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Il Santuario di San Camillo de Lellis

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A conclusione del percorso nel revival architettonico milanese nei pressi della stazione centrale, che ha toccato la Basilica di Sant'Agostino e la chiesa di San Gioachimo, visiteremo oggi il santuario di San Camillo de Lellis, situato sull’omonima piazza, in cui convergono le vie Lepetit, Boscovich, Torriani, Tenca e Macchi.

Le origini dell’edificio sono relativamente recenti, ma le sue radici affondano nel tardo Cinquecento. Nel 1594, infatti, Camillo de Lellis, un frate abruzzese prima cappuccino e poi filippino nonché fondatore dei crociferi, o camilliani, poi canonizzato, giunse a Milano con alcuni confratelli su richiesta dell’arcivescovo Gaspare Visconti, con l’obiettivo di curare alcuni ammalati, secondo uno dei precetti base dell’ordine, allora ospitati nell’ex Ospedale Maggiore (ora Università Statale), e nelle sue vicinanze stabilì la nuova sede dell’ordine: la chiesa di Santa Maria della Sanità, oggi in Via Durini.

Dopo duecento anni di attività a fianco degli ammalati, i camilliani furono costretti da Napoleone a lasciare la città nel 1800, come conseguenza delle politiche di soppressione degli ordini religiosi.. Non passò nemmeno un secolo che, nel 1896, il cardinale Andrea Carlo Ferrari ricondusse l’ordine in città ma, poiché non fu possibile ritornare nella sede originaria, affidata nel frattempo al clero secolare, si decise per una nuova sede nei pressi della neonata stazione centrale. I lavori, affidati all’architetto Spirito Maria Chiappetta, iniziarono nel 1900 e si conclusero nel 1912, quando la chiesa, dedicata al santo fondatore e alla Madonna della Salute, venne inaugurata nelle forme che ancora oggi vediamo.

La soluzione ideata dal Chiappetta è assai scenografica, concepita come una quinta prospettica per le vie Lepetit e Boscovich che sboccano nella piazza. Capolavoro del neogotico milanese, il santuario riprende alcune opere dello stesso architetto, dalla slanciata torre che ricorda le guglie di alcune sue tombe nel Cimitero Monumentale di Milano, alla pianta a croce latina con transetto e presbiterio absidati, tiburio sulla crociera e navate laterali con tre cappelle con absidi, che rievoca la Parrocchiale nuova di Cesano Maderno.

La struttura è, però, di totale ascendenza nordica nei dettagli decorativi così come nella facciata a torre di ricordo inglese. La parte superiore dell’edificio è intonacata, mentre quella inferiore è in mattoni. La torre funge anche fa portico per il portale maggiore e si presenta in mattoni, anche se gli ornati sono in marmo bianco di Botticino: spiccano l’arco acuto d’ingresso, di palese ascendenza nordica, i portali e i finestroni a trifore archiacute con colonnine che ricordano quelli del campanile di Giotto a Firenze. Sulle mensole esterne si trovano sei statue in marmo di Carrara, opera di Mario Pelletti.

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L’interno, molto armonioso nel piccolo spazio in cui è concepito, si presenta grandioso nella decorazione. Interamente sorretto da archi acuti, esso è caratterizzato dalla presenza di un finto matroneo ornamentale, che ricorda quelli delle cattedrali francesi, suddiviso in archi a trifora con ricche decorazioni a traforo. Esso si interrompe solo in corrispondenza delle absidi, in cui è sostituito da una teoria di archetti anch'essi acuti.

Centoventitré sono le vetrate che illuminano l’ambiente e che illustrano le storie di San Camillo de Lellis, tra cui spicca quella in cui è raffigurata l’apoteosi del santo. Tutte sono opera del pittore Cisterna. Il transetto e il tiburio sono sorretti da dodici colonne in marmo rosa della sponda lombarda del Garda che ben incorniciano la vetrata policroma del tiburio, raffigurante la Madonna della Salute.

Le colonne poggiano su basamenti ottagonali e hanno la peculiarità di avere capitelli in gesso, e non in marmo, da cui partono nervature sottili che, nella volta, si diramano creando un gioco ottico notevole. Oltre alle vetrate, le uniche opere d’arte di rilievo della chiesa sono la Via Crucis lignea di Annibale Pagnone, frate degli Artigianelli di Monza, con più di cinquecento figure, e l’altar maggiore neogotico in legno dorato, che fa da quinta scenografica alla conclusione della navata.

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