La chiesa di San Gioachimo
Nel cuore del distretto finanziario milanese, tra Piazza della Repubblica e Porta Garibaldi, esattamente all’angolo tra le vie Liberazione, Filzi e Fara, sorge la chiesa di S. Gioachimo, uno dei più noti esempi di arte neorinascimentale in città.
La chiesa, come la Basilica di Sant'Agostino, sorse nell’area attigua alla prima stazione centrale, oggi Piazza della Repubblica, richiamandone anche lo stile. Correva l’anno 1880 quando l’arcivescovo Luigi Nazari di Calabiana affidò il progetto del nuovo edificio a Enrico Terzaghi, che, in cinque anni, realizzò l’attuale edificio, resistito ai bombardamenti e alle trasformazioni urbanistiche della nuova città.
All’esterno la facciata su Viale Liberazione appare come un grandioso arco sovrastato da un timpano triangolare, ispirato a quello di Leon Battista Alberti per la facciata di S. Andrea a Mantova, dietro cui si staglia un monumentale corpo di fabbrica quadrato, di chiarissima ispirazione bramantesca ma che ricorda anche la base quadrata della Chiesa di San Carlo al Lazzaretto.
Al di sopra di questo basamento, Terzaghi concepì uno sviluppo a croce greca, ispirato ai piani di Cesare Cesariano sulla pianta centrale, sormontato da una tiburio poligonale, con tamburo esterno e calotta interna, vagamente simile a quella di Santa Maria presso San Satiro, sopra il quale si staglia un’agile lanterna. Un tiburio più piccolo sorge sopra il presbiterio e richiama quello maggiore. Dietro l’abside, in asse con la chiesa, sorge il campanile, snello e slanciato, del 1889, terminante con un cupolino e visibile da via Fabio Filzi.
L’interno della chiesa è caratterizzato dallo spazio centralizzato dalla calotta – tiburio maggiore e dalla copertura, anch’essa a calotta, del presbiterio, che si apre in una sorta di transetto. La calotta maggiore è decorata da un fregio affrescato da Luigi Pastro, raffigurante una ghirlanda di fiori e frutta, argomento decorativo molto comune nell’epoca rinascimentale, sotto la quale si trovano figure oltre la grandezza naturale, circa tre metri di altezza, raffiguranti i Patriarchi.
Nella calotta minore, lo stesso Pastro realizzò, sempre ad affresco, le figure degli Evangelisti nei pennacchi. Nel presbiterio si trova il vecchio altar maggiore, neoclassico e proveniente dalla Chiesa di San Babila, in marmo, con tempietto circolare dal doppio basamento, sorretto da sei colonnine corinzie scanalate.
Il nuovo altare, inaugurato nel 1985, conserva reliquie dei santi Gervaso, Protaso, Calimero, Celso e Romano. Le due cappelle laterali sono dedicate rispettivamente a S. Gioachimo, a sinistra, e alla Vergine del Suffragio a destra. La chiesa conserva anche due pregevoli opere d’arte contemporanea, la Via Crucis in rame di Giuseppe Maretto e il pannello bronzeo di Enrico Manfrini raffigurante la Madonnacol Bambino fra i SS. Gioachimo, Anna, Antonio di Padova e Rita da Cascia.
Una curiosità, in conclusione: la chiesa venne dedicata a S. Gioachimo non tanto per una questione di culto del padre di Maria, ma per un’esigenza storica, legata al fatto che, al momento della consacrazione, era papa Leone XIII, il cui nome di battesimo era Gioacchino Pecci.
Consiglierei di visitare la chiesa vista la vicinanza con la Stazione Centrale e come culmine di un percorso nel revival architettonico sacro milanese presente in zona con la Basilica di Sant'Agostino e il neogotico santuario di S. Camillo de Lellis.
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