Le origini del gioco del Lotto
Il gioco del Lotto, conosciuto quasi da tutti, a cui probabilmente, almeno una volta, ci si è affidati per tentare la fortuna. È un gioco fatto di numeri e delle così dette "ruote", che altro non sono che alcune città della nostra Italia, su cui si deve puntare una cifra scegliendo la città e alcuni numeri. La puntata in denaro si può effettuare su un solo numero, in ambo, terno, quartina o cinquina, su una o più "ruote". Si vince il premio se escono i numeri puntati, con un importo che varia a seconda della cifra investita e della scelta fatta.
Vediamo adesso come questo antico gioco si è originato.
Nel Medioevo, in molte città italiane, già vi erano dei giochi basati sull'estrazione di numeri, ma il gioco che ottenne popolarità fu quello chiamato del " Lotto". Il termine deriva da un'antica voce franca col significato di "eredità, sorte", ed era considerato gioco d'azzardo. Da questo termine derivano lotteria, lottizzare, lottizzazione, anche se qualcuno azzarda altre ipotesi, come ad esempio chi afferma che il nome deriverebbe da "pallotta", in quanto i numeri erano segnati su piccole palline. Dobbiamo risalire a un editto datato 9 gennaio 1448 per trovare un primo accenno a questo gioco, che pare sia stato ideato da un certo Cristoforo Taverna, milanese, il quale stabilì che le vincite, affidate alla dea fortuna, che come sappiamo dicono che sia bendata, fossero di otto borse: la prima di 100 ducati, la seconda di 75, e via scemando nella cifra. Il valore di 100.000 Ducati lo possiamo quantificare oggi, a spanne, in 10 milioni di euro. Con il termine "borsa" probabilmente si intendeva una somma pattuita per chi vinceva. Il termine è ancora usato negli incontri di pugilato. Il ducato era una moneta d'oro italiana coniata a Venezia. Per ogni posta si doveva pagare un ducato. Il Taverna era un banchiere milanese del XV secolo che in un momento di crisi economica di Milano ebbe l'idea di introdurre un gioco che permettesse a tutti di tentare la sorte.
Gli storici tuttavia assegnano l'istituzione del gioco del Lotto al patrizio genovese Benedetto Gentili, in occasione della nomina dei 120 candidati al "Serenissimo Collegio" del 1576. Due volte all'anno si dovevano estrarre a sorte, dai 120 candidati, 5 senatori che dovevano ricoprire varie cariche della Repubblica Genovese. Da questo fatto si iniziarono a fare scommesse sui nomi dei prescelti, tanto che gli importi delle varie scommesse finì per costituire il cosiddetto "monte delle scommesse", e il gioco prese il nome " del seminario", che era il nome data all'urna contenente i nomi dei candidati. Essendo l'importo delle scommesse piuttosto cospicuo lo Stato pensò bene di farne cosa propria.
I nomi dei senatori venivano imbussolati e poi messi in quella che veniva chiamata "ruota della fortuna" ed estratti in presenza del pubblico. Dall'inizio del 1600 i numeri dei senatori da 120 passarono a 90 e inoltre i nomi furono sostituiti da un numero, ovviamente dall'1 al 90. Da qui i 90 numeri del gioco del Lotto.
I vari governi delle altre città italiane all'inizio avversarono questo gioco, ma poi vedendo che forniva non poco denaro alle casse finirono per adottarlo, tanto che nel 1643 la Repubblica, in difficoltà finanziarie, decise di sottoporre il gioco ad una imposta per, un anno dopo, concederlo privatamente in appalto.
Nel 1713 il gioco venne abolito perché ritenuto poco morale e rischioso per lo Stato, ma per ripristinarlo nel 1743.
A Venezia fu istituito con decreto nel 1733, anche se il gioco era praticato praticamente dalle sue origini.
Nel Regno delle Due Sicilie il gioco era conosciuto sin dal 1682 tuttavia fu legalmente costituito nel 1811.
Negli Stati pontifici il gioco del Lotto fu introdotto nel 1721 da papa Innocenzo XIII, ma poi abolito nel 1727 da papa Benedetto XIII per poi essere riammesso da papa Clemente XII.
Non si può terminare senza un accenno alla famosa "Smorfia" napoletana, che è una sorta di "dizionario" in cui a ciascun vocabolo corrisponde un numero da giocare al Lotto.
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