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La Curt di Matt: ricordi e nomi dialettali degli animali nella tipica cascina lombarda di Niguarda nel 1956

La Curt di Matt era una tipica cascina lombarda sita in quel di Niguarda, siamo nel 1956, ed era in via Passerini, via che portava alla chiesa parrocchiale di San Martino e alle scuole elementari. Io abitavo poco distante e a volte, dopo le lezioni scolastiche, vi andavo a giocare con un compagno della mia stessa classe. Oggi penso che sia in fase di demolizione se non già abbattuta, ma al quel tempo era in piena attività. Ricordo che durante le giornate di gioco all’interno della cascina ferveva il lavoro contadino, mentre gli animali da cortile scorazzavano in cerca di qualcosa da becchettare. Gli animali presenti erano parecchi così come i contadini che vi abitavano e che nel loro affaccendarsi parlavano in dialetto milanese, ed è proprio questo ricordo che mi porta a riportare i nomi dialettali dei vari animali presenti nella Curt di Matt.

campo mais pixabay

Una giornata alla “Curt di Matt”

L’àneda, ossia l’anatra, sicuramente ci sarà stata, confusa tra gli altri animali da cortile.

L’Asnin non ricordo se vi era, ma penso di si.

Vi era anche una stalla dove probabilmente vi soggiornavano un bò, un mànz, qualche vacca e forse un tòr. Su un soppalco di legno vi era accatastato del fèn, e non poteva mancare la fòrca a due o tre denti e il restèll. Tuttavia i veri animali da cortile erano le gaine, il gall, i pollaster e dei simpatici poresin che seguivano la chioccia pigolando. Ecco poi il pollìn, il tacchino insomma, con il suo fare come se fosse lui il “padrone” del cortile.  Faraone e fasan circolavano in ogni dove, così come un branco di oche con il vizio di non stare mai zitte. Chi è, in una fattoria, il più bello e vanitoso? Indovinato, il pavon, che quando faceva la ruota non si poteva non fermarsi per ammirarla. Quasi semi- nascosti per la loro timidezza, ecco i conilli, ossia i conigli, che gironzolavano sperando di recuperare qualche buona carota o delle bucce di patate. Non ricordo se vi era anche la presenza del porscell, ma penso di poter asserire che sicuramente ci sarà stato, e forse più di uno, anche perché è risaputo che il maiale rappresentava un sostentamento non indifferente per ogni famiglia, difatti c’è il detto che afferma che “del maiale non si butta via nulla”.  

Non mi pare di ricordare che ci fosse la presenza di cavre o di pegore.

Vi erano però dei càrr, e più di uno, per cui desumo che vi fosse anche qualche cavall de tiro, di quelli robusti e forti, poco eleganti senz’altro, ma di una forza notevole.

Altri abitanti, meno commestibili ma comunque presenti e a volte utili, erano il can, erano più di uno; il gàtt, anche questi in  numero sostenuto, e i ràtt, che formavano una colonia piuttosto nutrita, poiché alla Curt di Matt qualcosa da mettere sotto i denti si trovava sempre.

Noi, ragazzini, ci si occupava unicamente di giocare scorazzando a destra e a manca in giochi diversi. Quando giocavamo a “scondes”, cioè a nascondino, immancabilmente si finiva per essere sgridati poiché, presi dalla foga del gioco, si finiva per andare a nascondersi in qualche posto non proprio salutare o spaventare gli animali che, a loro volta, si davano a correre per tutta la corte.

Nelle sere d’estate, dopo finito il faticoso lavoro, le famiglie presenti, dopo cena, si ritrovavano nel cortile dove ci si abbandonava volentieri a piacevoli canzoni con l’immancabile suonatore di organetto o fisarmonica per poi abbandonarsi a sostenute chiacchierate.

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