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Festa di San Pietro e Paolo: il 29 giugno

vaticano pixPietro e Paolo, due personaggi che hanno fatto la storia della Chiesa e che hanno pagato con la vita la loro fedeltà a Cristo.

Una volta il 29 giugno, giorno appunto in cui si ricordano i due Apostoli, era giorno di festa, oggi non più, anche se per la Chiesa e i credenti questa ricorrenza non può rimanere ignorata.

La celebrazione del 29 giugno risale alla prima metà del IV secolo, dove allora venivano celebrate tre Messe in loro onore: una presso la basilica di San Pietro in Vaticano, suo luogo di martirio; la seconda, lungo la via Ostiense, a San Paolo fuori le Mura, dove Paolo fu decapitato; la terza alle catacombe di San Sebastiano, in quanto vi erano state trasferite, se pur provvisoriamente, le salme dei due martiri, appunto il 29 giugno del 258, per salvarle da un nuovo editto emanato contro i cristiani dall'imperatore Valeriano.

L'anno del martirio dei due Apostoli fu il 67, testimoniato da San Clemente nella sua lettera ai Corinzi, affermando che il loro martirio avvenne sotto i prefetti Tigellino e Sabino; altra testimonianza la si riscontra dal "De viris illustribus" di San Girolamo, dove si attesta che il martirio è avvenuto nel quattordicesimo anno di Nerone e due anni dopo la morte di Seneca, che perì nel 65. Ancora, Dionigi di Corinto, il Martirologio Romano, i Sinassari orientali e il Decretum Gelasianum, confermano questo martirio.

Due persone molto diverse, Pietro un pescatore, il cui nome era Simone, che se pur sposato, non ha esitato a seguire Gesù, il quale lo ha posto a capo della sua nativa Chiesa. Un uomo semplice, concreto, che conosceva la fatica del lavoro, con tutte le sue fragilità umane, ma che aveva un amore genuino e profondo per Gesù. Saulo, oggi diremmo in arte Paolo, un fariseo originario di Tarso, situata nella Regione Mediterranea della Turchia che unisce l'Asia all'Europa, e persecutore dei cristiani, che andava personalmente a cercare. Un giorno, mentre si recava a Damasco per catturarne alcuni, ebbe una caduta da cavallo che fu, probabilmente, la causa della sua definitiva conversione a quel Gesù che perseguitava, tanto che la chiesa lo ricorda con una festa specifica, precisamente il 25 gennaio. Paolo, un uomo determinato, volitivo, anche lui come tutti non privo di difetti, ma che ha saputo, a costo della vita, difendere e testimoniare, come Pietro, il suo amore per Cristo, tanto che si può dire che Paolo è stato il più grande missionario di tutti i tempi. I suoi viaggi, a volte avventurosi, sono la testimonianza di questa sua passione nell'annunciare il Vangelo. Viaggiò da una città all'altra dell'Impero Romano, patì percosse, prigionia, digiuni, naufragi, patimenti, ma non venne mai meno il suo desiderio di annunciare il Vangelo di Gesù.

Ignorare questa festività, soprattutto per chi si dice cristiano, non è possibile, è come, permettetemi il paragone, costruire una casa ignorando le colonne portanti. Due uomini normali, non super eroi dei cartoni animati o di certi film esaltati, che hanno testimoniato la loro Fede lavorando e faticando ogni giorno.

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