La Bicocca degli Arcimboldi
In fondo al rettilineo di Viale Sarca, nei pressi della nuova area universitaria e della grande struttura commerciale, chiamata Bicocca Village, sorge un autentico gioiello di architettura quattrocentesca, la Bicocca degli Arcimboldi, che diede nome anche all’attiguo quartiere, fino a una quindicina di anni fa occupato dallo stabilimento Pirelli.
Mancano dati certi sulla costruzione della dimora, anche se due date sono importanti per la sua edificazione: il 1464, quando venne realizzato il palazzo del Banco Mediceo , dal quale deriverebbe il motto droit sempre presente sul fregio marcapiano, e il 1488, quando uno dei committenti, Guido Antonio Arcimboldi, compì una missione diplomatica in Ungheria alla corte del re Mattia Corvino e, per celebrare questo evento, fece affrescare il portico.
Certa è la committenza della famiglia Arcimboldi, che la concepì come casino di caccia extraurbano (“bicocca”) e residenza di villeggiatura lungo gli assi viari diretti verso Monza e Como. La villa rimase al casato fino al 1732, anno della loro estinzione, per poi passare a varie famiglie e, durante l’800, divenire una cascina rustica in condizioni di notevole degrado. Fu in questo stato che trovarono la Bicocca Luca Beltrami e Ambrogio Annoni, che, dal 1910, iniziarono un radicale restauro “in stile” mirante a riportare la villa agli originali splendori architettonici: sotto il ballatoio e le aperture rettangolari riemersero tracce dell’originaria decorazione, e anche nell’interno furono ritrovati altri affreschi del ‘400. Nonostante tutto, Annoni e Beltrami inserirono alcuni elementi alla struttura quattrocentesca, come i camini sull’altana e il campanile a vela con orologio sulla fronte est. La villa, da poco restaurata, fu acquistata dalla Pirelli che ne fece un museo della gomma e una sede di un asilo per i figli delle maestranze, tanto che, in questo periodo, furono affrescate le scritte “sempre el dovere”, motto della celebre azienda della gomma. Nel 1938, durante una seconda campagna di restauri, l’Annoni riscoprì anche la splendida decorazione della sala delle dame. Negli anni ’50 Piero Portaluppi: l’architetto delle grandi famiglie milanesi, per conto della Pirelli, realizzò lo scalone d’onore. L’ultimo intervento, in seguito alla nomina della Bicocca a sede di rappresentanza Pirelli, fu di Piero Castellini, che risistemò giardino e arredi.
L’edificio si sviluppa su tre piani, di cui l’ultimo è un loggiato che circonda tutta la superficie rettangolare della villa. A est presenta un portico affacciato sul verde, mentre a sud la fronte è caratterizzata dagli interventi dell’Annoni con campanile e orologio. Da qui una scala con aperture a oculo conduce all’altana, che, con le sue aperture a bifora, scandite da colonnine binate, e la copertura a capriate lignee, garantiva una perfetta visuale sul vicinato.
La facciata nord presenta un porticato a cinque arcate a tutto sesto, simile a quello di Villa Simonetta, mentre quella ovest si presenta piuttosto scarna. Nel portico a nord, si trovano la riproduzione della lapide funeraria di Antonello Arcimboldi (morto nel 1439), oggi al Castello, e alcune figure di dignitari, unica traccia oggi rimasta della decorazione esterna della villa e datata intorno al 1488. Se la concezione dell’altana è tipicamente d’ispirazione toscana, il colore dell’edificio e la scelta dei materiali, in particolare del cotto, rimandano alla migliore tradizione costruttiva e decorativa del ‘400 lombardo, specie all’architettura dei Solari. Le finestre, a tutto sesto e a sesto acuto, sono disposte in maniera asimmetrica, spesso scandite dai camini sporgenti, e presentano ghiere e cornici sottogronda in cotto decorate anche con piccole teste in terracotta. Compaiono, inoltre, sulle pareti, decorazioni con motivi vegetali di fantasia graffiti nell’intonaco.
All’interno la decorazione della villa è stata integralmente ricomposta con i restauri dell’Annoni e del Castellini che hanno riportato alla luce gli antichi affreschi spesso coperti dall’intonaco. In due ambienti sono riemersi affreschi dell’epoca dl Ludovico il Moro che raffigurano episodi della vita in villa e degli svaghi di corte, soprattutto presso la scala che dal pianterreno conduce al paino nobile, e sono assegnabili all’ambito del bresciano Bonifacio Bembo (1440 – 78 ca.), oltre a presentare notevoli influssi degli arazzi fiamminghi. Il pezzo forte della decorazione della Bicocca è, però, il ciclo della sala delle dame, che raffigura, unico nel suo genere, la vita di una signora in una dimora nobiliare, con scene che spaziano dalle prime ore del giorno all’esercizio dell’intelletto, al gioco degli scacchi, fino alla preparazione serale del letto nuziale. Questo è uno dei maggiori cicli dell’arte quattrocentesca milanese ed è importante anche per la sua incorniciatura architettonica che pare già anticipare le soluzioni del Rinascimento toscano e umbro: in alto si trova un fregio rinascimentale decorato con motivi illusionistici, mentre in basso le scene sono incorniciate da un motivo a vimini intrecciati ancora medievale. Due modi decorativi diversissimi a confronto, quindi!
L’autore di questo ciclo è ignoto, ma quel che è certo è che il pittore, per la qualità con cui raffigura i dettagli di vita quotidiana, era avvezzo alla redazione di codici miniati e presenta forti affinità sia con l’arte medievale ungherese, che con gli affreschi cortesi di Palazzo Borromeo, ma anche, per le acconciature e per le raffigurazioni di esterni, con l’arte di Masolino da Panicale.
Stefano Malvicini