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La libertà di espressione minacciata dal politicamente corretto

L'occasione per un articolo mi è data da quella infelice trovata della rappresentante del Parlamento Europeo che se ne è uscita con la proposta di abolire la parola Natale e Maria. Proposta poi subito rientrata e che a mio avviso è stata fatta per saggiare la capacità reattiva dei cristiani-cattolici.pecore

Questo fatto però deve svegliare o risvegliare la nostra attenzione su certe prese di posizione del "politicamente corretto" oggi vigente e che porta seco il timbro della censura. L'adeguamento al politicamente corretto si chiama conformismo. (Ecco un altro "ismo" negativo). Chi è allora un conformista? È chi accetta gli usi, le opinioni, politiche o d'altro genere, prevalenti in un determinato periodo e/o gruppo, e vi si adegua in modo servile e, magari, senza nessuna convinzione. Un atteggiamento come questo può portare all'accettazione passiva di ogni proposta o ideologia.

Un metodo, sicuramente da non sottovalutare, del politicamente corretto è quello di modificare o cambiare le espressioni linguistiche, portando così alla soppressione non solo di termini ma di parte della storia e delle tradizioni. Chi ha letto il romanzo di George Orwell 1984 (Nineteen Eighty -Four) non può non fare un parallelo con ciò che il politicamente corretto propone e quanto lui descrive nel racconto che chiama "Grande Fratello".

Voler modificare, annullare o mutilare una parola e il suo reale significato vuol dire far morire la storia. Vi faccio un esempio: avrete sicuramente sentito la proposta di mettere un asterisco al posto dell'ultima lettera di una parola quando questa, dicono, lede i diritti di alcuni. A parte che vorrei sapere quali diritti leda, l'idea stessa mi pare dettata da una ragione offuscata da risentimento se non odio. L'idea che non si possa scrivere la parola "tutti" perché bisogna scrivere "tutt*" altrimenti si discrimina mi pare proprio una enorme fesseria, così come, e ritorno a quando più sopra accennato alla proposta della parlamentare europea, di non nominare più alcuni nomi o ricorrenze, o eliminare la parola mamma e papà.

Dobbiamo assolutamente difendere la LIBERTA' DI ESPRESSIONE, altrimenti finiremo in un regime dittatoriale dove la censura sarà la padrona che ci controllerà.

Altra sciocchezza è quella di voler abbattere statue, monumenti o altro, pensando così di cancellare la storia; è pura illusione, la Storia non la si può cancellare forse deformare per interessi di parte, ma quel che è avvenuto è avvenuto, e alterarne il contenuto è offendere e cancellare la Storia. Non dimentichiamo che la Storia, se davvero la si ascolta con la ragione e l'animo libero da pregiudizi e odio, è sicuramente Maestra di Vita, la quale ci insegna a non ripetere gli errori commessi. In verità più facile a dirsi che a farsi.

Posso concepire che si preferisca dedicare una via o una piazza a un personaggio che ha fatto del bene all'umanità piuttosto che a una persona che ha portato solo disgrazie, e che magari viene definito pure eroe, ma ciò non annulla l'esistenza, nella Storia, anche della persona negativa e del suo operato.

Che poi a ben guardare è una questione di ONESTA' e VERITA', nel senso che solo dicendo le cose come realmente sono, si cammina verso una evoluzione della società.

È allora più che mai evidente che bisogna assolutamente difendere la libertà di espressione, pena entrare in un vortice del "Grande fratello" Orwelliano che porterà, inevitabilmente, alla perdita di identità e ad un appiattimento di ogni tipo di società. È questo quello che vogliamo?

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