi. Weeee quanto costa la baracchetta qui, se voglio me la compro. E comunque io qua non ci torno più”.
Alleluia è senz'altro il pensiero del cameriere che li guarda sorridendo pregustando la mancia. Perché gliene va fatto atto: saranno anche rompiscatole ma i milanesi son signori. Non fosse anche solo per il fatto di apparire. Eh mica si può fare i “barbun” a Porto Cervo.
Così a fine serata un ghigno divertito si dipinge sul mio volto e mentre osservo le stelle che riflettono sugli imponenti Yacht un pensiero attraversa la mente: checché se ne dica... checché se parli... checché ci si scherzi su... che mondo sarebbe senza Milanesi!!!
Tibi
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