Una passeggiata per il quartiere Forlanini di Milano
Per chi arriva da Est, dalla bassa bergamasca, da Brescia o dal Veneto, è la prima zona di Milano che si incontra: benvenuti al quartiere Forlanini, una piccola isola di case in mattoni rossi e di verde situata nel mezzo della periferia orientale della città!
Il quartiere prende il nome dall’asse che lo delimita a Nord, quel Viale Enrico Forlanini che costituisce la parte finale di quel lungo rettilineo che parte dal Centro della città e arriva fino all’aeroporto di Linate, e che lo separa dai campi e dalle cascine della contigua Ortica. Il perimetro è segnato da un altro asse viario significativo, quello di Via Mecenate, oltre che dalla Tangenziale Est.
Ovviamente, la zona, specie dal lunedì al venerdì, è molto trafficata, vista la presenza, tra le vie Mecenate e Fantoli, di un’area commerciale, con numerose aziende e magazzini di corrieri e spedizionieri, e la vicinanza del mercato ortofrutticolo e di quelli ittici e dei fiori.
Nonostante ciò, il quartiere è un’area molto vivibile, tranquilla e verde, specie nei numerosi vialetti interni che lo caratterizzano, ed è molto ben collegata al Centro città, con una linea tramviaria, la 27, che conduce fino in Piazza Fontana, e una di autobus, la 45, che unisce la stazione M3 di San Donato a quella ferroviaria di Lambrate, attraversando le vie della zona. Un altro importante collegamento con il Centro si ha dal 2015, quando, in corrispondenza dell’Expo, è stata aperta la stazione di Milano Forlanini del servizio ferroviario suburbano: in soli dieci minuti di treno si arriva a Porta Venezia o a Romolo! Da ultimo, nel 2022, è prevista l’apertura della nuova linea 4 della metropolitana, con una fermata lungo Viale Forlanini e un’altra a ridosso della stazione ferroviaria.
Quartiere Forlanini Milano: la sua storia
Il quartiere ha la sua storia, e si fa risalire ai piani regolatori di fine anni ’50 – inizio ’60, quando Milano, con la sua vocazione industriale, iniziò ad attrarre masse di emigranti dalle campagne settentrionali prima e dal Sud poi, e, per questo, iniziò a costruire, ai margini dell’area urbanizzata, grandi quartieri residenziali, corredati di servizi. Così anche il Forlanini, eretto tra il 1960 e il ’64 dall’Istituto Autonomo Case Popolari di Milano con il contributo di grandi nomi dell’architettura dell’epoca, come Luciano Baldessari, Pietro Lingeri e Antonio Cassi Ramelli.
Si scelse un’area vicina ai grandi assi di collegamento con il Centro, nonché a grandi complessi industriali, di cui rimangono, ancora oggi, su Via Mecenate, alcuni capannoni trasformati in studi televisivi, distretti creativi e ristoranti. L’idea fu, sin da subito, quella visibile ancora oggi, ovvero file di case in mattoni rossi con inserti bianchi in cemento separate da vialetti con siepi e una notevole porzione di verde, in modo da garantire una buona vivibilità agli abitanti.
Naturalmente, vennero pensati anche alcuni servizi essenziali, come vari negozi, ancora oggi presenti sulle vie Mecenate, Zante e Facchinetti, e delle strutture scolastiche, come i complessi delle vie Meleri e Decorati al Valor Civile o la media di Via Dalmazia. Successivamente, il quartiere si arricchì di un supermercato, ancora oggi presente in Piazza Ovidio. La fase di edificazione degli anni ’60 inglobò due preesistenze, ovvero quel villaggio artigiano, con villette a schiera, oggi visibili lungo le vie Cossa, Barigozzi e Mazzucotelli, e un altro complesso di case popolari di fine anni ’40 situate lungo via Mecenate, ai numeri 5 e 7.
In questo periodo venne eretta anche la chiesa di San Nicolao della Flue, del 1968-70, opera dell’architetto Ignazio Gardella. Si tratta di un edificio dalla curiosa forma sinuosa, sopraelevato rispetto al piano stradale e caratterizzato da contrafforti in cemento armato che sostengono la struttura a vela e dividono la chiesa in tre navate, illuminate da vetrate di Pino Grioni.
