Affrontare l'infertilità: un percorso delicato per le coppie in cerca di genitorialità
Vorrei orientare i miei occhi insieme ai vostri, che avete la serenità di leggere, alle mamme di cuore mentre preparano la culla del loro bambino che non si sa se e quando arriverà mentre sopportano insieme al compagno il disperato dolore della coppia, ed ai padri di grandi braccia che, diventano trasparenti perché nella cultura italiana è più difficile far emergere le proprie emozioni ed entrambi si occupano silenziosamente delle incombenze sociali che veleggiano tra le relazioni familiari e le amicizie. Mi impegnerò spero con meno malintesi possibili a portare rispetto a tutte le coppie che si sono incamminate verso la strada della genitorialità.
Gli argomenti che entrano nel tema maternità sono vari, mi permetto di illustrarvi quelli che si legano psichicamente agli individui che sono afflitti da sterilità, infertilità e alla P.M.A.
Si tratta di eventi complessi e bisogna avvicinarsi con la delicatezza di una piuma. Provocano, infatti, traumi specifici a cui si riconnettono spesso, anche, nodi transgenerazionali e difficoltà irrisolte tramandate da nonni ai genitori ai figli.
All’interno di queste parole, senza nessun tipo di influenza né politica né legata alla scienza religiosa, attenta ai pensieri delle persone, cercherò di insediare una crepa dentro al silenzio che circonda l’accompagnamento alla consapevolezza di una difficoltà personale e di coppia.
Nel pieno rispetto del suo significato medico, si parla di sterilità in presenza di un'oggettiva incapacità della coppia di conseguire una gravidanza dopo 12/24 mesi di rapporti sessuali regolari e senza uso di metodi anticoncezionali; alcuni autori estendono tale periodo sino ai due anni.
In ogni caso, sterilità non è sinonimo di infertilità, almeno in senso stretto; quest'ultimo termine, infatti, esprime l'incapacità della donna di accompagnare i nove mesi la gravidanza nonostante sia perfettamente in grado di concepire.
L’infertilità è spesso causa di tematiche che compromettono tutta la vita di un individuo. La tensione fisica, conseguente al non ottenimento della gravidanza, porta all’alternarsi di reazioni emotive, come sorpresa, rabbia, depressione, isolamento. La scoperta dell’infertilità in entrambe le persone può ripercuotersi sulla percezione dell’identità sessuale, sulla funzione sessuale e sulla relazione di coppia.
La coppia il più delle volte rifiuta lo stato di infertilità e sente il bisogno inconscio di attribuire il mancato concepimento a situazioni esterne. Questo induce a modificare il proprio stile di vita, sia in termini di abitudini alimentari e di attività fisica, sia in termini di attività sessuale. Per esempio, è abitudine, dopo il rapporto, porre un cuscino sotto il bacino per garantire la posizione supina ed evitare la fuoriuscita di liquido seminale.
La prima reazione alla diagnosi di infertilità è la sorpresa. Soprattutto per le coniugi che hanno pensato di pianificare la propria vita riproduttiva, adottando in passato metodi contraccettivi. La coppia non ammette di non riuscire più a controllare la propria vita, di non riuscire ad ottenere la gravidanza, con la stessa facilità con cui la evitava, quando non la desiderava. I primi 15 anni di rapporti si sono preoccupati a non procreare ed ora si scontrano con una realtà opposta.
Il ruolo del ginecologo e dello psicoterapeuta sono estremamente importanti, in tutti i momenti, dalla fase diagnostica a quella terapeutica.
Accogliere nel proprio studio i due partner come persone che hanno il coraggio di chiedere un aiuto, coinvolgendoli nelle scelte terapeutiche, così come fornire una corretta e completa informazione, da loro un senso di controllo sulla propria vita e sulla propria situazione clinica. La percezione di essere protagonisti nella ricerca del bimbo e non solo oggetto di cura, potrebbe ridurre il disagio psicologico e migliorare i meccanismi adattivi di risposta allo stress.
Viviana Ciovati, psicologa