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Storia della Ruota degli esposti

Una storia che riguarda l'abbandono, alla nascita, di bambini/e non desiderati. Già nell'antica Roma se un padre non riconosceva il proprio figlio, lo esponeva presso una colonna, chiamata "columna lactaria", dove quelle donne che non avevano figli potevano prendersene cura.neonato pix

L'avvento del cristianesimo cambiò le cose, infatti, i neonati non desiderati venivano presi in cura dalla comunità. In Italia la ruota degli esposti comparve nel 1178 presso l'Ospedale di Santo Spirito di Roma nei pressi del Vaticano, grazie a papa Innocenzo III, preoccupato per la sorte dei neonati abbandonati.

A metà dell'Ottocento nella Penisola si contavano quasi milleduecento ruote degli esposti. La ruota era un meccanismo definito "a torno" ossia rotondo e girevole, a forma di cilindro diviso in due parti: una rivolta verso l'esterno, la strada, l'altra verso l'interno, che era l'abitazione del "custode dei trovatelli". All'esterno vi era una campanella che, suonata, richiamava l'attenzione del custode. Vi era inoltre la possibilità, grazie a un foro nel muro, di introdurre lettere o documenti.

A Milano nel 787 nasce il primo ospizio per neonati abbandonati, tuttavia è nel 1780 che, grazie a Maria Teresa d'Asburgo, nasce la ruota degli esposti presso la Pia Casa degli esposti e delle partorienti in Santa Caterina alla ruota. Presso l'Ospedale Maggiore erano accolte partorienti e bambini nel così chiamato "Quarto delle balie", che però risultava in difficoltà, vuoi per l'elevata mortalità dei neonati che per il costo sempre più oneroso del mantenimento di tutta la struttura. Si decise quindi di ristrutturare il monastero di Santa Caterina alla ruota, che sorgeva lungo il Naviglio, di fronte all'Ospedale Maggiore di Milano, destinandolo al ricovero per partorienti ed esposti.

Nel 1866 la Pia Casa di Santa Caterina passò in carico alla Provincia di Milano, divenendo Ospizio provinciale degli esposti e delle partorienti. Nel 1784 Giuseppe II chiuse i torni, che però sette anni dopo Leopoldo II riaprì. Si introdusse l'abolizione del giuramento di paternità per le partorienti, garantendo così che la loro identità, siano state legittime o illegittime, fossero coperte da un rigoroso anonimato.

Leopoldo II rese più generose le norme sul "baliatico" gratuito, estendendolo a tutti i neonati poveri, di genitori conosciuti o sconosciuti purché figli di donne che non erano in grado di allattare, oppure di donne decedute nel partorire. La Pia Casa si trasformò in un pubblico stabilimento di baliatico gratuito, accogliendo in ottantasei anni quasi 214.000 bambini.

Nel 1923 tutte le ruote ancora rimaste in attività furono ufficialmente chiuse, dando così origine alla "consegna diretta" dei bambini. Eppure il semplice congegno della "ruota" aveva salvato migliaia di bambini da morte quasi sicuramente certa, svolgendo una enorme opera sociale e assistenziale.

Nel 1992 è riportato in auge il congegno della ruota, denominata ora "cassonetto per la vita" ad opera del dottor Giuseppe Garrone, fondatore del Movimento per la Vita di Casale Monferrato, turbato per i troppi tristi fatti di abbandoni di neonati in sacchetti della spazzatura o per strada, che la cronaca portava alla ribalta. Questa iniziativa, non priva di contestazioni, diede però inizio a un rifiorire di culle su tutto il territorio nazionale.

La "culla per la vita" è una versione moderna e tecnologicamente avanzata dell'antica Ruota degli Esposti. I neonati posati nella culla sono totalmente protetti e garantiscono la privacy di chi lo deposita. È un gesto che una madre che non desidera il figlio partorito ha il dovere morale e sociale di compiere, non è più accettabile che un neonato innocente sia abbandonato come un rifiuto in attesa che qualcuno lo noti o che la morte lo accolga. Il suo funzionamento è molto semplice, ci si avvicina alla porta o finestra e si preme il pulsante posto a lato, all'apertura si depone il neonato nella culla posta all'interno della finestra e questa, appena deposto, automaticamente si chiuderà mettendo al sicuro il neonato. In ogni città si possono trovare, ad esempio a Milano presso la Clinica Mangiagalli, quindi, diamo la possibilità a un essere chiamato in questa vita a poterla vivere. È un suo diritto.

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