Romano Scarpa tra topi e paperi
Romano Scarpa, uno dei più apprezzati autori Disney italiani di sempre, è nato a Venezia il 12 settembre del 1927, ma ha lavorato per quasi tutta la sua vita a Milano. Le storie con Topolino e Paperino che ha scritto e disegnato hanno divertito intere generazioni, e lo faranno ancora.
A soli 11 anni vide il film “Biancaneve e i sette nani” che suscitò in lui un forte interesse per l’animazione ed in particolare per l’universo di Paperino e Topolino, tanto che scrisse numerose lettere alla casa editrice Mondadori, che in quel periodo stava portando i primi fumetti Disney nella penisola.
Ormai adolescente, Scarpa iniziò a frequentare il liceo artistico di Venezia, ma non riuscì a portare a termine gli studi a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale
L’artista non si perse d’animo e nel 1945 aprì un piccolo studio d’animazione nel centro di Venezia, con cui produsse l’anno dopo il suo primo lavoro “…e poi venne il diluvio”
Nel 1948 Scarpa si presentò al direttore di “Topolino” Mario Gentilini, con delle tavole di prova, ma venne messo alla porta dopo aver appreso che in quel momento venivano pubblicate solo storie statunitensi.
Pochi anni dopo, nel 1953, il disegnatore incontrò l’amico e collega Giovan Battista Carpi, che lo informò che alla Mondadori si stavano producendo storie di artisti italiani per “Topolino” e questo spinse Scarpa a tornare da Gentilini per chiedergli di lavorare per loro.
Stavolta la risposta della redazione fu positiva e nel 1953 venne pubblicata su “Topolino” la prima storia di Scarpa “Biancaneve e Verde Fiamma” su testi di Guido Martina, il primo grande sceneggiatore Disney italiano.
Tutte le prime storie di Scarpa vennero sceneggiate da Martina tra cui ricordiamo “Topolino e il doppio segreto di Macchia Nera”, un avvincente giallo dove il topo più famoso della storia dei fumetti si trova al centro di una macchinazione del suo vecchio nemico Macchia Nera, che rischierà di portarlo sulla sedia elettrica.
Nel 1956, dopo la lunga collaborazione con Martina, Scarpa iniziò a sceneggiare e a disegnare le sue storie, con capolavori come “Paperino e l’amuleto di Amundsen” e “Paperino e i gamberi in salmì” in cui debuttò Gedeone De Paperoni, giornalista e fratello di Zio Paperone.
Con Topolino Scarpa scrisse e disegnò il giallo “Topolino e l’unghia di Kali” e soprattutto “Topolino e la Dimensione Delta” dove nacque Atomino Bip Bip, atomo antropomorfo che diventerà uno dei più cari amici del topo.
Con gli anni Sessanta esordirono Brigitta Mc Bridge, spasimante di Zio Paperone in “Zio Paperone e l’ultimo balabù” e Paperetta Yè Yè, giornalista e nipote della vecchia fiamma dello zione Doretta Doremì in “Arriva Paperetta Yè Yè”.
Dopo il 1967 Scarpa decise di dedicarsi del tutto alla sua attività di disegnatore, lavorando con sceneggiatore del calibro di Giorgio Pezzin, Jerry Siegel, Abramo Barosso e Rodolfo Cimino, mentre contemporaneamente ideò il cartone animato “Ainhoo degli iceberg” nel 1972 e progettò la serie “Sotto il cielo di Venezia”.
Agli inizi degli anni Ottanta, Scarpa tornò a lavorare su “Topolino” come autore completo, creando la saga delle “Paperolimpiadi” dedicata alle olimpiadi di Seul del 1988.
Con gli anni Novanta l’artista veneziano visse un ultimo periodo di splendore artistico, lavorando al una trilogia di strip – stories con protagonista Topolino e le ultime saghe come “Chi ha rubato Topolino 2000?” scritta da Carlo Panaro e “I paperi di Paperopoli alla conquista del mitico ticket” per Euro Disney.
Nel 1998 Scarpa si trasferì in Spagna e continuò a lavorare per il ramo europeo della Disney, con storie su topi e paperi, fino alla sua morte, avvenuta il 23 aprile del 2005 a causa di un male incurabile.