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A passeggio tra le note milanesi

Questa volta ho deciso di fare una passeggiata tra le note di alcune canzoni milanesi. Oggi, per sentire cantare nel nostro dialetto, ci vuole un’occasione speciale oppure sintonizzarsi su una radio locale, altrimenti la canzone dialettale meneghina rimane racchiusa nei CD o nei vecchi dischi.

Il repertorio di canzoni milanesi è abbastanza nutrito, molte sono le canzoni e alcune hanno fatto storia, divenendo di conoscenza nazionale e non solo, come ad esempio “O mia bela Madònina”. madonnina

Non potendo, per ovvie ragioni, allargarmi troppo, “passeggerò” solo tra qualcuna delle tante canzoni. Inizio proprio da “O mia bela Madònina, che te brillet de lontan”; e da molto lontano, perché chi ama Milano, non può non amare il suo Duomo con la sua Madònina, e, pur essendo lontano, è come se potesse vederla a pochi metri di distanza. “Tutta d’ora e piscinina, Ti te dòminet Milan”, anche se oggi, grattacieli, a volte simbolo della presunzione dell’uomo, la superano in altezza, è comunque sempre Lei a dominare. “Sòtta Ti se viv la vita, se sta mai coj man in man”, è la Milano operosa, indaffarata, sempre di corsa, la Milano proiettata nel futuro che non si piange addosso. “Canten tucc: lontan de Napoli se moeur ma poeu vegnen chi a Milan!”. Proprio così, Milano è pane, lavoro, possibilità per tutti quelli che hanno voglia di impegnarsi, di lavorare.

Un’altra canzone simpatica è quella intitolata “La Tignoeula” – la Tarma, la Camola – Sentendo questa canzone mi rimanda a quando frequentavo le elementari; che bei ricordi! Sentite la prima strofa: Me regordi che on dì in la mia scoeula, hoo veduu sgorattà ona tegnoeula tutt stremii me son miss a vosà: Te la chi!... Te la lì… Te la là.  Per fortuna di Tarme non ricordo ce ne fossero nella mia classe, tuttalpiù capitava che a qualcuno gli trovassero i pidocchi, ma di tarme neppure l’ombra. E poi, gridare per aver visto una tarma? Tuttavia se non si grida, non si può dare seguito al resto della canzone, per cui, tutti insieme…  Lasciamo la tarma e passiamo al moletta.

La canzone s’intitola: “O Dònn ghè chi el moletta” L’è on pezz che foo girà sta roeuda innanz e indree, ma mai podrò vanzà cinq ghèj de sto mestèe, l’è inscì che la gh’ha de ‘nda sta roeuda sòtt e sora mi gh’hoo de fa girà.  Il moletta, uno dei tanti che invitava le donne a farsi avanti; ma il punto è la ruota, simbolo della vita che avanza, solo che non sappiamo a che punto siamo, ed è questo il bello che fa nascere il desiderio di percorrerla tutta e di gustare ogni attimo, superando la smania del denaro, che ci sta conducendo al precipizio. Lasciamo anche il moletta e inoltriamoci nella canzone: “Faceva il palo", credo che tutti abbiate capito di che canzone si tratta.

Faceva il palo Faceva il palo nella banda dell’Ortica, ma l’era sguercio, el ghe vedeva quasi pù: e l’è staa inscì che i hann ciapaa senza fadiga, i hann ciapaa tutt, ma propri tutt, foeura che lù. Faceva il palo della banda dell’Ortica, faceva il palo perché l’era el sò mestee. Quello di fare il “palo” è un “mestiere” che si pratica ancora oggi, anche se non più con quelli della banda dell’Ortica. Il riferimento è al quartiere di Milano chiamato appunto Ortica, e che, prima di essere annesso a Milano, era una frazione del comune di Lambrate.  Certo, mettere come “palo” uno guercio è da incapaci, ma siamo alle solite, e cioè che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Un’altra canzone simpatica che racconta le difficoltà che ha incontrato un milanese che, ritornato in città, si mette a parlare in dialetto; nessuno più lo capisce. Non è una possibilità così fantasiosa, mi piacerebbe fare l’esperimento e vedere quanti sono in grado di capirti.

La canzone canta così: Un milanese a Milano T’hee sentiì ‘se l’è success? Una cosa straordinaria. L’hoo savuda propri edess, l’hann trovaa col nas per aria. L’era là in piazza del Domm ch’el saveva pù se fa, el girava ‘me on poer omm, ma el saveva nò in dòve andà. Lasciamo il milanese al suo destino, e passiamo a un’altra canzone da tutti conosciuta, la Balilla. La Balilla Vorì savè el mestèe che foo mi, cominci ai des or finissi a mezzodì, giri la baia col motofurgun vendi lisciva, soda e savon. Mi voo in gir de chi e de là mi voo in gir a lavorà, hoo faa ona pigna de cart de milla se m’è vegnuu in ment de compraa la balilla.  Oggi comprare una balilla, ormai auto d’epoca, costerebbe una cifra a molti zeri, ma per la verità, anche acquistare un’auto nuova delle nostre marche, i costi non sono per niente leggeri. Tuttavia è solo questione di tempo, probabilmente un domani non serviranno più neppure le automobili perché ci si sposterà col teletrasporto. Leggendo, la strofa mi ha fatto ritornare alla mente quel tale che veniva nei cortili per vendere, soprattutto alle signore, la sua merce, tra cui appunto la lisciva, la soda e il sapone.

Oggi ci sono i supermercati o gli ipermercati, ma la cosa è assai diversa. Si è persa la poesia!  

Per questa volta termino qui, ho voluto prendere delle canzoni leggere e divertenti e che ogni buon milanese dovrebbe conoscere.

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