Skip to main content

Mamme e mondine nelle canzoni popolari

Molte sono le canzoni popolari inerenti i vari lavori, dai minatori, alle mondine, alle filandine o a qualche attività artigianale. In queste canzoni, di cui spesso non si conosce il nome dell'autore, viene espressa la fatica, la condizione di povertà che porta a subire, ma anche la speranza che le cose possano cambiare in meglio. Con quest'articolo ve ne voglio presentare alcune, proprio inerenti il lavoro faticoso e mal pagato delle mondine. Interessante è anche il fatto che tutte si rivolgono alla mamma, e non a caso.

risaia pix

 

La prima, di anonimo, porta il titolo:

O care mamme.

O care mamme apriteci le porte

le vostre figlie le vostre figlie

o care mamme apriteci le porte

le vostre figlie gh'è drè rivà

le vostre figlie gh'è drè rivà.

Arriveremo al sabato di sera

con la bandiera con la bandiera

arriveremo al sabato di sera

con la bandiera in sul vapor

con la bandiera in sul vapor.

E se 'l vapore al va e se 'l camina
l'è l'alegria l'è l'alegria
e se 'l vapore al va e se 'l camina
l'è l'alegria dei mondaris
l'è l'alegria dei mondaris.

Quando saremo alla stazion centrale
ad abbracciar ad abbracciar
quando saremo alla stazion centrale
ad abbracciar i nostri genitor
ad abbracciar i nostri genitor.

Li abbracceremo e poi li stringeremo
con tanta gioia con tanta gioia
li abbracceremo e poi li stringeremo
con tanta gioia nei nostri cuor
con tanta gioia nei nostri cuor.

O care mamme siam tutte rovinate
dalle zanzare dalle zanzare
o care mamme siam tutte rovinate
dalle zanzare e dai moscerin
dalle zanzare e dai moscerin.
e dai capresti e scarfolin,
e dai capresti e scarfolin.

Parole che manifestano la forte voglia di ritornare a casa per riabbracciare i propri cari dopo un periodo di faticoso lavoro nelle risaie. Questa gioia non tralascia però di evidenziare le sofferenze che queste donne hanno dovuto patire ogni giorno di duro lavoro.

Un'altra canzone che descrive, se pur in semplicità, la vita delle mondine, porta il titolo:

O cara mamma vienimi incontra.

O cara mamma vienimi incontra
che ho tante cose da raccontare
che nel parlare mi fan tremare
la brutta vita che ho passà

La brutta vita che ho passato
là sul trapianto e nella monda
la mia bella faccia rotonda
come prima non la vedrai più

Alla mattina quei moscerini
che ci succhiavano tutto quel sangue
e a mezzogiorno quel brutto sole
che ci faceva abbrustolir

A mezzogiorno fagioli e riso
e alla sera riso e fagioli
e quel pane non naturale
che l'appetito ci fa mancar

E alle nove la ritirata
e alle dieci c'è l'ispezione
l'ispezione del padrone
tutte in branda a riposar.

È detto molto chiaramente che il lavoro era molto, ma il mangiare lasciava a desiderare, inoltre, durante il lavoro, si era continuamente molestati da zanzare, moscerini e un sole cocente che martellava la schiena.

Le prossime due attengono invece al lavoro che si svolgeva in filanda, dove moltissime erano le donne, alcune poco più che bambine, che prestavano la loro attività, anche questa impegnativa e faticosa, senza contare che poi a casa non erano poche quelle che si trovavano a svolgere altro lavoro inerente la famiglia.

Il titolo è:

O cara la mia mama.

O cara la mia mama,
sì senza compassión
a lasciarmi qui in filanda
morir de la passion.

E se fudesse 'l caso
te tegnarìa a cà,
te mandarìa a scola
a imprend a lavurà.

Inscí perché sun povera
mi podi fà nient,
sta pura alegrament,
stu mund al finirà.

Appare chiaro la fatica di dover andare in filanda a lavorare anziché andare a scuola, e tutto per colpa della povertà.

Questa seconda canzone mette in evidenza la fatica di lavorare in filanda e il desiderio di evitare di andarci. Si intitola:

O mamma mia tegnim a cà

O mamma mia tegnìm a cà
o mamma mia tegnìm a cà
o mamma mia tegnìm a cà
che mi 'n filanda
mi 'n filanda mi vöi pü 'nà

Me dör i pé me dör i man
e la filanda l'è di vilàn

L'è di vilàn per laurà
e mi 'n filanda mi vöi pu 'nà

Gh'è giò 'l sentón ferma 'l rudón
e la filanda l'è la presón

L'è la presón di presoné
e mi 'n filanda son stüfa asé.

Anche se in dialetto, la traduzione è comprensibile, e si capisce bene il desiderio di non più andare in filanda.

Potrebbe interessarti anche:

Antichi Mestieri nella Milano di un tempo

Antichi mestieri milanesi

Il lavoro femminile tra il 1900 e il 1950 in Lombardia

Mia nonna era una mondina

Pin It