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Piazza Velasca - piazza S.Nazaro - retro del Duomo

torre velascaAnche una visita medica – se non dà ragioni per stare in ansia – può essere un pretesto per una bella passeggiata, se si hanno a disposizione due ore prima di tornare a lavorare. Questa passeggiata però ha davvero poco di dimesso, e ci imbattiamo – comunque per caso – in più di uno degli edifici più importanti della città.

L'ambulatorio è in via Rugabella. Anche oggi c'è il mio ragazzo con me, e d'ora in poi sarà così per queste mie passeggiate.

Scendiamo alla stazione della metropolitana di Missori ed emergiamo dal sottosuolo direttamente ai piedi della Torre Velasca. La troviamo davvero spettacolarmente brutta e la tempestiamo di fotografie.

Dopo la visita medica prendiamo corso di Porta Romana, direzione Porta Romana. C'è un palazzo che sembra essere stato sradicato dal suolo di Venezia e posato qui fra queste case milanesi. Anche l'androne interno è decorato con motivi moreschi.

Ma Venezia non è l'unica città che si è aggrumata qui: c'è anche un angolo di Perugia ed è il vicolo che esce dalla piazzetta su cui si affaccia la basilica di san Nazaro.

Un ciclista si sofferma a guardarne la facciata, poi si rivolge a me commentando la bellezza di questo angolo e del vicolo (“Una scorciatoia preziosa per noi ciclisti”) e invitandoci a visitare l'interno della chiesa. Entriamo. Ci accolgono le anime di alcuni signori milanesi che riposano in sarcofagi a diversi metri sopra le nostre teste ai lati dell'ottagono che formano la cappella Trivulzio.

All'altezza di noi plebei c'è però una serie di pannelli che ci informano dell'aspetto di Milano e di quella parte in particolare in un'antichità ormai sepolta e che emerge quando si scava per la metropolitana. In particolare ci impressiona molto la via porticata che giungeva fino alla cinta muraria della città, e che ospitava anche botteghe e attività artigiane.

L'edificio è degli ultimi anni del terzo secolo (374-397)..ci investe la potenza dell'età di Milano.

All'interno una ragazza fa esercizi all'organo e crea così un sottofondo per la donna che fa tintinnare tutte le cassette delle offerte per le candele della basilica, una dopo l'altra, avvicinandovisi lentamente.

C'è un sotterraneo dove si trovano anche alcuni altari pagani, e tutto profuma di muffa e di antico.

Ma torniamo fuori e siamo a Perugia: il vicolo s. Caterina si infila nel fianco sinistro della chiesa, scivola sinuoso lungo le sue mura di mattoni rossi e sbuca fuori su una graziosa scenografia: una penisola verde che termina in uno spiazzo occupato da un fruttivendolo ambulante: a noi che abbiamo caldo e vogliamo dissetarci appare davvero come un'oasi. Comunque si può anche prendere un tè semifreddo con ghiaccio al bar di fronte e sedersi ad osservare l'andirivieni dall'adiacente Università Statale. Se si prosegue nei giardinetti arredati con tavoli di legno destinati allo studio ci si può ancherigenerare con il drago verde. E mentre tutti studiano concentrati e le donne anziane passeggiano o sostano silenti, un urlo indicibile irrompe: una ragazza improvvisamente urla, modulando la voce urla per interminabili secondi e l'urlo si conclude con un nome: PierUgo.chiostro centro diocesano di Azione Cattolica Ildefonso Schuster

Ci allontaniamo deliziati dalla comicità dell'evento. Imbocchiamo via S. Antonio. Poco più avanti ci rifugiamo in un chiostro. É il centro diocesano di Azione Cattolica Ildefonso Schuster, accanto alla chiesa di S. Antonio Abate. Ci sediamo sui muretti con le gambe stese, chiacchieriamo e disegniamo e scriviamo fino a che il custode cortese con un sorriso non ci butta fuori.messa in giapponese

Passando dietro la schiena del Duomo per prendere la metropolitana, apprendiamo che anche i giapponesi cattolici hanno un luogo di preghiera in questa piazza importante. Se si è curiosi e si vuole assistere ad una messa in Giapponese, dunque, basta consultare l'orario delle messe esposto.

Alessandra Mainini, 16/6/2012

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