Si accennava, poco sopra, alle preesistenze industriali lungo via Mecenate. Qui, ai primi del ‘900, l’ingegnere Giovanni Caproni, pioniere italiano del volo, decise di spostare la produzione di aeroplani da Vizzola Ticino a Milano. Nacque così il complesso industriale di Taliedo, che prese il nome dalla zona ricca di orti e cascine, oggi non più esistenti, situati tra gli attuali assi viari Mecenate - Ungheria - Salomone.
Lo stabilimento raggiunse grandi livelli di produttività poco prima della Grande Guerra e, poi, durante il fascismo, quando, per far fronte a una crescente richiesta di manodopera, Caproni fece erigere una seconda serie di capannoni dall’altra parte di Via Mecenate, allora collegati da un sottopasso, e, poi, prima della Seconda Guerra Mondiale, un’altra ancora su Via Fantoli. Insomma, la Caproni era una vera e propria cittadella industriale! Con la fine della Guerra, però, iniziarono i guai e, nonostante alcuni tentativi di riconversione verso il ferrotramviario e il settore carrozzerie, la Caproni chiuse nel 1950 per bancarotta.
Con la fine del decennio, come detto, iniziò la vocazione residenziale popolare della zona, ma i capannoni non furono abbattuti, bensì venduti per far fronte ai debiti. Fu la loro fortuna, e grazie a ciò possiamo ancora ammirarli oggi, passeggiando lungo Via Mecenate. In seguito a lavori di recupero e riadattamento, sono divenuti una zona “alla moda”, sede di studi televisivi RAI e di ristoranti, pub e birrerie, ma anche set per alcuni film, tra cui Chiedimi se sono felice di Aldo, Giovanni e Giacomo e Happy family di Gabriele Salvatores, oltre che location per eventi fashion.
Il quartiere, in origine, era unito al vecchio borgo di Monluè ma questa uniformità venne interrotta nel 1971, quando venne aperto il primo tratto della nuova Tangenziale Est di Milano, da Rogoredo allo svincolo di Viale Forlanini. Il nuovo asse autostradale tagliò definitivamente il legame storico tra l’antico borgo e il resto della città. Monluè resta, però, la chicca artistica del quartiere Forlanini. Mons Luparium, questo era il nome della località in cui gli Umiliati di Santa Maria di Brera si stabilirono nel XIII secolo per fondarvi una piccola abbazia in posizione strategica, vista la vicinanza con la città, a ridosso del fiume Lambro, che, ancora oggi, scorre accanto al complesso.
Divenuto un piccolo centro abitato, ai primi del ‘900 passò al Pio Albergo Trivulzio come casa agricola. Con la nascita del quartiere, venne progressivamente abbandonato dagli abitanti, ma ha mantenuto una vocazione di piccolo paese, oggi meta di passeggiate nel contiguo Parco Forlanini.
Si accede a Monluè da un sottopassaggio decorato da opere di Street Art, che, da Via Pecorini, con le sue imponenti torri in mattoni rossi, conduce a uno spiazzo dove si trovano una scuola e, a destra, l’antico mulino dell’abbazia umiliata. Girandovi intorno, a sinistra, si trova l’Antica Trattoria Monluè, ristorante dove gustare specialità milanesi e lombarde, mentre, alla fine della strada, prima di tornare verso l’area commerciale di Via Fantoli, si staglia la chiesa di San Lorenzo, con il suo imponente campanile con cella a bifore.
Eretta nel 1267, venne rimaneggiata nel 1584 e, come molte chiese medievali lombarde, restaurata secondo il gusto storicistico a fine ‘800, quando furono eliminate le strutture tardorinascimentali, ripristinando le forme gotiche originarie. La facciata presenta un curioso portale a finto protiro, mentre l’interno, di forme estremamente semplici, è coperto da un soffitto a cassettoni del Cinquecento e termina in un’abside rettangolare con volta a crociera.
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