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Chiesa di San Paolo a Milano

Un angolo a ridosso di Piazzale Istria, tra case moderne e vecchia edilizia popolare: ecco Largo Caserta, su cui sorge un altro significativo episodio dell’architettura sacra milanese del XX secolo, la chiesa di San Paolo.

L’edificio fu iniziato nel 1928 secondo i canoni di quell’ibrido stile neoromanico lombardo che caratterizza molti rifacimenti ecclesiastici e anche varie costruzioni ex novo dell’epoca. Progettista ne fu Piero Palumbo, italiano trapiantato a Vienna dai primi anni del secolo nonché architetto di fiducia della casa imperiale d’Asburgo nel periodo antecedente la Prima guerra mondiale. Il corpo della chiesa fu inaugurato il 1 aprile del ’28, ma transetto e cupola non furono pronti prima del dicembre del 1932 e presbiterio con arredi connessi nel giugno del ’34, data in cui l’edificio fu solennemente inaugurato dall'arcivescovo di Milano, Ildefonso Schuster. Durante gli anni ’30 furono sistemati gli altari laterali al presbiterio, ma fu tra il 1949 e il ’51 che venne realizzata la campagna decorativa della chiesa, comprendente gli affreschi dell’abside, opera di Vanni Rossi, il pavimento a mosaico del presbiterio e alcune vetrate su cartoni dello stesso Palumbo. Molte migliorie negli arredi furono apportate, dall'organo ai confessionali e alle panche, durante gli anni ’60, mentre negli ’80 si eseguirono le porte bronzee. Nel 1991 avvenne un radicale riassetto interno dell’edificio, che comportò la sistemazione del fonte battesimale, nel transetto sinistro, e l’erezione di un nuovo altar maggiore e di un ambone, inaugurati dall'arcivescovo Carlo Maria Martini nel giugno dello stesso anno.

La fronte della fabbrica in cotto su Largo Caserta è totalmente d’ispirazione romanica, con un corpo centrale a capanna caratterizzato da una teoria di arcate che formano, ai lati, due monofore cieche e, al centro, una trifora. Le arcate sono definite da colonnine in marmo che ben si inseriscono sulla muratura rustica, secondo uno schema comune alle basiliche romaniche milanesi come S. Ambrogio e S. Nazaro Maggiore. Completano questa parte archetti pensili che caratterizzano il sottotetto, altro elemento che ricorda i fasti del romanico lombardo. Il protiro, seppur in maniera più semplice, rievoca lo schema a capanna tripartita della facciata. Curioso è, invece, l’inserimento dei due corpi laterali a cupola, che sono una libera interpretazione in stile del Palumbo. Il corpo centrale è separato dalla fronte da un notevole setto murario rialzato, su cui si staglia un agile campanile a vela (non usato, ma solo ornamentale), mentre i fianchi hanno tutte le caratteristiche del romanico padano, con snelle monofore per le navate laterali e bifore unite da arconi a tutto sesto per la nave maggiore: tutto è coronato da un’altra teoria di archetti pensili nei sottotetti., che proseguono anche sulle due absidi del transetto e su quella principale, aperte da monofore. Originale è la soluzione della cupola, lontanissima dal modello romanico lombardo, ma innovativa: si tratta di un grande cubo, concepito a mo’ di tiburio, secondo i modelli illustri di S. Ambrogio o di S. Fedele a Como, ma al quale venne aggiunto un rialzo con calotta e lanterna, probabilmente sulla falsa riga del tiburio di S. Ambrogio trasformato dal Pellegrini in cupola e, poi, a inizio ‘900, ricondotto alla forma originale.

L’interno, a tre navate, è molto semplice ed è caratterizzato da ampie arcate che sorreggono la volta. Degna di nota è l’area presbiteriale, su cui spiccano, nell'abside maggiore, gli affreschi del Rossi raffiguranti la Vocazione, il Martirio e la Gloria di San Paolo. Notevole è anche l’altare della Madonna, alla sinistra del maggiore, opera di marmisti veronesi, dietro le quali stanno le copie delle vetrate su cartoni del Palumbo, così come quello di S. Giuseppe, alla destra, con un medaglione dedicato al primo prevosto, Giuseppe Bossi.

Una curiosità, in conclusione: la chiesa, nel 1979, divenne innovativa per un’opera d’arte di interesse sociale. Venne eretta una rampa che porta dal lato destro della facciata al protiro per agevolare l’ingresso dei disabili eliminando la barriera architettonica della leggera scalinata.

 

Stefano Malvicini

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