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Duomo di Milano: tornano alla luce i resti del tempio di Minerva

scaviminervaduomo1Fondata, secondo Tito Livio, nel VI secolo a. C da tribù proto-celtiche appartenenti alla cultura di Golasecca e in seguito centro principale dei loro cugini Galli detti Insubri, “Mediolanum“ la Milano che fu romanizzata dal II secolo a. C, presenta da sempre una serie di vicende edilizie molto complesse: causa naturale di una continua stratificazione abitativa succedutasi nei secoli, anzi nei millenni, sempre presso l’area del centro cittadino (Foto: tempio capitolino di Brescia I sec. a.C).

La prima concreta documentazione archeologica nella città, già nuova capitale dell’Impero Romano d’Occidente (286 – 402 a.C.), epicentro del rinnovamento in chiave cristiana portato dall’Editto di Costantino (313 d.C.), fu messa in luce nel corso degli storici scavi del biennio 1961-2 in concomitanza con i lavori per la linea della metropolitana. In quegli anni furono portati alla luce resti dei due edifici che Sant’Ambrogio: Santo e Scrittore, nei suoi antichissimi testi, andava chiamando basilica nova et basilica vetus: Santa Tecla e Santa Maria Maggiore.

Proprio così; perché prima di lanciare la sfida che vide l’edificazione dell’attuale Duomo secondo le demolizioni progettate da Giangaleazzo Visconti (1386), Milano vantava la presenza non di una bensì di due cattedrali: quella estiva e quella invernale, in seguito abbattute per fare spazio al nuovo cantiere.

scaviminervaduomo5La basilica di Santa Tecla, collocata sotto la facciata del Duomo e ancora visitabile, nel 452 d. C. patì un terribile incendio, provocato dalle scorrerie di Attila re degli Unni; in seguito fu restaurata e nel 836 abbinata alla nuova chiesa di S. Maria Maggiore, storico luogo dove, come da tradizione, Sant’Ambrogio battezzò sant’Agostino, riposa anch’esso a pochi passi da Santa Tecla: l’edificio a pianta ottagonale, internamente articolato in nicchie alternativamente rettangolari e semicircolari, ospita al centro una vasca battesimale rivestita a piastrelle geometriche bianche e nere (opus sectile).

La nuova scoperta arriva alle soglie di Expo 2015: proprio in questa stessa area nuovi scavi hanno permesso di individuare resti di un tempio pagano, quasi certamente dedicato a Minerva. La scoperta è stata annunciata in concomitanza con la presentazione di altri reperti: i resti del Foro dell’antica Mediolanum, trovati sotto gli scantinati dell’edificio che ospita la Pinacoteca Ambrosiana di Milano e la sua Biblioteca.

scaviminervaduomo2Tutto ciò ci richiama alla mente la Milano sparita e spesso dimenticata, cantata dai versi del poeta romano Ausonio (379 d. C), ancora traducibile su una lapide al castello Sforzesco come città dove « ... tutto è meraviglioso. Vi è abbondanza di ogni cosa, palazzi innumerevoli e ben costruiti e grandi ingegni e gente che ride volentieri. Vi è la doppia cerchia di mura che mostra l'espandersi della città, e il circo, passione del popolo, e il teatro grande coperto, i templi, il palazzo imperiale, la splendida zecca, le famose terme erculee con i portici pieni di statue di marmo, le mura circondate dall'acqua dei fossati ...».

Già il noto archeologo Mirabella Roberti negli anni ’60 aveva rinvenuto una piccola cella a base quadrata e circondata da un portico, proprio all’interno della cattedrale estiva, con delle misure che si aggiravano sui m 17 di latoe poi mai più studiata.

In attesa di poter estendere le nuove ricerche, è d’obbligo rammentare che le fonti storiche avevano già confermato la presenza di un tempio pagano, esorcizzato e quindi cristianizzato, al di sotto delle fondamenta del Duomo: un tempio dedicato a Minerva, dea romana della guerra ma anche della saggezza, della fertilità delle messi, della guarigione e protettrice del popolo minuto: non fu troppo difficile adeguare il suo antico e ormai flebile culto, riadattando la dea in veste di Vergine Madre cristiana e pietosa.

scaviminervaduomo4Da quanto scrisse Polibio, però, sappiamo qualcosa di più: cioè, che ancor prima della dominazione romana i Galli Insubri avevano edificato in quello stesso luogo un primissimo tempio; non di mattoni ma, come vuole il topos, di querce: un bosco sacro, poi romanizzato e dedicato all’antica dea madre che il sincretismo culturale dell’epoca riadattò, appunto nella figura di “Minerva Medica”, ma che in verità rispondeva alla celtica Belisama: la “Luminosa”, protettrice di un luogo ricco d’acqua e di energia tellurica (il termine tellurico, non a caso deriva da Tellus o Terra, madre divina dei popoli italici) dove avrebbero usato raccogliersi i capi clan delle confederazione celtiche.

Ricordiamoci quindi che la storia di piazza del Duomo e della nostra città non andrebbero separate dalle reminiscenze perdute e in parte non più dimostrabili dell’antica “Medhelan, centro di perfezione” o “terra sacra di mezzo” (Midd – land) , ossia dalla coscienza di un grande santuario celtico, presumibilmente fondato nel primo quarto del VI secolo a. C. e da cui derivarono il nome latino di Mediolanum e quello odierno di Milano. (Foto: "Cromlech", cerchi celtici di pietre di Golasecca, Varese: IX - VII sec. a. C)

Evitando che i sogni romantici prendano il sopravvento e mettendo da parte le fantasticherie ingenerate da sogni lontani, possiamo soltanto aspettare con trepidazione i risultati dei nuovi scavi archeologici condotti nell'area del tempio ambrosiano ”Minervae dicatum”.

             Marco Corrias

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