El Fironatt: le collane di castagne
Fare El Fironatt, o el firunatt, significava lavorare per le strade in autunno vendendo le collane di castagne. Questo tipo di merce, in vendita anche ai nostri giorni nelle fiere o sagre paesane era molto diffusa ed esisteva quindi un mestiere ben specifico.
Ghe disen castegnatt impunement
a chi catta sù castegn e a chi ne vend
e la quistion in fond la interessa nient.
Forse on quajghedun el podariss imprend
che a Milan, tra i vari mestée ambulant,
gh'eren i vendidor de castegn lessàa,
pelàa o cont el guss e rostii oltertant.
Incoeu j gent... d'alter gust hin sopressàa!!
Traduzione dal dialetto milanese: (IL CASTAGNAIO. Vien chiamato castagnaio impunemente chi raccoglie castagne o chi ne vende e la questione in fondo non interessa affatto. Forse qualcuno potrebbe apprendere che a Milano, tra i vari mestieri ambulanti, c'erano i venditori di castagne lessate, sgusciate o con il guscio e arrostite altrettanto. Oggi le genti... d'altri gusti sono pressate!!)
Oggi si vedono in giro i caldarrostai e davvero raramente i venditori di fironi, le castagne cotte al forno ed infilate come collane a più file. I fironàtt arrivavano dal Cuneese e per attirare i clienti organizzavano una piccola lotteria: estraendo tre numeri da un sacchetto si potevano vincere altre castagne (cuni).
Questo il loro grido di battaglia: Gh'hemm i cuni de Cuneo!
Cinqu ghei trii numer! Trii ballett cinqu ghej! Bèi fironni!
Dal lago Maggiore venivano i maronatt, venditori di scotti caldi, le castagne arrosto che servivano in imbuti di carta.
Nei pressi delle scuole stazionavano i venditori di castagne peste, i straccadent, le famose "caramelle per gli studenti". Queste ultime, lessate con sale e semi di finocchio, venivano vendute da altri ambulanti che così invitavano i compratori:
"Peladej! Oh i peladej! Oh bèi cotti, col saa e l'erba bonna! Cinqu ghej e mezza! E bujen!".
Per indicare una cosa senza alcun valore si usava un tempo l'espressione: "Acqua de bellegott", acqua di castagne secche vendute cotte.
El Fironatt e le castagne
Da ricordare anche la tradizionale vendita di castagne, i maron della provincia di Cuneo, che vengono nominati nei documenti storici per la prima volta alla fine del XII secolo e l'inizio del XIII, poi dal XIV secolo sono molto numerosi i riferimenti negli statuti comunali a vari castagneti tutelati.
Intorno al 1750, alcuni documenti danno molte notizie sulla consistenza delle superfici di castagno e della produzione di castagne, che hanno aiutato intere generazioni e sono state la base alimentare delle popolazioni rurali che in esso trovavano rimedio a carestie e povertà.
Le castagne per il loro basso costo, l'alta reperibilità e l'elevato potere nutritivo furono utilizzate come alternativa ai cereali e sostituivano spesso il pane di segale o pane dei poveri.
La raccolta delle castagne iniziava tra la fine di settembre e la prima settimana di ottobre e continuava fino a novembre e avveniva principalmente a mano.
Tra i sistemi per conservare le castagne c’era la produzione in fili detti i firon da castegnn, che si facevano infilando le castagne fresche con uno spago e si formava una collana, spesso molto lunga, che veniva poi lasciata essiccare appendendola a una parete o sui balconi.
Questo prodotto continua a essere ancora presente alla Fiera di San Biagio, e il Firunatt piemontese era un tempo il venditore ambulante delle castagne di Cuneo, attirando l’attenzione dei compratori gridando “Bej cuni, bej maron!” e dava anche la possibilità di vincere, estraendo tre numeri da un sacchetto, altre castagne in omaggio.
Potrebbe interessarti anche: